Maria Teresa Cometto, Corriere Economia 6/12/2010, 6 dicembre 2010
HI-TECH, ALTRO CHE VIRTUALE È L’ORA DEI PRODOTTI
È un nuovo boom o una nuova bolla? Ne discutono investitori e analisti della Silicon Valley. Ma non importa la risposta: tutti sono d’accordo che una nuova ondata di innovazioni sta trasformando Internet e sono alla ricerca delle start up più promettenti. Nel ruolo di cacciatori ci sono non solo le società di venture capital come Kleiner Perkins Caufield & Byers — che per potenziare la propria squadra sul business digitale ha appena arruolato Mary Meeker (vedi articolo a fianco) —, ma anche i grandi nomi del web, come Google, Amazon e Facebook.
La nuova febbre
La febbre dello shopping ha toccato il massimo la settimana scorsa con l’offerta da 5,3 miliardi di dollari di Google per Groupon, società che ha solo due anni di vita, ma in rapidissima crescita: negli ultimi 11 mesi è passata da 200 a 3 mila dipendenti, conta su 35 milioni di utenti, ha un fatturato stimato in 500-600 milioni di dollari e la sua valutazione è quasi quadruplicata dagli 1,4 miliardi di dollari dello scorso aprile quando aveva raccolto nuovi capitali. Il suo business è uno di quelli considerati più caldi oggi, perché combina social networking, applicazioni per apparecchi mobili ed ecommerce: il mix che secondo John Doerr della Kleiner Perkins rappresenta «la terza ondata di innovazioni», dopo la prima degli anni 80 con il personal computer e la seconda di metà anni 90 con Internet.
Groupon (il cui nome è la combinazione di group, «gruppo» e coupon, «buono sconto») offre ai suoi utenti un sconto speciale per comprare un certo servizio o prodotto, ma l’affare va in porto solo se aderisce un gruppo abbastanza numeroso di persone entro un certo limite di tempo. Di solito l’offerta dura un solo giorno e riguarda business locali: ristoranti, bar, parrucchieri o estetiste. Ma Groupon sta sperimentando iniziative anche con marchi nazionali come la catena di abbigliamento giovanile Gap: una promozione della scorsa estate ha generato vendite per 11 milioni di dollari in un solo giorno.
Con Groupon Google diventerebbe un venditore diretto per la prima volta e rafforzerebbe la sua presenza a livello locale, dove i suoi tentativi di conquistare i piccoli imprenditori come clienti pubblicitari finora non hanno dato grandi risultati.
Soprattutto Google vuole anticipare le mosse dei rivali: Facebook, che sta sempre più usando la sua rete sociale in funzione commerciale e ha lanciato « Deals » , un’offerta di sconti per gli «amici» vicini ai negozi aderenti al programma; e Amazon, che ha comprato Woot, uno dei concorrenti di Groupon,la settimana scorsa ha annunciato un investimento da 175 milioni di dollari in un altro, LivingSocial.
La società di Jeff Bezos è uno dei protagonisti più attivi nelle acquisizioni nel settore tecnologico che quest’anno sono arrivate a un livello simile a quello del 2000: allora, al culmine della dot. com mania, c’erano state 7.007 operazioni; finora ce ne sono state 5.100 secondo la banca dati Dealogic.
Ma niente Borsa
Il maggior colpo messo a segno da Bezos è stato l’acquisto di Quidsi, azienda rivale nella vendita online di prodotti come i pannolini per bambini: aveva scatenato una guerra dei prezzi pericolosa e Amazon l’ha incorporata per 545 milioni di dollari.
Un’altra grande acquirente quest’anno è stata Hewlett-Packard, che con 2,35 miliardi di dollari ha vinto contro Dell la gara per assicurarsi 3Par, una società di servizi di immagazzinaggio dati; oltre ad aver comprato il produttore di telefonini intelligenti Palm per 1,2 miliardi e la società specializzata in sicurezza informatica ArcSight per 1,5 miliardi.
Anche Apple ha fatto shopping, per esempio spendendo 275 milioni di dollari per Quattro Wireless, che sviluppa tecnologia per la pubblicità su apparecchi di comunicazione mobile, anche se in generale l’azienda di Steve Jobs punta soprattutto sulla crescita organica.
Secondo un altro venture capitalist, Fred Wilson di Union Square Ventures, il mondo dell’high-tech sta davvero vivendo una nuova bolla: stanno fiorendo ancora un sacco di idee-fotocopia e gli investitori sono disposti a pagare decine di milioni di dollari per società con solo tre persone, come «ai vecchi tempi » , ha detto alla conferenza Web 2.0 di San Francisco lo scorso mese.
Ma a differenza di dieci anni fa, oggi le dot.com non vanno subito in Borsa: il conto dell’Internet mania lo stanno pagando i privati e non il pubblico dei risparmiatori, se non indirettamente quando a comprare è una società quotata come Google. Le cui azioni sono scese del 4,5% lo scorso martedì, giorno dell’annuncio dell’offerta su Groupon, il cui prezzo sarebbe sopravvalutato secondo l’analista Sucharita Mulpuru di Forrester Research.