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 2010  dicembre 05 Domenica calendario

GLI UNDICI VOLTI (E VOTI) DECISIVI PER LA FIDUCIA —

Pochi, ma decisivi. Agli incerti, ai malpancisti e ai trattativisti sono affidate le sorti della legislatura. Dietro un pensiero politico che può apparire ondivago, in diversi casi si nasconde un volto (e un voto) che può spostare da una parte o dall’altra la bilancia della sfida finale.
Giampiero Catone, per dire del deputato che per ultimo, il 23 settembre, ha lasciato il Pdl per Futuro e Libertà, tre giorni fa ha annunciato che mai e poi mai avrebbe sfiduciato Berlusconi. Dato in uscita dal gruppo di Fini, subisce il quotidiano pressing del fronte governativo: «Se mi hanno cercato dal Pdl? Certo che sì...». Ma ora l’onorevole, animatore del movimento La Discussione che edita l’omonima testata, apre ai terzopolisti: «Non esiste l’ipotesi che io voti per il premier. Se Fli sente le ragioni di tutti e decide una linea politica, che non sia una sfiducia al buio, posso anche pensare di votare con il mio partito».
Così vanno le cose a Montecitorio, a una manciata di giorni dal big bang. Tra coloro che stanno sospesi c’è anche il veneto Massimo Calearo, l’ex presidente di F e - dermeccanica che vanta ottimi contatti nel Pdl. Francesco Pionati lo corteggia da tempo per raddoppiare la sua scarna dote di parlamentari, che al momento conta nell’Adc il solo giornalista Rai, ma Calearo (per ora) non si muove dal gruppo misto. «Viviamo in un tempo politico in cui le certezze sono nulle e si cambia continuamente idea — spiega la sua strategia l’onorevole industriale —. La cosa migliore è starsene tranquillamente alla finestra, più fermo stai e meglio è...».
Fermi nel misto, ma per scelta politica del partito, intendono stare anche i due deputati dell’Svp, Karl Zeller e Siegfried Brugger. Quest’ultimo esclude la possibilità di appoggiare Berlusconi, conferma come l’astensione sia «la linea più probabile» eppure non esclude l’ipotesi di sfiduciare il premier: «Domani in direzione valuteremo eventuali novità e prima del voto diremo cosa abbiamo deciso». Ricapitolando, se Fini convince Catone il blocco delle opposizioni tocca quota 318, con un margine di vantaggio su Pdl e Lega di nove o dieci voti. Ma bisogna tenere conto delle indisposizioni, di quelle politiche e di quelle reali: due deputate delle opposizioni sono agli ultimi giorni di gravidanza.
In momenti in cui nulla è scontato, non deve sorprendere l’atteggiamento evasivo del dipietrista Antonio Razzi. L’onorevole, eletto all’estero con l’Idv, raccontò di aver ricevuto offerte dal centrodestra, «un posto da viceministro e il pagamento del mutuo». Da allora è inseguito dai sospetti. Risponde al cellulare e spiega di essere a New York: «Se voterò la sfiducia? Non so niente. Sono all’Onu... Arrivederci». Clic.
L’altra grande incognita sono i radicali. Anzi, erano. Marco Pannella sembra pronto a stracciare la carta segreta, l’asso che Berlusconi sperava di tirar fuori dalla manica presidenziale. Sì, perché in attesa del big bang i sei deputati eletti con il Pd stanno pensando di presentare una loro mozione di sfiducia al governo in carica. «Che Berlusconi sia sfiduciato o meno i problemi ci saranno ancora tutti — riflette Rita Bernardini, la più battagliera degli onorevoli radicali —. A noi interessa cosa accadrà dopo il 14, ma una nostra mozione non è esclusa. Il problema semmai è trovare le 63 firme necessarie». Ed Elisabetta Zamparutti chiarisce che l’astensione dei sei, che farebbe scendere il quorum a beneficio del centrodestra, «non è nell’ordine delle cose». Cattive notizie per il Pdl, che si aggiungono ai contatti di Claudio Scajola con Casini e Fini. Saranno di certo innocentissimi scambi di opinioni, ma i colloqui tra l’ex ministro e il terzo polo allarmano i fedelissimi del premier. Ed ecco che i deputati liguri del Pdl vanno ad allungare l’elenco dei sorvegliati speciali.
M.Gu.