Alessandro Dall’Orto, Libero 5/12/2010, 5 dicembre 2010
INTERVISTA A SIMONETTA GRUPPONI E MARINA D’AMICI VINCITRICI DELLO ZECCHINO D’ORO DEL ’71 CON "IL CAFFÈ DELLA PEPPINA"
“Il caffè della Peppina / non si beve alla mattina / né col latte né col the / ma perché, perché, perché?”. Già, ce lo siamo chiesti tutti e continuiamo a chiedercelo (così come ci domandiamo da sempre chi diavolo sia questa Peppina!) da quando, nel 1971, Simonetta Gruppioni e Marina D’Amici hanno vinto lo Zecchino d’oro. E ci hanno conquistati, appunto, con “Il caffè della Peppina”, brano veloce e simpatico
che quando ti entra in testa non ti lascia più. E che è conosciuto da intere generazioni. Simonetta e Marina avevano 5 anni, quando hanno trionfato nel concorso per bambini. Poi, hanno smesso di cantare e sono sparite, puff. Rieccole ora, che hanno 44 anni. Ancora insieme per raccontarsi e raccontarci come quell’esperienza indimenticabile ha cambiato le loro vite.
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Simonetta e Marina, ci sediamo qui al bar? Magari beviamo un caffè. Simonetta: «...?!». Marina: «...?!».
Ops, non era una battuta volontaria. Già che ci siamo, però, parliamone. Lo gustate spesso? S: «Il caffè mi piace tanto e me ne faccio 7-8 al giorno. Mio marito è barista!».
M: «Beh, io ho gestito un bar per 21 anni! Lo adoro, e ne bevo 3-4 ogni giorno». Liscio o macchiato? Moka o macchinetta?
S: «Moka, moka. Lo preferisco normale e la mia unica pecca è che lo prendo zuccherato. Invece andrebbe bevuto amaro».
M: «Brava. Il caffè va bevuto corto e amaro. E se si può, quello della moka». Sono passati tanti anni e andate ancora d’accordo. Vi vedete spesso?
S: «Ci siamo perse per tanto tempo. Poi, nel 2008, ci siamo incontrate dopo 38 anni». M: «Ora, quando possiamo, ci si vede: la scorsa estate sono passata io da lei, ero in giro in camper con la famiglia».
Che fate adesso? Dove vivete?
S: «Lavoro in uno studio commercialista qui a Bologna». M: «Faccio la casalinga e vivo a Colleferro, vicino a Roma. Fino a qualche anno fa avevo un’agenzia di viaggi, ma da quando è morto mio fratello ho deciso di fare la mamma a tempo pieno. Così ne approfitto per stare vicino ai miei genitori».
Sposate? Figli?
S: «Sposata con Alfredo e sono mamma di Alex, che ha 21 anni». M: «Sposata da 22 anni con Eros. Due figli: Fabio di 21 e Desirée di 16, che studia per diventare chef».
A distanza di 40 anni, la vostra canzone “Il caffè della Peppina” che vi ha fatto vincere lo “Zecchino d’oro” è ricordata da tutte le generazioni. La gente, quando vi riconosce, che vi chiede?
S: «Se noi due ci vediamo ancora. E come era Mago Zurlì». M: «Se mi ricordo ancora a memoria il testo dopo tanto tempo!».
Appunto, facciamo un salto indietro nel tempo. Alle piccole Simonetta e Marina. S: «Nasco a Bologna il 3 febbraio 1966, bambina vivace».
M: «Colleferro, 5 giugno 1966. Bambina timidissima, inizio a parlare che ho 3 anni e mezzo. Grazie a una sbronza».
Scusi, spieghiamo meglio. Cioè? .
M: «Già a quell’età sono pigra, i miei sono preoccupati perché dico solo pochissime parole. Una sera, dopo cena, io e un’amica troviamo la tavola ancora apparecchiata e svuotiamo i bicchieri di vino. E, come per magia, inizio a parlare...».
Come nasce l’idea di partecipare allo “Zecchino d’oro”? S: «All’asilo non sto mai zitta e canto sempre, così un giorno dicono a mia mamma: “Mavalà signora, questa bambina la porti bene allo Zecchino!”». M: «Mio fratello Gianfranco, leggendo Topolino, trova i coupon che servono per iscriversi allo Zecchino. Li spedisce tutti a mio nome e così vengo chiamata per le selezioni».
Già, il provino. Come va?
S: «Mi fanno cantare “Garibaldi fu ferito”. Ed entro nel coro dell’Antoniano». M: «Faccio tre provini, due a Roma e uno a Bologna. Canto, pensa i casi del destino, “Per un bicchier di vino”! Ahahaha. Capito? Io che ho iniziato a parlare per una sbronza... Vengo scelta e mi assegnano la canzone “Il caffè della Peppina”».
In coppia con Simonetta.
S: «Noooo. Inizialmente faccio solo par-
te del coro. Solo all’ultimo momento mi dicono che affiancherò un’altra bambina per interpretare questo brano». M: «Io incido il disco da sola. In quei giorni, però, a Bologna c’è una mezza strage di pertosse e mi becco la febbre a 40. Per paura che non riesca a cantare, allora, mi fanno fare coppia con Simo». Primo impatto con l’altra?
S: «Nel mezzo della confusione me la indicano e mi colpisce il vestito scamiciato. Con una tazza di caffè davanti». M: «Simonetta ha l’abito del coro. Io, stordita dalla febbre, sono più silenziosa del solito. Lei invece chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera».
Difficile imparare il testo a memoria?
S: «Lo conosco già perché ho imparato a memoria tutte le canzoni, essendo nel coro. Impresa impegnativa. A 4 anni, naturalmente, non so leggere. E mamma in casa gira con un foglietto per farmi imparare le parole dei brani».
M: «Tutto merito della pazienza di mamma». Guardate qui questa fotografia. S: «Io sono quella a sinistra, con i capelli corti. Canto la seconda parte e dico: “Che caffèèèè?”».
M: «Ho la tazzina stampata sul petto. L’inizio del brano è mio». “Il caffè della Peppina” vince lo “Zecchino d’oro” del 1971. Emozione?
S: «Nessuna. A quell’età ti scivola tutto addosso». M: «Nooo, troppo incosciente». Simonetta e Marina, ora un giochino. Un ricordo o una definizione per ogni personaggio storico dello “Zecchino
d’Oro” di quei tempi. Si parte da Cino Tortorella. Anzi, il Mago Zurlì. S: «Mi dava piccole gomitate per farmi spostare e mettermi nella direzione giusta verso la telecamera. Ma io non ne volevo sapere e puntavo i piedi: “No, questo è il mio posto e non mi muovo”».
M: «Mmmmm. Non ho un buon ricordo. Mi è sempre stato antipatico perché faceva favoritismi. Voleva comandare lui e spesso era brusco con i bambini». La direttrice del coro, Mariele Ventre.
S: «Bravissima. Voleva che la guardassi sempre negli occhi per seguirla e avere i tempi giusti per gli attacchi». M: «Rapporto meraviglioso, donna meravigliosa. Siamo diventate grandi amiche, è venuta al mio matrimonio e prima di morire, nel 1995, ha voluto conoscere il mio secondo figlio. Con me ha dovuto fare un lavoro difficilissimo: da bambina non avevo né esse né erre!». Topo Gigio.
S: «Per noi era vivo e reale! Lo avvicinavo e ci parlavo. Non ce l’hanno mai fatto vedere inanimato, sarebbe stato uno shock troppo grande!».
M: «No, io invece ho scoperto presto che Topo Gigio era un pupazzo perché la sua voce era di Peppino Marzullo, mio vicino di casa. E spesso, quando parlava, utilizzava il tono di Topo Gigio».
Cristina D’Avena, che è arrivata seconda nel 1968 con “Il valzer del moscerino” e quinta nel 1971 con “È fuggito l’agnellino”.
S: «Bambina carina, normale. Credo che il successo, poi, l’abbia un po’ cambiata». M: «Bellissimo rapporto. Anche se poi non l’abbiamo mai più vista nemmeno nelle occasioni ufficiali».
Vincenza Pastorelli, che ebbe grande successo nel 1969 con “Volevo un gatto nero”, è stata arrestata tre anni fa. S: «Non l’ho mai conosciuta».
M: «Ci siamo incontrate a inizio anni ’90 da Bonolis. Mi sembrava stravagante. Molto strana...». Simonetta e Marina, dopo il successo allo “Zecchino d’oro” la vostra vita cambia? E come?
S: «Non molto. Nel senso che i miei genitori mi fanno tenere i piedi per terra e vivo tutto con normalità. Per otto anni resto nel coro dell’Antoniano, facendo esperienze incredibili».
La più bella?
S: «Viaggio di 10 giorni in Israele. Alla partenza urlo e piango, così mi danno un pastiglione per dormire in aereo. Quando atterriamo, però, c’è subito da fare un concerto in aeroporto e per svegliarmi mi prendono a ceffoni!».
Alla piccola Marina, invece, il successo cambia qualcosa? M: «Torno al paese, Colleferro. Tutti mi vogliono, tutti mi invitano. E inizio a
odiare i giornalisti, che vengono sempre a casa per intervistarmi». Dopo lo “Zecchino d’Oro” che fate? S: «Canto con il coro dell’Antoniano e nel frattempo vengo chiamata per interpretare qualche Carosello. Tipo il cioccolato “Carrarmato Perugina”». M: «Io mi esibisco per un po’ nelle tv locali e vinco per due volte il concorso “La voce del lago”».
Quando dite stop al mondo dello spettacolo? E perché? S: «A 12 anni non ho più altezza ed età per restare nel Coro dell’Antoniano. Soprattutto, sono stanca di provare tre volte la settimana ed essere in giro ogni domenica. Così preferisco smettere. Finisco la scuola e poi inizio a lavorare come commercialista. Poi nasce Alex». M: «Io resto nel mondo dello spettacolo fino a 16 anni. Poi...».
Poi? Marina, perché quello sguardo strano? M: «Beh, mi trovo di fronte a un bivio e a proposte ambigue, in quell’ambiente non si dà niente per niente».
Intende che...?
M: «Sì, se la dai ottieni qualcosa, altrimenti no. Dopo aver ricevuto avances riferisco tutto a mio padre. Che mi fa mollare. Giustamente. Io non credo a
quelle ragazze che dicono di aver fatto carriera per conto loro e senza aiuti...». Abbandonata la musica di cosa si occupa?
M: «Mi diplomo maestra di acconciature d’arte. E mi sposo». Adesso cantate ancora? S: «No, non più in pubblico. Solo quando sono in casa da sola!».
M: «Sììì, spesso vado in un locale dove c’è il karaoke e mi diverto». Rimpianti per non aver insistito con la carriera musicale?
S: «Sì, se tornassi indietro proverei a restare in quell’ambiente più a lungo e continuerei a cantare. Magari...». M: « Nessuno. Ho fatto la scelta giusta». Simonetta e Marina, ora andiamo al 2008. Al vostro incontro dopo 38 anni! Primo impatto?
S: «Bellissimo. Inconfondibile la sua voce con accento romano». M: «Ci siamo riconosciute subito, da lontano».
Dell’altra vi ha subito colpito in positivo... S: «Gli occhi, sempre uguali». M: «Il sorriso».
L’altra vi è sembrata un po’ invecchiata guardandole... S: «Nulla, davvero». M: «Niente!».
Prima cosa che ha chiesto all’altra dopo 38 anni? S: «Sei sposata? Hai figli?». M: «Da quanto tempo non ci vedevamo?».
Il testo de “Il caffè della Peppina” è un po’ bizzarro. Doveste spiegarlo a un
bambino, che direste?
S: «È la storia di una pazzerella che mette di tutto nel caffè». M: «Direi che gli autori, quando l’hanno scritta, erano un po’ esauriti! Ahahaha».
E se vi chiedessero chi è Peppina?
S: «Un nome inventato». M: «Una vecchietta un po’ impicciona che fa alchimie con il caffè». Ultime domande veloci. 1) Canzone preferita dello “Zecchino”? S: «“Il pulcino ballerino”». M: «“Carissimo Pinocchio”». 2) Il bambino più simpatico? S: «Valter Brugiolo che cantava “Popoff”». M: «Massimo Colucci che cantava “Il lungo, il corto, il pacioccone”». 3) Seguite ancora lo “Zecchino d’Oro”? S: «No, non spesso». M: «Sì, non mi perdo un’edizione». 4) Musica preferita in generale? S: «Anni Settanta». M: «Country». 5) Rapporto con la religione? S: «Sono credente, ma non praticante». M: «Buono». 6) Paura della morte? S: «No. Ho paura solo di soffrire». M: «No». 7) Rapporto con il sesso? S: «Buono, molto buono». M: «Diciamo buono». 8) Ha un sogno da realizzare? S: «Tanti! Mi piacerebbe invecchiare serenamente e in salute con mio marito». M: «Non ne ho in particolare». 9) Come vi immaginate tra 10 anni? S: «Come adesso!». M: «Ahh, boh. Bisogna vedere se ci sarò ancora». Ultimissima. Se ora qualcuno vi fermasse e vi chiedesse di cantare “Il caffè della Peppina”, cosa fareste? S: «Mi esibirei anche in questo momento, subito!». M: «Canterei. Ma penserei anche: che palle, dopo 40 anni mi chiedono ancora la stessa cosa!».