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 2010  dicembre 05 Domenica calendario

IL MERITI DELLA SOCIETÀ, LO STALLO DELLA POLITICA

La scorsa settimana è cominciata male per i titoli del debito pubblico italiano. I tassi di interesse dei nostri Buoni del Tesoro che, da quando è nato l’Euro, si erano lungamente mantenuti vicini a quelli tedeschi e che da essi si erano in seguito solo leggermente discostati, hanno compiuto in due giorni (lunedì e martedì scorso) un improvviso salto in alto. Per la prima volta dal 1999 la distanza dei tassi di interesse del debito decennale italiano rispetto a quello tedesco ha superato i due punti percentuali.
È inutile negare che per un Paese che ha un debito pubblico che si avvicina al 120% del Prodotto interno lordo tutto questo significa un peso aggiuntivo non indifferente. Se si tiene conto che durante il prossimo anno dovremo rinnovare 300 miliardi di titoli del debito pubblico, si deve constatare che, solo per i mutamenti avvenuti in un paio di giorni, il Tesoro vedrebbe aumentare gli oneri degli interessi di una pluralità di miliardi all’anno.
Di una cifra molto superiore al costo previsto per la riforma dell’Università, sulla quale si è incentrato il dibattito politico più duro e visibile degli ultimi mesi della vita politica italiana.
La tensione sui nostri titoli si è poi allentata, ma il danno fatto è già di per se stesso consistente e, soprattutto, ha avvicinato l’Italia alla situazione dei Paesi più a rischio, dai quali eravamo rimasti lontano anche nei periodi più turbolenti della crisi greca.
Esposti i fatti e le cifre, bisogna prima di tutto vedere se questo cambiamento dei mercati sia in qualche modo giustificato da eventi economici e finanziari interni al nostro Paese. Credo che a questa domanda si possa rispondere negativamente. Il nostro debito rimane infatti molto alto ma procede quasi in linea con le previsioni. La nostra crescita è inferiore alla media europea ma il sistema bancario, che è la causa della terribile crisi irlandese, rimane relativamente forte e certamente meno inquinato dagli strumenti speculativi che hanno colpito le banche di altri paesi, a cominciare dagli istituti di credito tedeschi e inglesi, pesantemente coinvolti nelle difficoltà delle consorelle irlandesi. Non va inoltre sottovalutato il fatto che (come sottolineato più volte su queste stesse colonne da Marco Fortis) le nostre famiglie sono tra le meno indebitate di tutti i paesi europei e, soprattutto, si sono comportate in modo molto più responsabile delle famiglie americane.
L’improvvisa tensione dei nostri mercati finanziari ha prima di tutto origine dalla mancanza di una forte e tempestiva politica europea. Nonostante il positivo attivismo della Bce i governi dell’area Euro, che hanno progressivamente accresciuto il proprio potere a scapito della Commissione, rimangono divisi.
E quando arrivano a una decisione vi giungono in ritardo e, soprattutto, vi giungono quando il problema, proprio per il ritardo, si è aggravato a dismisura.
Fino a che non vi sarà una forte politica comune (come l’emissione di Bonds europei finalizzati alla creazione di un mercato obbligazionario veramente unico per tutta l’area Euro recentemente proposta da Mario Monti) la speculazione internazionale continuerà a fare il suo mestiere, che è quello di aggredire separatamente i mercati nazionali in quanto più piccoli e quindi facilmente aggredibili. Bisogna quindi che le risorse preparate per la difesa dell’Euro siano superiori a quelle che possono ragionevolmente mettere in campo i possibili speculatori e che siano rapidamente impiegabili.
Resta tuttavia da capire perché, senza novità economiche particolarmente significative, l’attacco si sia per la prima volta concentrato sui titoli italiani. La spiegazione è puramente politica. La lunga latitanza di decisioni, la dissoluzione della maggioranza, le tensioni interne al governo, l’avvicinarsi del voto sulla fiducia senza prospettive prevedibili per il dopo e le ripetute ipotesi di elezioni anticipate hanno aperto un fronte di instabilità che costituisce il campo più propizio per la speculazione internazionale.
Gli italiani stanno già sopportando da tempo sacrifici davvero pesanti per tenere in piedi un bilancio statale messo in crisi dalle passate sconsideratezze. Si faccia perciò in modo che l’incertezza non si prolunghi nel tempo e che si arrivi alla possibile crisi con una soluzione pronta.