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 2010  dicembre 05 Domenica calendario

STATO DI FERMO PER L’OMICIDIO DI YARA GAMBIRASIO


Il tunisino fermato ieri sera a Genova a bordo del traghetto Berkane è in stato di fermo per omicidio. Gli investigatori, infatti, sospettano che la ragazza sia stata uccisa. Secondo quanto apprende l’ANSA, il cittadino tunisino fermato ieri sera dai carabinieri a bordo del traghetto Berkane direto in Marocco è in stato di fermo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Gli investigatori sospettano, infatti, che la ragazza sia stata uccisa ed il suo cadavere occultato.

FORTEMENTE SOSPETTATO E’ «fortemente sospettato» il tunisino fermato ieri sera a Genova a bordo del traghetto Berkane. L’uomo è tuttora trattenuto dai militari perché, si sospetta che sia coinvolto nella vicenda della scomparsa di Yara Gambirasio. Lo apprende l’ANSA da fonti vicine alle indagini.

COMANDANTE CC: "FASE CRUCIALE" «Siamo in una fase cruciale, non posso assolutamente nè confermare nè smentire alcuna notizia». Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo, Roberto Tortorella, uscendo dalla caserma dove, secondo diverse voci non confermate, sarebbe in corso l’interrogatorio del tunisino bloccato ieri sera sul traghetto partito da Sanremo. Il colonnello ha chiesto quindi ancora un pò di riserbo. «Lasciateci lavorare - ha aggiunto - è un momento in cui non possiamo dire assolutamente nulla».

IL GIALLO DEL FERMO Non ci sarebbe stato alcun fermo. Il tunisino bloccato ieri sera è stato portato al Comando provinciale dei carabinieri soltanto per accertamenti. Lo ha precisato uno degli investigatori del comando di Via delle Valli a Bergamo, smentendo che sia stato fermato anche un italiano. Dal comando provinciale dei Carabinieri di Bergamo hanno quindi confermato che un nordafricano è stato effettivamente prelevato ieri dal traghetto e portato in una caserma per accertamenti. Accertamenti, ha precisato l’investigatore, collegati alle indagini su Yara, la ragazzina di 13 anni scomparsa dal 26 novembre scorso a Brembate Sopra. «Ma questa persona potrebbe essere stata portata ovunque, non è detto che sia qui» ha aggiunto l’inquirente, riferendosi alla caserma del comando provinciale, dove da ieri notte stazionano fotografi e troupe televisive. Anche se non è filtrata nessun’altra notizia, per tutta la notte comunque gli investigatori sono stati freneticamente al lavoro

IL TESTIMONE AVEVA PARLATO DI DUE UOMINI Il fermo del tunisino e il presunto fermo dell’italiano gettano una nuova luce sul mistero della testimonianza del vicino di casa di Yara, Enrico Tironi, che non sarebbe stato creduto. Il giovane subito dopo la scomparsa di Yara aveva raccontato di aver visto la ragazzina nell’ora presunta del sequestro nei pressi dell’abitazione in compagnia di due uomini. Tironi era stato molto dettagliato nella sua testimonianza, descrivendo l’abbigliamento di Yara e i due uomini, che a lui erano sembrati due adulti. Poco distante, aveva aggiunto Tironi, era parcheggiata una Citroen rossa ammaccata. Ma gli inquirenti avevano ritenuto infondata, almeno in apparenza, questa testimonianza al punto che nei confronti del giovane era scattata la denuncia per procurato allarme e falso ideologico. Tironi era stato sentito un’altra volta anche dal pm e a quanto si era appreso nei giorni del suo interrogatorio avrebbe ritrattato la sua testimonianza

INVESTIGATORI A LAVORO Investigatori al lavoro tutta la notte a Bergamo al Comando provinciale dei carabinieri, dopo i fermi di ieri sera, uno sicuro l’altro non ancora confermato, nell’ambito delle indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio. Il fermo sicuro è quello di un tunisino bloccato ieri pomeriggio su una nave salpata da Sanremo e diretto in Marocco. L’altro sarebbe un italiano. Quindi in nottata il trasferimento a Bergamo al comando dei carabinieri, presidiato fino all’alba da fotografi e giornalisti ai quali non è stato fatto trapelare assolutamente nulla. Nessun particolare sul ruolo che i due avrebbero avuto nel sequestro della ragazzina sparita il 26 novembre. Pare che il tunisino sia un muratore al lavoro nei cantieri del bergamasco.

SVOLTA NELLE INDAGINI Le indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio potrebbero essere a una svolta: sabato sera i carabinieri sono saliti a bordo di un traghetto partito da Genova e diretto in Marocco, a bordo del quale c’era un extracomunitario magrebino ricercato dagli inquirenti nell’ambito delle indagini sulla tredicenne scomparsa venerdì 26 novembre da Brembate Sopra (Bergamo). Secondo alcune indiscrezioni, il tunisino sarebbe stato trattenuto dai militari per controlli e potrebbe essere condotto nella notte a Bergamo per essere interrogato dal pm che si occupa del caso. Il nuovo scenario arriva dopo una giornata in cui le indagini si sono svolte ancora a 360 gradi. Si sono seguite tutte le piste, dallo squilibrato incontrato per caso, alla banda organizzata nel molestare le ragazzine. Sul fermo del tunisino trapelano pochissime notizie.
L’uomo era tenuto d’occhio dagli investigatori fin da subito dopo la scomparsa della ragazzina. Ma finora nulla si era saputo su questo filone dell’inchiesta. Il nordafricano, da quanto si apprende, abiterebbe nel bergamasco, ma anche su questo non c’è alcuna conferma. Così come non è chiaro quale ruolo potrebbe avere avuto nel sequestro di Yara.

Intanto oggi sono proseguite le battute di ricerca che si sono spinte fino al fiume Adda. Stamattina al quartier generale, nelle ex colonie elioterapiche lungo il fiume Brembo, si sono presentati circa 300 nuovi volontari. Tutte persone che lavorano dal lunedì al venerdì e hanno deciso di dare una mano per ritrovare Yara oggi e domani. Continuano anche ad essere ascoltati tutti quelli che potrebbero conoscere qualche particolare utile alle indagini. «Non ci fermeremo neppure un istante, il mio primo pensiero è ritrovarla», ripete il pm Letizia Ruggeri. In serata veglia di preghiera in quattro chiese della zona. Da ieri circolava la voce che in quella frequentata dai Gambirasio, Santa Maria Assunta, il parroco, don Corinno Scotti, avrebbe letto una lettera appello del padre Fulvio. Un ringraziamento - da quello che era trapelato - a tutti per l’affetto dimostrato, per aver rispettato il riserbo chiesto e un accorato invito perchè chiunque sappia qualcosa lo riferisca alle forze dell’ordine. Ma stasera il parroco ha smentito che una lettera sia mai stata scritta. Yara è scomparsa il 26 novembre verso le 18.30. La ragazzina che ha 13 anni, studentessa modello, e promessa della ginnastica ritmica, è stata vista l’ultima volta nella Polisportiva di Brembate, dove si allena regolarmente. Alle 18.45 ha risposto all’sms di unamico e dalle 18.50 in poi il suo cellulare è risultato spento. La madre l’ha chiamata alcune volte e dopo averla aspettata a casa fino alle 19.30 ha dato l’allarme ai carabinieri.

Nella sera di sabato i parrocchiani di Brembate si sono riuniti in una veglia per la ragazzina. I volontari della protezione civile hanno lavorato per tenere alla larga curiosi e soprattutto le telecamere. Smentita anche la notizia secondo cui il padre di Yara avrebbe affidato al parroco una lettera aperta, in cui chiedeva ai concittadini di aiutare la famiglia a rintracciare la ragazzina.

Altra pista plausibile rimasta in piedi è quella di un furgoncino bianco avvistato nei pressi del centro sportivo che Yara frequentava proprio la sera in cui la ragazza è scomparsa.

Gli inquirenti non fanno trapelare assolutamente nulla, ma evidentemente qualche idea cominciano ad averla, se continuano a tornare alla Cittadella dello Sport e al mondo che gira attorno a quello frequentato dalla ragazzina. Intanto proseguono le battute di ricerca che si sono spinte fino al fiume Adda. Stamattina al quartier generale, nelle ex colonie elioterapiche lungo il fiume Brembo, si sono presentati circa 300 nuovi volontari. Tutte persone che lavorano dal lunedì al venerdì e hanno deciso di dare una mano per ritrovare Yara oggi e domani. Continuano anche ad essere ascoltati tutti quelli che potrebbero conoscere qualche particolare utile alle indagini. «Non ci fermeremo neppure un istante, il mio primo pensiero è ritrovarla», ripete il pm Letizia Ruggeri. In serata veglia di preghiera in quattro chiese della zona. Da ieri circolava la voce che in quella frequentata dai Gambirasio, Santa Maria Assunta, il parroco, don Corinno Scotti, avrebbe letto una lettera appello del padre Fulvio. Un ringraziamento - da quello che era trapelato - a tutti per l’affetto dimostrato, per aver rispettato il riserbo chiesto e un accorato invito perchè chiunque sappia qualcosa lo riferisca alle forze dell’ordine. Ma stasera il parroco ha smentito che una lettera sia mai stata scritta.