Maria Luisa Colledani, Il Sole 24 Ore 4/12/2010, 4 dicembre 2010
I MONDIALI DEL BUSINESS ALLA FIFA
Al gran ballo delle debuttanti Russia e Qatar, vincerà ancora una volta la Fifa. Il Mondiale in Sudafrica insegna.
Il paese di Jacob Zuma ha investito 4 miliardi di dollari in stadi nuovi e infrastrutture, ha aspettato 500mila turisti e ne sono arrivati 150mila in meno, ha visto troppi vuoti in tribuna e ora si ritrova con i dipendenti pubblici nelle strade. Chiedono stipendi più equi e gridano rabbia: gli stadi sono elefanti nel deserto, i poveri sono sempre tali e l’Aids una piaga senza fine. Il paese, spinto dalle nuove costruzioni e dalle partite, nel primo semestre ha visto una crescita del Pil del 2,3% (-1,8% negli ultimi sei mesi 2009): un dato positivo, ma non troppo se si considera l’enormità dei lavori pubblici che hanno coinvolto migliaia di disoccupati e il livello sempre alto del prezzo delle materie prime.
Ben più positivo si annuncia il bilancio 2010 della Fifa, che ha contribuito con un miliardo di dollari alla struttura logistico-organizzativa sudafricana. Se è vero che la federazione guidata da Sepp Blatter ha chiuso il 2009 con un fatturato di oltre un miliardo di dollari e un attivo di 196 milioni, di certo l’anno che sta finendo sarà un trionfo: il Mondiale sudafricano ha garantito complessivamente alle casse di Zurigo 3,2 miliardi di dollari di introiti: 2 miliardi dalla vendita dei diritti tv e audiovisivi (a Italia 90 avevano fruttato 59 milioni); un miliardo dal marketing e 120 milioni da altre sponsorizzazioni.
Neppure le aziende italiane hanno brindato alla Coppa del mondo di giugno: sono state coinvolte nei lavori solo la Cimolai di Pordenone e la Cmc di Ravenna. La prima ha vinto la commessa da 70 milioni di euro per la copertura del Soccer City di Johannesburg e la seconda ha costruito strade nel Mpumalanga e nel Gauteng. Molto meglio era andata in Germania per il Mondiale 2006: iGuzzini aveva fornito i fari dello stadio di Francoforte, Kerakoll i collanti ecologici e Carel le celle frigorifere all’Allianz Arena.
Di certo, le aziende di casa nostra hanno una consuetudine diversa con il mercato russo rispetto alle difficoltà incontrate in Sudafrica: nel paese, secondo l’Ice, sono già presenti circa 500 aziende, di cui moltissime nell’edilizia. Sul piatto il comitato organizzativo russo ha messo 3,82 miliardi di dollari (niente a che vedere con i faraonici 35 miliardi investiti dalla Cina per Pechino 2008) per 13 stadi nuovi e tre da ristrutturare. Restano i dubbi legati a quello che WikiLeaks ha definito una "stato-mafia", ma non sembra essere un problema della Fifa che potrà ampliare gli incassi da diritti tv (nel 2018 le partite in 3D saranno ormai un’abitudine di tutti) e da merchandising (la Russia è un mercato da 142 milioni di persone). «Stiamo costruendo la nuova Russia: faremo la storia», ha detto con troppa enfasi il ministro Igor Shuvalov, capo della delegazione di Mosca.
Sui diritti tv si giocherà anche il Mondiale 2022 in Qatar, a maggior gloria delle casse della Fifa. Nel deserto, in un paese di soli 1,7 milioni di abitanti, grande come un fazzoletto, con 50 gradi di temperatura sarà un torneo da poltrona, panino e Coca-Cola, anche se il paese ha promesso stadi con l’aria condizionata e conta di vendere 2,87 milioni di biglietti (nulla al confronto di Usa 94, quando furono acquistati 3,6 milioni di ticket).
L’emiro Hamad bin Khalifa al-Thani ha detto che «la Fifa ha sconfitto i pregiudizi». È vero, ma è soprattutto vero che Blatter ha voluto stupire per passare alla storia come il presidente che ha portato il calcio in ogni angolo della Terra.
Già pronti 4 miliardi di dollari per nove nuovi impianti e 50 miliardi per le infrastrutture: le aziende italiane sono avvisate. A differenza di quanto accaduto in Sudafrica (la legge sugli appalti impone agli stranieri la partecipazione in partnership con imprese locali), non esistono particolari restrizioni di accesso al mercato di Doha e, nonostante il calo dell’export italiano nel 2009 (-20,3% sul 2008), le costruzioni sono il settore più vivace. Un segno da vivificare con commesse milionarie nel paese in cui tutto si compra, ma non la bellezza del pallone.
La Fifa lo sa ma poco gliene cale. «Sarà un Mondiale fantastico», come disse Sepp Blatter inaugurando il torneo in Sudafrica. Appunto, fantastico per la Fifa.