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 2010  dicembre 04 Sabato calendario

Pil tedesco +3,6%, top dalla riunificazione: la Germania felice che non conosce la crisi - BERLINO - La locomotiva tedesca corre sempre più forte, e sullo sfondo della tempesta sull´euro accentua il suo distacco dalla fragile Europa mediterranea, sia per crescita del Prodotto interno lordo (Pil), sia per competitività, sia quanto al risanamento dei conti pubblici

Pil tedesco +3,6%, top dalla riunificazione: la Germania felice che non conosce la crisi - BERLINO - La locomotiva tedesca corre sempre più forte, e sullo sfondo della tempesta sull´euro accentua il suo distacco dalla fragile Europa mediterranea, sia per crescita del Prodotto interno lordo (Pil), sia per competitività, sia quanto al risanamento dei conti pubblici. Secondo i dati resi pubblici ieri dalla Bundesbank, il Pil tedesco quest´anno crescerà del 3,6 per cento, cioè il massimo storico dalla riunificazione, compiuta vent´anni fa. Cala ai minimi storici la disoccupazione, mentre il disavanzo scende, e l´anno prossimo andrà saldamente sotto il tetto del 3 per cento del Pil indicato dai Trattati di Maastricht e dal Patto di stabilità, gli accordi costitutivi dell´euro. Angela Merkel, dunque, viene indirettamente rafforzata sul piano politico dal successo della politica di stabilità tedesca, nel confronto con gli altri governi di Eurolandia su come salvare la moneta unica. «L´export continuerà ad avere un ruolo determinante nella crescita dell´economia federale, ma i suoi successi e i miglioramenti sul fronte dell´occupazione rafforzano in modo considerevole la domanda interna e la sua parte nell´andamento della congiuntura», sottolinea il rapporto della Bundesbank. I dati sono rivelatori: la crescita del Pil quest´anno si situerà appunto al 3,6 per cento. Non è mai stata così alta da quando nell´ottobre del 1990 Helmut Kohl divenne cancelliere della Germania unita. Il calo della crescita del Pil nei due prossimi anni (stime Bundesbank: più 2 per cento nel 2011 e più 1,5 per cento nel 2012) è inevitabile, visto il contesto mondiale della debolezza strutturale sia di molte economie dell´eurozona, sia della congiuntura internazionale. Ma ciò non impedirà ai tedeschi di mantenere la promessa di un rientro rapido dei conti pubblici entro i tetti di Maastricht e del Patto di stabilità, cioè un massimo del 3 per cento del Pil per il disavanzo. Il deficit tedesco scenderà al 3,5 per cento del Pil quest´anno, e al 2,5 per cento l´anno prossimo. Il fardello, che infastidisce contribuenti ed elettori, è il peso delle garanzie del fondo europeo per i paesi indebitati: ammontano al 7 per cento del Pil. E´ un peso difficile da sopportare come dimostrano le dichiarazione dei politici nelle ultime settimane. Export industriale ad alto contenuto di eccellenze tecnologiche, moderazione salariale, concertazione con i sindacati, stabilità politica sono il segreto del successo. I grandi global player del made in Germany - da Bmw a Volkswagen, da Audi alla stessa Opel fino ai big dell´indotto, per restare nel solo comparto auto che non è tutto - tagliano le ferie natalizie e aumentano gli straordinari per far fronte alla domanda in volo. Domanda dei mercati internazionali, visto che Cina, India, Brasile, Corea, Russia ma anche le nuove tigri del Centro-Est europeo, ovvero Polonia, Repubblica cèca, Slovacchia e Ungheria aumentano i loro ordinativi. Ma anche domanda interna: il calo della disoccupazione (saldamente sotto i 3 milioni, in discesa verso il 6,9 per cento), gli aumenti retributivi concessi come premio per i successi, in omaggio al principio della cogestione, la sicurezza che il welfare continua a fornire ai poveri, spingono chi vive qui a spendere di più. E con i prezzi bassi creati dalla stabilità, il potere d´acquisto dell´euro in Germania è ben superiore che non nel Sud dell´Unione.