GIULIA ZONCA, La Stampa 4/12/2010, pagina 9, 4 dicembre 2010
Vladimir Putin: “E’ caduto l’ultimo muro di Berlino” - Vladimir Putin è planato direttamente dentro la festa, è comparso a Zurigo tra gli applausi, ha stretto mani, distribuito sorrisi e si è messo a parlare
Vladimir Putin: “E’ caduto l’ultimo muro di Berlino” - Vladimir Putin è planato direttamente dentro la festa, è comparso a Zurigo tra gli applausi, ha stretto mani, distribuito sorrisi e si è messo a parlare. Per quasi cinquanta minuti. Il Putin del trionfo somiglia molto al Berlusconi post partita, ha voglia di sentirsi elogiare, di raccontare perché i Mondiali 2018 sono finiti in Russia e proprio come succede quando il presidente del Consiglio vuole essere solo il presidente del Milan, le domande hanno confini precisi. Putin gioca, non ha alcuna voglia di lasciare la sala conferenze e rifiuta il protocollo: dopo il discorso in inglese e il breve giro di domande che dovrebbero chiudere la sua improvvisata, chiede i tempi supplementari: «Cosa volete sapere? Il microfono è vostro». Si parla solo di sport o di temi che ci girano attorno, nessuna risposta su Wikileaks, nessun commento sui sospetti usciti online riguardo all’amicizia con Berlusconi e ai possibili affari sotto banco tra i due. La Russia ha ottenuto Olimpiadi e Mondiali, per sostenere la candidatura ai Giochi lei è andato in Guatemala. Stavolta è arrivato solo a risultato acquisito. Come mai? «Situazioni differenti. Per avere Soci 2014 la concorrenza era dura ma è stata una battaglia leale, qui ho sentito un sacco di sospetti, presunti scandali, accuse di corruzione. Inaccettabile. Chi ha messo in giro certe voci voleva solo rendere impossibile un voto sereno. Io ha avuto fiducia nella Fifa: certe volte bisogna fare un passo indietro. La mia presenza poteva mettere pressione». Ha temuto che senza di lei la candidatura fosse più debole? «È stata una decisione difficile. Non è un segreto, intendevo esserci, la nostra delegazione era disorientata ma ha reagito benissimo». Cinque altri primi ministri ci hanno messo la faccia e sono tornati a casa senza Mondiali, lei è arrivato a prendersi il successo. «Ho spiegato perché, non c’erano regole sull’esserci o no. Io ho reagito a una campagna inaccettabile. Non si parla di corruzione senza prove, continuo a sentire solo chiacchiere. C’era un muro di Berlino visibile e ce n’è ancora uno invisibile, fatto di stereotipi da vecchio regime a cui la gente dà credito per leggerezza. Sono certo che i nostri Mondiali saranno un’occasione per dimostrarvi chi siamo veramente». Le indiscrezioni di Wikileaks potevano compromettere la candidatura? «Non le ho lette, non sono qui per parlare di questo». Giusto dare i Mondiali alla Russia? «Giusto espandere i confini del pallone. La Russia è lo Stato più esteso al mondo e non ha mai ospitato un Mondiale. Non solo: l’Unione Sovietica non ne ha mai avuto uno, nessun Paese dell’Est Europa ne ha mai avuto uno». Lei ha detto che quella per il 2018 è stata «una campagna inaccettabile», vuol dire che l’Inghilterra ha barato? «No, voglio dire che c’era il clima sbagliato. L’Inghilterra ha una grande tradizione calcistica, campioni che noi ammiriamo e nel 2018 daremo loro condizioni ideali per esprimersi al massimo. Sono certo che ora ci daranno appoggio e consigli. Dietro la cortina crescevamo da soli, ora la Russia cerca scambi di idee ed esperienze». La Russia ha avuto Giochi Olimpici e Mondiali di calcio, l’America si è candidata a entrambi e non ha portato a casa nulla. «E io che c’entro? Dovremmo cedere a loro un evento per farli stare meglio?». Per l’organizzazione dei Giochi di Soci 2014 i costi stanno lievitando, come pensa di chiedere al Paese di affrontare spese extra? «In gara con noi c’erano nazioni che hanno grossi problemi economici, anche la Russia ne ha, ma noi siamo in un momento di crescita: si è alzato il reddito procapite, siamo stabili. Il governo è solido, la società migliora e per esempio il budget per le infrastrutture era stato approvato in gran parte prima dell’assegnazione. In più sarà un Mondiale finanziato dai privati. È vero che dobbiamo costruire tredici impianti però uno degli stadi di Mosca sarà a carico della società petrolifera Lukoil, un altro verrà sponsorizzato dalla banca Vtb, a San Pietroburgo la Gazprom stanzierà dei fondi e andremo avanti a cercare investitori». Roman Abramovich è nella delegazione per il 2018, che cosa ha portato alla candidatura la sua esperienza come presidente del Chelsea? «Quando ha comprato il Chelsea in Russia c’erano tanti scettici, ma lui ha sempre dimostrato di saper investire e lo farà ancora. Roman, apri la borsa, hai così tanti soldi che non ti farà male». Nel 2018, per i vostri Mondiali, lei sarà di nuovo presidente della Russia? «Chi lo sa. Dmitry Medvedev è un amico, mi imbarazza parlare di questo. Lavoreremo insieme per dare il nostro benvenuto al mondo». In Russia il calcio si porta dietro un grosso problema di razzismo. Che pensate di fare? «È un problema globale, noi dobbiamocontrastarlo ma non siamo i soli a sentire cori razzisti nei nostri stadi». I Mondiali cambieranno l’immagine della Russia all’estero? «Gli stranieri ci valutano attraverso stereotipi che si trascinano dalla Guerra Fredda. Ma se volete sapere davvero quanto la Russia è cambiata venite a vedere come prepariamo i nostri Mondiali».