MARCO LODOLI, la Repubblica 3/12/2010, 3 dicembre 2010
PIOVE TANTO MA POI PASSA
Piove tutti i giorni, dalla mattina alla sera: e nei bar la gente comincia qualsiasi conversazione dalla pioggia che non molla più, che allaga le strade, che sbriciola l´asfalto, che immalinconisce l´anima. Piove, piove e piove. Anche mio figlio mi domanda: «Ma quando smetterà? Che per caso dobbiamo preparare l´arca?». E io di colpo ricordo la fine degli anni Ottanta, gli anni Novanta, quegli inverni secchi, asciutti, nervosi. Non pioveva mai, il cielo era sempre azzurro e lucido, ogni volta che aprivo o chiudevo la macchina prendevo la scossa perché l´aria era carica di elettricità. Processioni di devoti sfilavano dietro le statue della Madonna o di qualche santo nei paesi del sud, e tutti si chiedevano: sarà la fine? È il deserto che avanza fin dentro la città, fin dentro casa? Io soffrivo moltissimo per quelle prolungate siccità, spiavo il cielo sperando di vedere una nuvola nera o almeno una nuvola bianca: macché, niente. Il Tevere si trasformava in un sentiero sassoso.
Gli esperti in televisione parlavano con aria preoccupata, segnalavano che l´acqua mancava un po´ ovunque e che presto ci sarebbero state le guerre per dissetarsi, come ci sono le guerre per il petrolio. Io pensavo: ecco l´Apocalisse. Non pioverà mai più, è la fine del mondo. Parlavo con mio padre della siccità, e mi meravigliavo di vederlo tranquillissimo: «Poi passa», diceva. È vecchio, non capisce, mi dicevo, non si accorge del deserto che incombe. E ora piove e non la smette più. Il Tevere ha già coperto le banchine e sale ancora, quest´anno come tutti gli ultimi anni. La città nuota nell´acqua piovana, ovunque pozzanghere, macchine ferme, ovunque gente fradicia che inveisce. E mio figlio di nuovo mi domanda: «Ma quando smetterà?», ma ora io sono più vecchio, più saggio, ora so rispondere anch´io. «Poi passa, tranquillo».