ANGELO AQUARO, la Repubblica 3/12/2010, 3 dicembre 2010
ECCO IL CATALOGO DEI SIMBOLI CHE SVELA L´INCONSCIO DEL MONDO
Problema: come raccogliere in un solo libro tutto l´inconscio del mondo? La domanda da un milione di simboli ha finalmente una risposta: sorprende che ci siano voluti 14 anni per organizzarla? L´opera enciclopedica ha un nome che è tutto un programma, Il libro dei simboli, e una firma prestigiosissima, quella dell´Aras, cioè l´Archivio per la ricerca dei simbolismo archetipo: un pugno di ricercatori che ha inseguito per tutto questo tempo il sogno perfetto, a volte vero e proprio incubo, di sintetizzare per immagini gli insegnamenti del grande Carl Gustav Jung. Scordatevi le fantasie New Age: qui si vola culturalmente altissimo, siamo nel cuore della psicoanalisi, tra gli ultimi custodi dell´insegnamento del maestro prima allievo e poi grande nemico di Sigmund Freud. Un´amicizia rotta proprio sui quei concetti di archetipo e simbolo che divennero l´impalcatura del junghismo e che l´Aras - un centro studi aperto fin dagli anni Trenta da un allievo del professore svizzero - sbandiera oggi come il verbo.
Ma che cos´è l´archetipo e perché un simbolo dovrebbe rappresentarlo? E soprattutto: come scegliere tra innumerevoli immagini (l´Aras ha raccolto 17 mila rappresentazioni in 80 anni di vita) le 800 figure che rappresentano i 350 soggetti del Libro dei simboli?
«I contenuti dell´inconscio collettivo» scriveva Jung «sono conosciuti come archetipi» e la loro «origine può essere spiegata soltanto assumendo che si tratta di depositi di esperienze costantemente ripetute dell´umanità». Ma qual è il rapporto tra archetipo e simbolo? «Il termine archetipo viene spesso equivocato come la rappresentazione di una certa immagine mitologica. Ma, al contrario, è la tendenza ereditaria della mente umana» a creare immagini per rappresentare gli archetipi. Rappresentazioni che variano «senza perdere la loro caratteristica di base». Eccolo dunque il compito ciclopico (è una metafora, per carità, mica un archetipo) delle professoresse dell´Aras - un gruppo di cinque signore spalleggiato da un esercito di una cinquantina di scrittori - che il Wall Street Journal è andato a scovare in un nascondiglio così altamente simbolico: in un ufficio che più immerso nel mondo moderno non si può, nell´East Side di New York, tra un istituto di cultura, una missione religiosa e un centro benessere.
La sfida era dunque quella di raccogliere le immagini per rappresentare i simboli. «Benedizione», «Oscurità», «Angeli», «Bocca», «Scheletro», «Aria», «Profumo», «Nuoto», «Silenzio»... Un grande, dottissimo manuale che sembra la popolarissima smorfia, un capolavoro di iconologia lungo 800 pagine, una sfida che forse soltanto Taschen, la casa editrice specializzata in libri d´arte e di fotografia, poteva raccogliere (per ora è disponibile la versione inglese, ma uscirà anche quella italiana). «Non conosco particolarmente il concetto di archetipo di Jung» ha spiegato l´editore Benedikt Taschen «ma sono sempre stato interessato al linguaggio delle immagini: da dove vengono e che cosa comunicano». Che poi è quello che rende il volume prezioso e intellegibile anche per chi non voglia avventurarsi nei meandri della psicoanalisi.
«Un simbolo evidenzia qualcosa che sta al di là della semplice immagine» spiega il responsabile dell´Aras, Ami Ronnberg. «E noi abbiamo cercato di far parlare le immagini da sole». Pescando nel mare magno della cultura di tutto il mondo: nelle 4 pagine che illustrano il simbolo «Uccello», per esempio, i ricercatori hanno schierato una scultura dei nativi americani, una pittura iraniana del 17esimo secolo, una nota di Emily Dickinson e una osservazione tratta da un libro sugli animali degli anni Ottanta.
Dall´archetipo di paradiso in cui ci guarda da lassù, insomma, il vecchio Jung sarebbe finalmente soddisfatto. Nel giro di un anno ha visto realizzarsi due sogni: la pubblicazione del Libro rosso, gli appunti perduti, il Santo Graal della psicoanalisi, e ora questo Libro dei Simboli. E, via, sarà mica una coincidenza per lui che tra simboli, archetipi e inconscio lanciò quell´altro concetto che mezzo secolo dopo continua a stregare gli studiosi: la «sincronicità».