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 2010  dicembre 04 Sabato calendario

LA CARROCCIOPOLI DEGLI OSPEDALI PUBBLICI


La Lega Nord non sembra smentirsi mai. E dopo il caso dei presunti concorsi truccati in provincia di Brescia, questa volta a finire nell’occhio del ciclone è la Asl di Milano diretta dal prode scudiero del Carroccio Giacomo Walter Locatelli. Ex sindaco di Brembate per il partito di Umberto Bossi, il “leghista sanitario” è finito in due lettere anonime di alcuni presunti operatori della struttura meneghina: una è stata firmata con i simboli della Cgil. I sindacati prendono le distanze, ma le accuse sono pesanti. Secondo gli autori delle missive, la prima al ministro Maroni, la seconda al governatore Formigoni, Locatelli avrebbe agevolato diverse assunzioni senza ricorrere al concorso pubblico. Non solo. Avrebbe creato una nuova struttura all’interno dell’Asl per nominare sua nipote Veronica Monaci direttore della stessa. E lo stesso trattamento sarebbe stato riservato a Claudio Monaci, fratello della prima, entrambi figli della sorella della moglie di Locatelli.
Manca poco al 23 dicembre, ma la guerra tra Lega Nord e Popolo della Libertà per le nomine in 29 ospedali e 15 Asl è già cominciata da un pezzo. Del resto, l’antivigilia del Natale 2010 sarà una data fatidica per la sanità lombarda, quando si riunirà la giunta di Roberto Formigoni per chiudere questa delicata tornata di nomine. Il Carroccio farà la voce grossa, dopo il buon risultato alle precedenti elezioni regionali. Ma soprattutto bisognerà fare il punto della situazione dopo l’inchiesta sulla ’ndrangheta che ha colpito il direttore della Asl di Pavia, Carlo Antonio Chiriaco.
Di certo terrà banco il giallo che in queste ore sta investendo la Asl di Milano, dopo che due lettere anonime hanno denunciato al ministro dell’Interno Roberto Maroni e al presidente di regione Lombardia Roberto Formigoni, una presunta parentopoli leghista. I fatti sono tutti da verificare, ma c’è da tener presente che questa Asl è una delle più importanti della Lombardia, con un miliardo e 700 milioni di euro di budget (3.400 miliardi di vecchie lire), 34 ospedali tra pubblici e privati accreditati per 1.250 posti letto e 134 ambulatori.
Le missive sono anonime, ma una è stata firmata con i simboli della Cgil e rischia di creare non pochi problemi a chi l’ha sottoscritta: i sindacalisti starebbero preparando una denuncia e definiscono inqualificabili i comportamenti di nascondersi dietro il simbolo del sindacato.
«Caro Maroni - si legge in una delle due lettere pubblicata ieri dal Fatto Quotidiano - in tempi recenti ti sei espresso (noi ci facciamo gli affari degli altri) intendendo così garantire le priorità e gli interessi dei cittadini. In realtà anche la Lega si sta adeguando al clima di clientelismo che oramai impera nel nostro paese». Il testo prosegue documentando la denuncia e mettendo sotto accusa il direttore generale Locatelli «già ex sindaco di una maggioranza leghista a Brembate - anche lui bergamasco - di nomina leghista e lui stesso fiero di questa appartenenza». Questi i fatti secondo gli anonimi operatori: «Dopo pochi mesi dal suo insediamento come direttore generale ha ritenuto di dover nominare direttore della Struttura Complessa Sistema Informativo Aziendale (incarico che sino al suo arrivo non esisteva) la Monaci Veronica proveniente dalla Asl di Lecco dove (guarda caso) era stato Dg lo stesso Locatelli». A questo si sarebbe aggiunta la nomina di Monaci Claudio a capo del Dipartimento Sanità Pubblica Veterinaria, senza, secondo gli autori, avere i titoli necessari. «Lo stupore è stato non solo quello di scoprire che i due Monaci sono tra di loro parenti (fratello e sorella), ma soprattutto parenti strettissimi del direttore generale, e che gli incarichi affidati siano avvenuti per chiamata diretta escludendo tutte le risorse di personale già presenti all’interno della Asl Milano».
I fratelli Monaci, infatti, sarebbero nipoti di Locatelli, due figli della sorella della moglie. E avrebbero stipendi onerosi, come contestano gli operatori. La lettera indirizzata a Maroni continua così: «Troviamo immorale questa modalità di valorizzare le competenze di parenti strettissimi sia inventando incarichi apicali sia trascurando la mancanza di titoli (se non quello della stretta parentela) per occupare la posizione. Si vocifera che il direttore generale della Asl Milano non voglia espletare, per alto senso morale, concorsi truccati per favorire i propri parenti ma preferisca la chiamata diretta».
Lo scandalo però si allarga. Nella giornata di ieri infatti, dalla Asl milanese sarebbe partita un’altra lettera ancora più approfondita, indirizzata al governatore Formigoni. Nel testo si farebbe riferimento a Locatelli, ma non solo ai due nipoti, bensì a molte altre assunzioni effettuate dalla struttura sanitaria per chiamata diretta. I nomi sarebbero diversi, ma per il momento chi l’ha in mano preferisce mantenere l’anonimato.
La nomina di Locatelli nella Asl di Milano è avvenuta lo scorso anno dopo un terremoto interno al Carroccio. A farne le spese fu Cristina Cantù, altra leghista, che fu eliminata dopo un accordo tra lo stesso Formigoni e l’assessore alla Sanità, Luciano Bresciani. Alla 43enne, fu contestato un accordo da 8 milioni di euro siglato con i medici di famiglia. Il provvedimento, che prevedeva l’ apertura di ambulatori di quartiere nel fine settimana, fu bloccato prontamente dal Pirellone.