L’espresso, 9/12/2010, 9 dicembre 2010
CARO BENITO, CARA CLARETTA
(Breve pezzo e tre lettere) -
Basta studiarlo per condannarlo: diceva Renzo De Felice per spiegare la ragione fondante della sua sterminata biografia su Mussolini. Una sentenza inappellabile, ora confermata da "L’ultima lettera di Benito", il libro di Pasquale Chessa e Barbara Raggi, (Mondadori, 218 pagine, 19,50 euro) che ricostruisce i 600 giorni di Salò attraverso lo studio delle carte del Fondo Petacci: 318 lettere di lui, migliaia di pagine di lei, conservate da oltre 60 anni nella cassaforte dell’archivio centrale dello Stato di Roma. Sono le stesse carte che non poté vedere Renzo De Felice, a cui fu negato
il decreto ministeriale che ora le ha desecretate. Ne è emersa una corrispondenza destinata a cambiare l’immagine storica di Clara Petacci, e insieme a riscrivere la vulgata sulla Repubblica di Mussolini. Poiché Clara, fascista totale e sinceramente antisemita, si rivela non solo confidente sentimentale ma anche consigliere politico del pensiero del Duce, proprio in virtù della sua funzione di "prima amante". Pubblichiamo qui di seguito una scelta di "frammenti di un discorso amoroso" tratti da lettere che gli autori dell’"Ultima lettera di Benito" hanno preferito non inserire nel libro.
La lettera perfetta
"Mia cara se tu mi amassi veramente (...) tu mi scriveresti una lettera nei termini seguenti - "Caro Ben, io vivo il tuo dramma. Terribile dramma perché è il dramma di un popolo crocefisso. Il mio non è che una riproduzione infinitesimale del grande dramma. Milioni di uomini e donne sono nelle mie condizioni. Comprendo che non ti piace di essere seguito da una scorta armata e pubblica. Ma dal momento che tu mi sei fedele, io aspetto in silenzio e rinuncio nell’attesa di una giornata almeno una - di sole! - Intollerabile mi sarebbe il pensiero, se la rinuncia fosse inutile, ma io sono sicura che "veramente" quanto mi dici è "vero" e che cioè tutto in te è come cristallo puro. Mi chiedi un sacrificio: sì, il mio amore è capace di questo e altro. Tua Clara". E io ti risponderei: "Mia piccola: è la lettera che attendevo. Tanto più apprezzo quanto mi dici in rapporto al peso della tua rinuncia. Ti sono grato di comprendere che quando un dramma investe un popolo, tutto ciò che rimane di personale - passa in seconda linea. Ti sono soprattutto grato di credere a quanto ti dico. Veramente ogni desiderio è caduto. La mia carne sembra caduta in letargo. I miei pensieri non seguono che una direzione: vedere di risorgere, perché altrimenti tutto è finito; trenta secoli di storia - e quali perduti; la vita stessa non ha più sapore, né valore per me e nemmeno per gli italiani. (...) Addio Clara, ti abbraccio con la tenerezza di ieri, oggi, domani"".
Due candidi alcioni
"Mi dici Ben "tu mi accompagnerai fino all’ora suprema" amore perché mi fai piangere! Tutto il mio essere ha tremato (...) Ben con te sempre... oltre la vita... Ma lascia che io possa viverla con te questa giovinezza che è tutta tormento di offerta e pur tutta rinuncia...".
"Forse effettivamente io sono stata la vestale del sacro fuoco di questo nostro amore - e con immenso sacrificio - con la devozione e con la rinuncia - con ogni forza fisica e spirituale ho alimentato - vigilato - difeso questa fiaccola ardente della mia vita. (...) Tu mi ami in quanto che io ti amo... Io ho donato - ho chiesto ho pianto ho voluto - tu hai concesso... è molto perché tu sei un Grande Uomo - è poco perché sei un Uomo e io fragile e piccola ma Donna".
"Ben tanto caro, la tua lettera mi ha commosso e immalinconito. Povero mio caro grande e tormentato (...) Mi hai detto il tuo animo e io vorrei ora essere con te... nel grande letto che conosco e farti sentire con le più care e tenere carezze che non sei solo".
"D’estate scoppiò il tuo amore - e mi amavi con un’intensità angosciata e febbrile. Ore incandescenti - tempeste violente come i temporali estivi - amplessi deliranti - sieste dolcissime dell’anima nell’oasi fresca della poesia - e anche lacrime... Torneranno quei tempi? Chissà.. "di doman non v’è certezza" (...)".
"Caro Ben ti scrivo al sole perché il mio cuore sia pieno di luce... Come due candidi alcioni le nostre anime stanche si sono abbandonate, adagiate sulle onde, lasciandosi trascinare dalla deriva lieve correntizia... ora hanno ripreso il volo ampio - ebbro di vento - felice nel grande sole (...) mai mi stancherò di sentirti dire ti amo - mai mi stancherò di dirti il desiderio di una lunga notte felice - è in me come una vibrazione di fuoco."
"Ancora voglio dire qualcosa su te. (...) Le tue mani delicate e pure forti - e i tuoi piedi piccoli e solidi, così come i tuoi gesti sempre misurati e composti - segni di innata signorilità e finezza - così contrastanti in un uomo della tua tempra dura e rude. Sei fatto di contrasti, di chiaroscuri. Mentre sei rapidissimo di intuizione - e sensibile come Mercurio e hai delle percezioni sottilissime - sei anche ingenuo, della ingenuità fresca dei bambini. Molte volte sorge il dubbio che tu giochi a recitare questo ruolo - per il piacere di scendere dal seggio divino - e quasi per confonderti all’umanità normale. Eppure tu sei come la roccia (...) Ti amo, ti amo, ti amo, più di prima e direi in modo differente".
De senectute
"Come vedi sono vecchio. Mi duole molto non vederti prima di partire. Ciò mi riconduce colla memoria ai primi viaggi. Tempi passati e sepolti. Non torneranno più. Un filosofo greco ha detto: tu non vedi due volte l’acqua dello stesso fiume. Io ho sempre avuto un debole per i fiumi. Io sto estatico davanti a loro. Sono un miracolo della natura. Guardare per ore e ore l’acqua che fluiva era il mio diporto quando avevo gli anni indimenticabili e fugaci dell’adolescenza".
"Ieri un giornale ha ricordato che ho sessant’anni e che vivo - dal punto di vista alimentare - morigeratamente. Il che è vero. Ma perché ricordare che ho anni sessanta? Che ne dici? Tu sarai ancora nel fiore degli anni, quando io sarò già arrivato alle soglie dell’estrema vecchiezza. È triste! Addio Clara piccolo e mio giovane amore".