Massimo Sensini, Corriere della Sera 03/12/2010, 3 dicembre 2010
DAL 5 PER MILLE ALLA GIUSTIZIA. TUTTI I «SI’» A RISCHIO —
L’unico provvedimento sicuro di arrivare in porto è la legge di Stabilità, la ex Finanziaria, che riceverà il via libera del Senato, dopo essere stata approvata dalla Camera, all’inizio della prossima settimana. Resta invece legata a quella del governo, che il 14 dicembre chiederà la fiducia nei due rami del Parlamento, e della sua maggioranza, la sorte di gran parte degli altri disegni e provvedimenti di legge all’esame delle Camere. Non poca roba: il pacchetto giustizia, la riforma fiscale, il federalismo, il rilancio dell’economia con il Piano per il Sud e poi, ancora, le misure anticorruzione nel settore pubblico, il testamento biologico, il divorzio breve, il contrasto alla prostituzione, il codice delle autonomie locali, lo svuota carceri. E il 5 per mille dell’Irpef al volontariato, che nonostante le pressioni dovrebbe slittare alla prossima primavera, visto che non ci sono soldi in bilancio.
Le misure economiche
Scontato il via libera alla Finanziaria, non restano in Parlamento misure urgenti da convertire in legge. La prossima settimana, nonostante la pausa dei lavori di Montecitorio, sarà comunque impegnativa per i deputati delle commissioni Bilancio e Politiche comunitarie. All’ordine del giorno c’è il parere sulla riforma del patto di Stabilità e di Crescita europeo, che va consegnato nelle mani del presidente del Consiglio prima del Consiglio europeo del 15 dicembre a Bruxelles. Le commissioni, che la prossima settimana ascolteranno il ministro Giulio Tremonti e il commissario ue, Ollie Rehn, dovrebbero approvarlo il 13 dicembre. Restano appesi alle sorti del governo il Piano da 100 miliardi per il Sud, che deve essere ancora declinato, così come la riforma delle tasse e il federalismo fiscale. In virtù della delega al governo i decreti legislativi da emanare possono essere considerati ordinaria amministrazione. Ma senza una maggioranza solida sarà difficile ottenere i prescritti pareri del Parlamento. Il governo potrebbe forzare la mano, ma il processo della devolution sarebbe senz’altro indebolito. Nessun rischio, invece, per le misure destinate al Veneto alluvionato: al decreto ministeriale che sospende le tasse fino al 20 dicembre non serve il via libera parlamentare, mentre i fondi sono in un’ordinanza della Protezione civile, già esecutiva. Il decreto Milleproroghe deve ancora essere varato dall’esecutivo e lo sarà anche se l’attività fosse limitata all’ordinaria amministrazione. In ogni caso nel Milleproroghe non ci saranno provvedimenti di spesa.
Giustizia e sicurezza
Legati alla fiducia di metà dicembre restano vari provvedimenti che riguardano la Giustizia, in gran parte peraltro già «arenati». Al Senato ci sono il Lodo Alfano, la riforma del processo penale e lo «svuota carceri» approvato dalla Camera. A Montecitorio ci sono lo stop alle intercettazioni e il processo breve che rischiano di restare su un binario morto. Poi c’è il ddl sulla Sicurezza, dove sono entrate le misure di contrasto alla prostituzione, appena varato dal governo e che deve ancora essere assegnato al Parlamento. Rischiano di restare lettera morta anche i progetti di legge di matrice finiana sui diritti di cittadinanza agli immigrati e la lotta alla corruzione. Come il testamento biologico, varato dal Senato, ma in attesa del voto della Camera.
Massimo Sensini