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 2010  dicembre 03 Venerdì calendario

LA POLIZIA INGLESE HA TROVATO IL NASCONDIGLIO DI ASSANGE —

La polizia britannica — sostiene The Independent — sa dove si trova Julian Assange ma per ora ha deciso di non intervenire. Il fondatore di Wikileaks si troverebbe — secondo la versione — nel Sud della Gran Bretagna, monitorato da 007 e persino teste di cuoio. In attesa del blitz, i suoi legali sono impegnati in una complessa battaglia. Prima hanno cercato di contrastare il mandato di cattura svedese per stupro ma sono stati respinti: il giudice ha confermato la richiesta. Quindi hanno affermato che l’Interpol non è ancora coinvolta nella grande caccia perché vi sarebbero problemi tecnici. La «Red Notice» — l’invito a scovare e fermare l’indagato — emessa due giorni fa non sarebbe valida. Uno degli avvocati, Mark Stephens, ha sostenuto che Scotland Yard avrebbe rispedito a Stoccolma la documentazione «perché non è completa». Lo stesso Stephens ha aggiunto che «molti servizi segreti» sono informati su dove sia Assange e la polizia ha anche avuto contatti diretti. Inoltre il legale ha confermato che diversi Paesi — non ha specificato quali — hanno offerto asilo al giornalista-hacker australiano. Un portavoce di Wikileaks ha intanto annunciato che saranno resi pubblici gli stipendi di quanti lavorano con il sito e la situazione economica del gruppo. Una richiesta di trasparenza sollevata più volte in queste settimane. A questo proposito un giornale tedesco ha sostenuto che i principali finanziamenti vengono dalla fondazione dedicata a un hacker tedesco, Wau Holland, deceduto nel 2001: fino ad oggi sarebbero stati versati 750 mila euro nelle casse di Wikileaks. Dai soldi alla mente. Sulla rete — e non solo — continuano a circolare teorie su chi «ci sia dietro» le iniziative di Assange. E le piste — le più diverse e strane — sono molto vicine agli scenari da spy-story con l’australiano a fare solo da specchietto per le allodole. Vediamole in dettaglio. La prima chiama in causa la Cia che «ha investito 20 milioni di dollari» per un programma di contro-informazione e lo ha affidato ad un gruppo di pirati informatici cinesi. Un programma, accusano, pianificato dalla stessa Casa Bianca. La seconda accusa Israele e Cina: si fa notare che sono gli unici due Paesi — per ora, aggiungiamo noi — che sono usciti abbastanza bene dalle carte rese note in questi giorni da Wikileaks. I turchi, ad esempio, sono quasi sicuri che ci sia la mano del Mossad. La terza vede il complotto di un noto miliardario coinvolto in speculazioni finanziarie a cavallo tra Europa e Stati Uniti. Infine, c’è chi sospetta una manovra delle società che si occupano di sicurezza sul web: hanno provocato il danno per vendere il rimedio. In questo clima sono spuntati anche i separatisti ceceni. Per i ribelli Mosca avrebbe ordinato ai suoi servizi segreti di liquidare l’australiano dopo le clamorose rivelazioni su corruzione e intrighi.
G.O.