Marco Galluzzo, Corriere della Sera 03/12/2010, 3 dicembre 2010
L’EX TRADUTTORE AMICO ANCHE DI BUSH: CORRUZIONE? RIDICOLO —
Alcune immagini danno un’idea. A villa Madama, qualche anno fa, Bush junior si era dimenticato di salutarlo. Riaprì lo sportello della limousine, fece fermare il corteo, lo cercò con gli occhi e poi disse ad alta voce un «Valentinoooo» che stupì tutti e soprattutto l’interessato: l’assistente del Cavaliere si avvicinò al presidente americano, gli strinse la mano, si prese volentieri un abbraccio e apprese che l’inquilino della Casa Bianca considerava uno sgarro lasciare l’Italia senza scambiare un saluto affettuoso e un arrivederci.
Qualche settimana fa, al G20 di Seul, i monitor del media center riprendevano le immagini del vertice: in una di queste, come due vecchi amici, braccio sotto braccio, in perfetta solitudine, Sarkozy e Valentino Valentini parlottavano in francese a bassa voce, mentre il vertice andava avanti. La consuetudine di Valentini con i Grandi della terra è in alcuni casi la stessa che ha il suo presidente. E c’è anche chi maligna: è superiore. Di certo, sia alla Casa Bianca che al Cremlino (dove ha dormito più di una volta), l’ex traduttore che iniziò la carriera a Bruxelles viene ammesso con onori solo un gradino inferiori a quelli del suo Capo.
Di Berlusconi, all’estero, è l’ombra da almeno 15 anni. Mentre gli americani lo definiscono ombroso, shadowy, riflettono anche un lato del suo carattere: chiuso, riservato, sfuggente, molto formale nel momento in cui l’interlocutore cerca invece un approccio più aperto. Sulla Russia è specializzato: sia come tutor per le imprese italiane, incarico ufficiale, sia perché abituato a frequentare i palazzi del potere moscovita.
Lo si può trovare a Mosca anche se Berlusconi è in Italia e non è un mistero che Valentini, nominato Assistente speciale per gli affari esteri, conosca cose che al resto della diplomazia vengono tenuto all’oscuro. È assistente, ma torna, quando occorre, traduttore: due ruoli in uno, due sole persone in una stanza nel momento chiave. Così come è considerato un segreto di Pulcinella che le relazioni fra Palazzo Chigi e il Cremlino tendano a tagliare fuori, almeno secondo un timing non appartenente alla tradizione, la Farnesina.
Nel palazzo del governo non si scandalizzano: dei sospetti georgiani dicono che erano messi nel conto, «visto che allora ci siamo schierati con Mosca»; delle accuse velate di corruzione si fanno una risata, «figuratevi se Berlusconi ha bisogno di lucrare una percentuale in alcuni affari, stupidaggini»; del rapporto stretto fra Silvio e Vladimir non riconoscono l’anomalia ma «la modernità» di una confidenza che a quei livelli fa la differenza.
Bolognese, classe 62’, un master in Publitalia, Valentini parla correntemente almeno cinque lingue, fra cui olandese e spagnolo. Ieri, nel leggere le notizie che lo riguardavano, c’è rimasto e male e ha rotto il proverbiale riserbo: «Al di là di alcuni titoli maliziosi, si tratta solo di chiacchiere di corridoio della diplomazia, informazioni parziali ed inesatte elevate a rango di notizie riservate. In realtà sui rapporti tra Italia e Russia non c’è nulla di misterioso, come ho avuto modo più volte di argomentare con l’ambasciatore Spogli in numerose colazioni nella sua residenza».
Marco Galluzzo