Dino Martirano, Corriere della Sera 03/12/2010, 3 dicembre 2010
VICINO AL CAVALIERE DALL’ERA DI MILANO 2: VOCI SULLA SALUTE? MAI —
«In realtà, non ricordo di aver avuto contatti con gli americani il 22 ottobre del 2009, comunque farò controllare sulle mie agende...Lo farò perché io sono il presidente della commissione Difesa del Senato e nell’arco di un anno posso avere questo tipo di contatti con gli americani quattro o cinque volte. Per motivi istituzionali, s’intende. Controllerò le agende perché devo dire che questa vicenda mi ha preso in contropiede. Ma smentisco che abbia mai parlato della salute del presidente del Consiglio con chicchessia. Sono solo chiacchiere, notizie di pubblico dominio pubblicate da tutti i giornali. Così per dare credibilità a quelle voci, a quelle considerazioni ovvie sulle preoccupazioni per l’affaticamento del premier, il Pais, che certo non ama Berlusconi, ha tirato fuori i nomi di due fonti molto vicine al presidente».
Cortese come sempre — dopo aver speso molto tempo al telefono con il sottosegretario Gianni Letta coinvolto con lui nell’intrigo internazionale del giorno — il senatore Gian Piero Cantoni risponde con pazienza a tutte le domande che lo investono. E lo fa con un certo peso sull’anima perché lui il Cavaliere lo conosce bene da oltre 40 anni, fin da quando rimase fulminato dal ciclopico cantiere di «Milano 2»: «Abitavo lì vicino e con Berlusconi diventammo amici fino a consolidare negli anni un rapporto di reciproca stima».
Erano gli anni che precedevano la «Milano da bere». Il cavaliere del lavoro Gian Piero Cantoni arrivò poi nel 1989 fino alla presidenza della Banca nazionale del lavoro: Bettino Craxi lo preferì a Nerio Nesi, ma nel ’95, dopo le dimissioni dal vertice dell’istituto di via Veneto, per Cantoni ci fu l’incidente giudiziario (un ordine di custodia cautelare) per il crack della Mandelli di Piacenza.
Ma questi ora appaiono come particolari della preistoria che in effetti non hanno mai intaccato il rapporto con Silvio Berlusconi. La difesa della privacy del premier è sempre stata totale, ma adesso, ora dopo ora, Cantoni è costretto ad aggiustare il tiro perché il fiume in piena di Wikileaks non dà tregua. Prima detta alle agenzie che lui è al di sopra di ogni sospetto perché sul Guardian di Londra i nomi non ci sono. Poi comunica che «una prima verifica su Wikileaks, conferma che l’ambasciatore Thorne non ha mai citato i nomi di Cantoni e di Letta».
Invece quei nomi ci sono nel dispaccio inviato dallo stesso Thorne al Dipartimento di Stato il 27 ottobre del 2009 alle ore 15.17: «Longtime Berlusconi friend, Senate Defense Committee President», viene definita, nella posta diplomatica partita da Palazzo Margherita, la fonte autorevole che avrebbe parlato il 22 ottobre del precario stato di salute del premier dovuto alle sue reiterate sregolatezze notturne. Cantoni ci ride anche su: «Io e Letta non abbiamo più l’età per essere testimoni di eventuali comportamenti sregolati del premier. Purtroppo». E poi, aggiunge, «io alle cene ci sono stato e dico che quel che sento è esagerato: perché in casa di Berlusconi ho visto solo commensali del mondo politico o di quello famigliare. E tutti i signori erano accompagnati dalle mogli o dalle compagne ufficiali. Io almeno appartengo a quel mondo. Ma ora tutto questo mi sembra una vera porcheria. Mi viene voglia di emigrare».
Dino Martirano