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 2010  dicembre 03 Venerdì calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

20 luglio 2001 Gli Uomini Neri
L’Italia ospita il G8, passerella annuale dei potenti della Terra, ma qualcuno ha deciso di rovinare lo spot. Sono i movimenti No Global, nati due anni prima a Seattle contro il nuovo corso dell’economia, la globalizzazione, in cui manager e banchieri assumono decisioni senza controllo politico che condizionano la vita del mondo intero. Come sempre, fra i contestatori si infiltrano i violenti. La stampa li chiama Black Bloc, dal verbo che descrive la loro «attività»: marciare compatti e vestiti di nero, distruggendo i simboli del capitalismo (bancomat, automobili, supermercati) che incontrano lungo il cammino. La sede del G8 è Genova, che con le sue strade strette sembra particolarmente adatta agli agguati degli Uomini Neri. Il secondo governo Berlusconi, insediato da poco, subisce la scelta nefasta dell’amministrazione precedente, però non fa molto per ridurne gli effetti. I Black Bloc devastano indisturbati la città, ma le forze dell’ordine si accaniscono contro il corteo dei manifestanti pacifici. Finché in piazza Alimonda ci scappa il morto (che tanto pacifico non è). Carlo Giuliani, il volto coperto da un passamontagna, viene freddato da un colpo di pistola mentre corre con un estintore in mano verso una camionetta dei carabinieri rimasta intrappolata fra i bidoni della spazzatura che i rivoltosi utilizzano come barricate. A sparargli è un giovane carabiniere terrorizzato: la Land Rover su cui si trova è bersagliata da una fitta sassaiola e i manifestanti la circondano con pietre e bastoni, gridando agli occupanti: «Bastardi, vi ammazziamo». Dopo il delitto, la camionetta sgomma via, passando due volte sopra Giuliani. Qualcuno cercherà di incolpare i suoi compagni, lasciando una pietra insanguinata accanto al cadavere.

La notte successiva si sparge la voce che un gruppo di Black Bloc si sia rifugiato nella scuola Diaz, il dormitorio dei No Global. Polizia e carabinieri vi si recano in massa per una perquisizione che diventa il pretesto per sfogare su persone incolpevoli la frustrazione accumulata nei giorni precedenti. Pestaggi e sangue dappertutto: un giornalista inglese ci rimette otto costole e sedici denti. Decine di ragazzi vengono portati illegalmente in caserma e sottoposti a torture fisiche e psicologiche. Li si accusa di detenzione di due bombe molotov, che invece risulteranno essere state portate nella scuola dai poliziotti. Dei Black Bloc, naturalmente, neanche l’ombra. La destra difende contro ogni evidenza le forze dell’ordine e la sinistra trasforma il ragazzo con l’estintore in un martire. Nei processi solo una decina di manifestanti paga per le devastazioni. Quanto agli orrori della Diaz, la sentenza di primo grado esclude la premeditazione, ma certifica che i picchiatori in divisa agirono con la copertura dei loro superiori: in appello verranno anch’essi condannati.