Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 3/12/2010, pagina 96, 3 dicembre 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
18 settembre 2000 Gi Effe
«Tu dici che lo fanno?». «No, impossibile, sarebbe uno scandalo pazzesco». «Eppure li hai visti, si sono già baciati senza il minimo…». «Vabbè, ma passare dal bacio alla…». «E invece guardali lì che si buttano dietro al divano!». Sullo schermo televisivo il divano e una tenda coprono l’accoppiamento, non si vede niente, ma si sentono gemiti e sospiri inequivocabili. È l’alba del quinto giorno del nuovo programma «Grande Fratello», che passa sugli schermi di Canale 5 e finora non ha avuto particolare successo. Si tratta di un «format» preso dalla tv olandese e il suo titolo allude alla cupa utopia dello scrittore inglese George Orwell, che nel romanzo «1984» ha descritto una società minuziosamente dittatoriale in cui la tv del salotto serve al governo del Grande Fratello per controllare ogni gesto dei cittadini. Ma nel format del 2000 il governo siamo noi spettatori e lì, sotto l’occhio delle telecamere, 10 persone vivono per 99 giorni la loro vita, spiate 24 ore su 24 in ogni angolo di una villetta costruita appositamente negli studi di Cinecittà. Chi sono queste cavie? Una bagnina, una studentessa, un cuoco, un pizzaiolo, un ingegnere. Gente qualsiasi, scelta per l’esperimento proprio perché qualsiasi. Ci sono stati, negli anni, molti concorsi a premi dove i concorrenti erano tenuti a rispondere a indovinelli, a esibire competenza in diversi rami del sapere, a dimostrare comunque un minimo di cultura; ma nel Grande Fratello non è richiesta nessuna speciale attitudine. I 10 concorrenti parlano, si muovono, litigano, mangiano, dormono, si baciano, si accoppiano senza nemmeno dover recitare. Gli si chiede di dimenticare la presenza delle telecamere e di essere semplicemente se stessi davanti a un pubblico di guardoni. Che infatti, dopo la clamorosa scena dietro al divano, va in delirio per il programma.
Quei 10 protagonisti non sono nessuno, non hanno talenti, non hanno niente che li distingua dal loro pubblico che, appunto per questo, li adora. È il trionfo dell’egalitè invocata dalla rivoluzione francese? Da qui in avanti ognuno potrà sentirsi a sua volta «qualcuno» e forse proprio di qui si gettano i semi di quella democrazia totale, diretta, assoluta grazie alla quale chiunque avrà la possibilità di dire la sua su qualsiasi argomento. E i due pubblici peccatori? Lei, Plevani Cristina, dopo aver vinto il Gi Effe è rientrata nelle pieghe del nulla. Lui, Taricone Pietro, ha avuto una breve e intensa vita di attore tra cinema e tv, stroncata da un incidente di paracadutismo, sport di cui era appassionato cultore.