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 2010  dicembre 02 Giovedì calendario

DOSSIER ITALIA_RUSSIA

(Parola in argomenti1 Ber_ru)

C/NF Classification noforn
S/NF Secret noforn

“S/NF”, significa “SECRET NO FORN” (Secret No Foreigners): un rapporto vietato ai non americani, insomma che ha per destinatari solo “occhi Usa”. Sui documenti è scritto Noforn (tutto attaccato)

ITALIA-RUSSIA TUTTI I DOSSIER USA (Corsera)
Nuove rivelazioni di Wikileaks sulle relazioni Italia-Russia. Resi noti i dossier degli Stati Uniti su retroscena, sospetti e accuse sui rapporti di Berlusconi con Putin. Ad allarmare Washington gli intrecci tra politica e affari e il patto sull’energia tra Mosca e Roma. Nel gennaio 2009 l’allora ambasciatore americano Spogli sottolinea come il premier italiano apprezzi «lo stile macho e autoritario» del leader russo. Il diplomatico riferisce anche che Berlusconi «né accetta, né chiede consigli» sulla politica verso la Russia.
Lo stretto vincolo Putin-Berlusconi e il patto sull’energia Russia-Italia allarmano Washington. Nel gennaio del 2009 – si legge in uno dei documenti diffusi da Wikileaks - l’allora ambasciatore americano Spogli è severo nel suo giudizio e sottolinea come il presidente del Consiglio italiano apprezzi «lo stile macho e autoritario» del leader russo. Il diplomatico riferisce anche che, da tutti i colloqui avuti con fonti italiane (dal Ministero degli Esteri al Pdl), è evidente che è solo Berlusconi a decidere sulla politica verso la Russia. «L’ambasciatore della Georgia a Roma – scrive Spogli – ci ha riferito che il suo governo ritiene che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale su ogni pipeline sviluppata da Gazprom in coordinamento con l’Eni». Sempre nel cablo, gli americani sostengono che quando affrontano la questione con esponenti del Pdl la risposta è sempre la stessa: «La figura chiave è Valentino Valentini».
«Berlusconi ammira l’autoritario Putin»
3. (C/NF) Mentre molti intellettuali europei di sinistra riconoscevano che - a parte il suo approccio autoritario nel governare - la Russia di Putin somigliava poco agli ideali comunisti - questo non ha dissuaso i comunisti italiani e altri politici di sinistra dall’essere apertamente pro-Russia sulla base della solidarietà ideologica.

Questo, combinato con l’età avanzata dei politici italiani di alto livello (65-70) impedisce a molti dell’estrema sinistra nello spettro politico italiano di andare oltre una visione del mondo nata (e apparentemente congelata) durante la Guerra Fredda.

4. (C/NF) Durante la Guerra Fredda, gli interessi degli affari italiani hanno spesso costeggiato la linea di quel che era appropriato nel loro perseguimento del mercato sovietico. Dopo il collasso dell’Unione sovietica, l’esplosione del benessere in Russia ha creato una grande domanda di oggetti di lusso, esclusivi, dall’Italia.

Dal 1998 al 2007 le esportazioni italiane in Russia crebbero del 230%, da 2,7 miliardi di euro a 9,5 miliardi. Molti degli uomini d’affari italiani iniziarono a vedere la Russia come un mercato senza limiti che potevano compensare la perdita di esportazioni in altri paesi. Questi uomini d’affari hanno mantenuto forti legami con politici di destra orientati al libero mercato, incluso il patron più in vista del business italiano: il premier Silvio Berlusconi.

5. (C/NF) (...) Nel recente passato Putin ha tenuto più incontri bilaterali con primi ministri italiani che con qualsiasi altro leader mondiale. E’ stato il primo leader a incontrare Berlusconi dopo le elezioni del 2008, andando a trovarlo in Sardegna addirittura prima che giurasse. Berlusconi crede che Putin sia suo personale amico e continua ad avere più contatti con Putin che con qualsiasi altro leader mondiale. Durante la crisi della Georgia, Berlusconi parlò con Putin quotidianamente per una settimana. La base di questa amicizia è difficile da stabilire ma molti interlocutori ci hanno detto che Berlusconi crede che Putin, un «tycoon», ha più fiducia in Berlusconi che in qualunque leader europeo (...)Berlusconi ammira lo stile macho, decisionista e autoritario del suo modo di governare(...)

«IL PREMIER E I SUOI TRAGGONO PROFITTI»
6. (S/NF) I nostri contatti sia nell’opposizione di centro sinistra Pd che nel Pdl di Berlusconi hanno portato a conclusioni nefaste. Essi credono che Berlusconi e i suoi amici intimi si stiano approfittando personalmente e in maniera molto abile di molti degli accordi energetici tra l’Italia e la Russia. L’ambasciatore georgiano a Roma ci ha detto che il governo della Georgia crede che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale di profitti sui gasdotti costruiti da Gazprom insieme all’Eni. Quando solleviamo la questione della Russia con i nostri contatti nel Pdl loro di solito ci fanno il nome di Valentino Valentini, un membro del Parlamento e una specie di figura ombra che lavora come uomo chiave di Berlusconi in Russia sebbene non abbia neanche una segretaria. Valentini, che parla russo e va in Russia molte volte al mese, appare molto spesso al fianco di Berlusconi quando incontra altri leader mondiali. Non è chiaro cosa faccia a Mosca durante le sue frequenti visite ma si dice che curi gli interessi commerciali di Berlusconi nel Paese.

7. (C/NF) Tutti i nostri interlocutori — al ministero degli Esteri, nell’ufficio del premier, nel Pdl e anche nell’Eni — raccontano che Berlusconi decide la politica italiana sulla Russia da solo, senza cercare o accettare consigli. Tutti sono riluttanti ad affrontarlo anche quando sta dando il suo peggio sulla Russia. Nel novembre del 2008, dopo una conferenza stampa disastrosa nella quale, tra l’altro, il premier ha descritto l’allargamento della Nato, il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo e lo scudo missilistico come «provocazioni americane» alla Russia, i funzionari del governo italiano hanno messo la testa sotto la sabbia. In risposta alle nostre obiezioni il ministero degli Affari Esteri e lo staff del primo ministro ci hanno mandato direttamente dal premier, invece che portagli la cattiva notizia che le sue parole avevano contrariato non solo gli americani ma anche gli altri membri del gruppo di contatto per i Balcani, per non menzionare i Cechi e i Polacchi. Anche il ministro degli Esteri Frattini ammette di non esercitare alcuna influenza su Berlusconi sulla Russia.

«Frattini è visto dai più solo come messaggero» -
8. (C/NF) Berlusconi tratta la politica russa come tratta gli affari interni italiani - tatticamente e giorno per giorno. Il suo desiderio più impellente è di rimanere nelle grazie di Putin e ha spesso dato voce a opinioni e dichiarazioni che gli erano state passate direttamente da Putin. Un esempio: nei giorni successivi alla crisi della Georgia, Berlusconi ha cominciato a dire che la Georgia era l’aggressore e che il governo della Georgia era responsabile per la morte di centinaia di civili nell’Ossezia del Sud.

9. (C/NF) Capire chi potrebbe avere qualche influenza sulla politica di Berlusconi in Russia non è un compito facile. Una cosa comunque è certa - non le istituzioni di politica estera del governo italiano. Frattini è visto dai più come il messaggero di Berlusconi per quanto riguarda la Russia, infatti si è definito tale con il vicepresidente Cheney durante la sua visita a Roma nel settembre del 2008.

«Il bisogno di energia che crea dipendenza» -
10. (C/NF) Nel 2008 il ministero degli Affari Esteri ha cercato di produrre una strategia di politica estera per il governo italiano. In un paper intitolato «Rapporto 2020» il ministero degli Affari Esteri sottolineava il bisogno di cercare «una relazione privilegiata» con Mosca per sopperire a una preoccupazione crescente: quella dell’energia

15. (C/NF) L’Italia non è sicuramente ignara dei pericoli insiti nella sua dipendenza dalla Russia e sta facendo quello che può per evitare di aumentare la quantità di energia che prende dalla Russia. Non appena tornato al potere Berlusconi annunciò il ritorno al nucleare. Ma il progetto richiederà grandi spese, un impegno di lungo termine e la soluzione di alcuni problemi ambientali.

16. (C/NF) La combinazione di simpatia, dipendenza dall’energia, mancanza di influenza istituzionale e la relazione personale tra Putin e Berlusconi forniscono alla Russia un alleato affidabile, disponibile a lavorare all’interno della Ue in favore della Russia.

«Quel legame diretto tra i due leader» -
(C/NF) ---(protetto) il 4 febbraio, durante un pranzo, ci ha detto che l’ambasciata e il ministro degli Esteri spesso vengono a sapere di rimando di conversazioni tra Putin e Berlusconi. ---ci ha espresso la sua frustrazione sulla «linea diretta» del Primo ministro che spesso lascia l’ambasciata all’oscuro. Il ministro degli Esteri e l’ambasciata vengono informati di un’azione da intraprendere senza essere messi a conoscenza del retroscena, l’unica cosa che viene loro detta è che Putin e Berlusconi si sono messi d’accordo sulla tal questione. ---ha spiegato che mentre questa relazione così stretta non è ideale dal punto di vista della burocrazia può essere a volte utile. Ha citato il caso della vendita a Gazprom da parte di Eni del suo 20% di azioni della Gazpromneft. Ha detto che Gazprom voleva pagare meno del prezzo di mercato ma che alla fine ha cambiato idea dopo che Berlusconi aveva fatto pressioni su Putin.

«South Stream e Samsun-Ceyhan» -
4. (C/NF) –––– ha rilevato che l’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni e «noi» (presumibilmente il governo italiano) sono in costante contatto con il vicepremier russo e «zar dell’energia» Igor Sechin. –––– osserva che ultimamente le discussioni vertono su un legame d’affare tra South Stream e il progetto Samsun-Ceyhan, il gasdotto turco di cui L’Eni è partner operativo. Ha spiegato che l’Eni e il suo partner turco (che ha detto essere il genero del premier turco Erdogan) necessita del petrolio russo per trasformare in realtà Samsun-Ceyhan, mentre Gazprom ha bisogno della cooperazione turca per procedere con South Stream.

«Controllano patrimoni nelle rispettive economie» -
(C/NF) MOSCOW 00000266 002 OF 002 Sui temi più importanti sembra che le relazioni economiche tra Russia e Italia siano condotte in prima persona dai due premier che hanno una linea diretta tra loro e controllano allo stesso tempo alcuni dei più grandi patrimoni delle loro rispettive economie.

A qualsiasi scopo siano dirette le loro attività, è molto probabile che i due non si stiano basando soltanto su calcoli commerciali o di mero profitto.

Come il nostro stesso contatto ha riconosciuto --«sembra che ogni cosa che avviene ai livelli più bassi sia soltanto per puro spettacolo».

«Gli scambi azionari tra Gazprom, Eni ed Enel e la divisione degli assets della Yukos»
(C/NF) ---ha detto che l’ambasciata italiana sta organizzando una visita di una delegazione per il commercio e l’investimento nella città di Novy Urengoi, nella regione di Yamal, il luogo che è stato prescelto dalla Severenergia, una joint-venture tra Gazprom, l’Eni, l’Enel.
Gazprom ha comprato un pacchetto d’azioni di Severenergia dall’Eni e dall’Enel, che hanno permesso a Severenergia di acquisire alcune delle proprietà della ex compagnia petrolifera Yukos durante l’asta per la bancarotta.

Il caso Litvinenko e le ombre su Putin -
Dan Fried (assistente segretario di Stato) nel suo incontro col consigliere diplomatico di Chirac Maurice Gourdault-Montagne si è focalizzato sulla Russia, con la Francia in una posizione difensiva. Fried ha commentato che la tendenza a breve termine in Russia è negativa, annotando le crescenti indicazioni che l’indagine britannica sull’uccisione di Litvinenko potrebbe ben indicare un qualche coinvolgimento russo. MGM ha richiamato l’attenzione sulla dichiarazione di Chirac per incoraggiare i russi a cooperare nell’inchiesta. Si è chiesto ad alta voce chi potesse aver dato l’ordine, ma speculava che l’omicidio probabilmente coinvolgeva una resa dei conti fra servizi piuttosto che un ordine diretto dal Cremlino. Fried, facendo notare l’attenzione di Putin ai dettagli, aveva dubitato che elementi dei servizi segreti potessero operare, soprattutto in Gran Bretagna, senza che Putin ne fosse a conoscenza. Descrivendo l’attuale atmosfera come strana, descriveva la Russia come sempre più fiduciosa di sé, al punto di sfiorare l’arroganza.

Il direttore della radio indipendente Eco di Mosca, Aleksandr Venediktov, come molti altri, legava l’uccisione di Litvinenko con quella della Politkovskaja. Venediktov legava entrambi i delitti a elementi in pensione dell’ex Kgb o agenti dell’intelligence militare controllati da forze o dentro o fuori dal Cremlino. Putin, secondo Venediktov, è ben cosciente del gioco, ma non è in grado di fermarlo, in parte perché non è sicuro sui responsabili. Venediktov condivide l’opinione che Putin tiene in conto la sua reputazione in Occidente, e che sabotarla è un modo per fargli riconsiderare la sua decisione di lasciare il Cremlino nel 2008.
Guido Olimpo, Corriere della Sera 2/12/2010

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PETROLIO E TV IL GRANDE INTRECCIO COLOGNO-MOSCA - (Mucchetti-Agnoli Corsera)
Se non si troverà il nome nelle informative diplomatiche messe in rete da Wikileaks, è probabile che non si saprà mai con burocratica certezza a chi faceva riferimento l’ambasciata americana quando accennava a un mediatore riservato, che «parla il russo», tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. E tuttavia, da tempo, le cronache finanziarie individuano questa figura in Antonio Fallico, presidente di Intesa Sanpaolo Russia, advisor di Gazprom per l’Italia, e dunque abituale interlocutore di Eni ed Enel. Sessantacinquenne, siciliano d’origine, abbigliamento anonimo ma fresco autore per Feltrinelli di un romanzo intrigante, «Prospettiva Lenin», ambientato nella Mosca della perestroika, Fallico ricevette grandi e pubblici elogi da Berlusconi in persona quando, nel 2004, il premier italiano volle intervenire all’inaugurazione della filiale russa di Intesa, benché questa avesse allora non più di 23 dipendenti. Chi assistette alla scena rimase colpito dal fatto che Berlusconi non spese una parola per il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, e per l’amministratore delegato, Corrado Passera, presenti per ragioni d’ufficio, e quasi rubò la scena al collega russo Michail Fradkov, invitato d’obbligo. Del professor Fallico, Berlusconi ha parlato come del suo uomo di fiducia all’amico Putin. Il quale, però, ha tutte le informazioni per sapere che Fallico ha una storia tutta sua, che può certo incrociare Berlusconi e i suoi amici come tanti altri imprenditori e uomini di governo italiani impegnati in transazioni con l’Urss e poi con la Federazione Russa e le altre repubbliche ex sovietiche. Una storia che ha perfino favorito il dialogo interreligioso tra il Patriarcato ortodosso di Mosca e i Francescani.

Fallico mise piede a Mosca per la prima volta nel 1974, per seguire piccoli affari come il commercio di barre d’oro, per conto della Banca cattolica del Veneto. Nel 1989 aprì la prima rappresentanza vera e propria del Banco Ambroveneto, che aveva nel frattempo assorbito la «sua» banca. E poi fu Intesa. Una così lunga durata presuppone un rapporto fiduciario molto forte con chi guida Intesa Sanpaolo, e cioè con Bazoli, ancorché il professore bresciano entri in scena 8 anni dopo l’esordio di Fallico all’ombra del Cremlino.

Berlusconi può aver pensato di annettersi questo raffinato ufficiale di collegamento tra Milano e Mosca forse perché, nella seconda metà degli anni Ottanta, Fallico aveva aiutato la Silvio Berlusconi Editore ad aggiudicarsi i diritti di alcuni libri sulle riforme gorbacioviane e in quelle occasioni aveva incontrato Fedele Confalonieri e Marcello Dell’Utri, suo antico compagno di collegio a Bronte. Ma la professione è una cosa e la mediazione privata un’altra.

La distinzione è venuta a galla tra il 2005 e il 2006 sulla delicata questione del gas. Gli accordi tra Eni e Gazprom prevedevano che l’azienda italiana retrocedesse alla russa 3 miliardi di metri cubi l’anno, già acquisiti tramite gli storici contratti take or pay, affinché Gazprom potesse venderli direttamente a clienti italiani. Partita delicata per più di una ragione: Gazprom è considerato negli Usa il braccio secolare dell’imperialismo energetico del Cremlino; l’Eni non ha interesse a veder diminuire il suo ruolo di intermediario tra i pozzi siberiani e i consumatori italiani; i russi non hanno una rete di vendita propria in Italia e dunque devono appoggiarsi a qualcuno, e questo qualcuno sono soprattutto le ex municipalizzate. Intesa Russia stava dunque cucendo un accordo tra Gazprom e le varie A2A, quando si è messo in mezzo un uomo d’affari milanese, Bruno Mentasti, di nessuna esperienza nel settore ma intimo dell’inquilino di Palazzo Chigi, con una joint-venture tra sé medesimo ed esponenti di Gazprom basata a Vienna. Intesa Russia consiglia cautela a tutti: se in Russia la catena di comando è ferrea, in Italia lo è assai meno. E infatti Berlusconi perde le elezioni. Fallico porta Alexander Medvedev dal nuovo premier, Romano Prodi. L’Eni rientra in campo solo dopo per tornare al canovaccio iniziale, senza il passaggio da Mentasti, utile a lui e ai suoi soci, ma non a un trasparente commercio italo-russo. Si è così arrivati a una joint-venture tra A2A, Iren e Gazprom Germania, in attesa che il colosso russo apra la sua filiale italiana a Verona, dove Fallico anima la Fondazione Eurasia. E Berlusconi ha poi lasciato perdere.
S. AGNOLI e M. MUCCHETTI

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E.ON ESCE DA GAZPROM CEDUTA LA QUOTA - (De Feo Corsera)
Il numero uno dell’energia E.On volta pagina. E cede per 3,4 miliardi il suo pacchetto del 3,5% in Gazprom (il 2,7% alla banca russa Vse e lo 0,8% sul mercato), con una plusvalenza di circa 2,5 miliardi di euro. Con questo passo il nuovo Ceo di E.On Johannes Teissen mette in pratica la nuova strategia di cessione di partecipazioni per 15 miliardi nei prossimi tre anni e punta a investire nei paesi ad alta crescita extraeuropei e ad abbattere il debito da 45 miliardi. Tuttavia, nonostante le assicurazioni del colosso tedesco, sulla prosecuzione degli investimenti in Russia, taluni osservatori interpretano il disimpegno come un riflesso del raffreddamento delle relazioni economiche fra la Germania e la Russia, emerse dopo il recente incontro a Berlino fra la cancelliera Angela Merkel e il premier russo Vladimir Putin.
La quota azionaria detenuta da E.On in Gazprom era stata acquisita per gradi a partire dal ’98, fino al 6,4% nel 2006 (e poi quasi dimezzata), a suggello dell’amicizia fra Germania e Russia. Ma ora Teissen punta più sulla costruzione e la gestione delle centrali energetiche nei paesi emergenti. E ieri ha precisato che la cessione «non cambia nulla nella strategia» con Mosca, dove rimarrà «un investitore attivo» (possiede quote in Yuzhno Russkoye e nelle centrali elettriche Ogk-4).
Gli esperti si attendevano che E.On avrebbe tenuto almeno una quota simbolica di Gazprom, che è il primo fornitore di gas di Berlino. E si chiedono ora quale sarà l’effetto sulle condizioni dei contratti di lungo termine con Gazprom per la fornitura di gas, in via di definizione con la controllata E.On-Ruhrgas. Probabilmente, il disimpegno di E.On è stato negoziato settimana scorsa nell’incontro piuttosto freddo fra la cancelliera Merkel e il premier Putin. Il quale, secondo indiscrezioni, aveva fortemente criticato il disimpegno di E.On, in un incontro con industriali tedeschi. E aveva preferito cenare con l’amico ed ex cancelliere Gerhard Schröder, capo-controllore della pipeline Northstream, controllata da Gazprom e partecipata da E.On e Basf, ancor prima di incontrare il governo tedesco.
Marika De Feo, Corriere della Sera 2/12/2010

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«LA GEORGIA ACCUSA: PUTIN PAGA BERLUSCONI PER GLI AFFARI GAZPROM» (Republica. Sotto, i box)
«La voglia del primo ministro Berlusconi di essere percepito come un importante giocatore europeo in politica estera» sta portando l´Italia a «sostenere gli sforzi russi di danneggiare la Nato». La «corrosiva influenza» di uno stato che gli Usa considerano «in mano alla mafia» sta «minacciando la credibilità» di Berlusconi e «sta diventando irritante per le nostre relazioni». Firmato: l´ambasciatore americano a Roma Reginald Spogli.
Sono un atto d´accusa devastante i cable spediti dall´Italia a Washington per segnalare alla Casa Bianca la deriva dell´alleato. «Purtroppo» si legge nei dispacci resi noti da WikiLeaks e pubblicati oggi dal New York Times «Berlusconi tratta la politica russa come fa con gli affari domestici: tatticamente e giorno per giorno. Il suo preponderante desiderio è di rimanere nelle grazie di Putin ed ha frequentemente dato voce a opinioni e dichiarazioni che gli sono state passate direttamente da Putin». Ma non è soltanto la politica del singolare alleato a preoccupare Washington. «Contatti avuti sia con il partito di opposizione di centrosinistra, Pd, sia con lo stesso partito di Berlusconi, Pdl, hanno alluso a una relazione ancora più nefanda. Loro credono che Berlusconi e i suoi intimi stiano approfittando personalmente e a mani basse dei molti accordi sull´energia tra la Russia e l´Italia. L´ambasciatore della Georgia a Roma ci ha detto che il governo georgiano ritiene che Putin ha promesso a Berlusconi una percentuale di profitto da ogni gasdotto sviluppato dall´Eni insieme a Gazprom».
Tra Roma e Mosca è un movimento continuo. E il trait d´union che le fonti indicano all´ambasciata è «Valentino Valentini, un membro del parlamento e una sorta di uomo ombra che opera come uomo chiave di Berlusconi a Mosca, praticamente senza staff o segreteria. Valentini, che parla russo e va a Mosca diverse volte al mese, appare frequentemente al fianco di Berlusconi quando si incontra con gli altri leader. Che cosa faccia a Mosca durante le sue frequenti visite non è chiaro ma si vocifera che curi gli interessi di Berlusconi in Russia».
«Le basi di questa amicizia sono difficili da comprendere, ma molti interlocutori ci dicono che Berlusconi crede che Putin abbia fiducia in lui più che negli altri leader europei». Gli interlocutori dell´ambasciatore sono persone che sanno di che cosa stanno parlando. «Un contatto nell´ufficio del primo ministro» si legge nel cable «ci ha raccontato che i loro frequenti incontri sono accompagnati dallo scambio di regali lussuosi». D´altra parte «l´influenza russa sulla politica italiana» ha il suo «fattore più importante nell´attenzione personale che Putin riserva a questa relazione. E´ stato il primo leader mondiale a incontrarsi con Berlusconi dopo le elezioni del 2008, arrivando in Sardegna per incontrare il premier designato prima ancora che avesse giurato. Berlusconi crede che Putin sia un suo amico intimo e continua ad avere più contatti con lui che con altri leader del mondo».
«L´influenza nefanda» porta Berlusconi, chiamato "il portavoce di Putin" a definire in una «disastrosa conferenza stampa» nel novembre del 2008 «l´espansione della Nato, l´indipendenza del Kosovo e la difesa missilistica come ‘una provocazione degli Usa verso la Russia». La misura degli americani è colma. «Anche il ministro degli Esteri Frattini ammette di non avere nessuna influenza su Berlusconi». Durante una visita in Italia è addirittura «il vicepresidente Dick Cheney a chiedere conto a Frattini del poco cooperativo atteggiamento pubblico dell´Italia». Con che effetti? «Un sottomesso Frattini nota che, mentre lui avrebbe forti opinioni sull´argomento, nondimeno ha ricevuto gli ordini di marcia dal primo ministro». Un´altra fonte molto vicina al premier racconta che «l´ambasciatore e il ministro degli Esteri spesso sanno dei colloqui avuti tra Berlusconi e Putin soltanto quando sono avvenuti e con pochi background». C´è dunque tutta la «frustrazione» per essere «lasciati all´oscuro».
La ragione di questo rapporto è sempre quella. «Berlusconi ammira lo stile di governo macho, decisivo e autoritario di Putin, che crede corrispondere anche al suo». Uno stile nel quale i due si intendono al volo. E all´Italia può anche essere utile. Come «nel caso della vendita a Gazprom da parte dell´Eni del suo 20 per cento di Gazpromneft, una sussidiaria» dei russi. Mosca insisteva «per pagare al di sotto del prezzo di mercato ma alla fine paga» il giusto «dopo che Berlusconi aveva fatto valere il suo peso con Putin».
Angelo Aquaro, la Repubblica 2/12/2010

Box:
La linea diretta
Un diplomatico italiano ci ha detto che fra Berlusconi e Putin esiste una linea diretta
Dal Pdl ci avvicinano in privato: sono interessati a contrastare la passione di Berlusconi verso Putin
Un diplomatico italiano ci ha detto che fra Berlusconi e Putin esiste una «linea diretta» tanto che l´ambasciata e il ministero degli Esteri «venivano messi al corrente delle conversazioni fra i due solo dopo che erano accadute e conoscevano solo alcuni dettagli e poco background. Una vicinanza definita nel file «più un danno che un beneficio». Berlusconi è coinvolto direttamente anche nelle strategie commerciali: il cablogramma racconta che quando l´Eni vende il 20% di una sua società alla Gazprom, i russi vorrebbero pagare un prezzo inferiore a quello di mercato ma l´intervento del primo ministro riesce a riportare l´affare su margini più corretti.

La fronda nel Pdl
Membri del Pd notano che l´Eni ha più contatti con i leader politici ed economici della Russia della stessa ambasciata e che i messaggi politici sono passati attraverso questi canali economici e commerciali
Per affrontare il problema, l´ambasciata ha messo a punto una strategia che punta a figure chiave dentro e fuori il governo (...). La strategia sta dando i suoi frutti. L´opposizione sta cominciando a dire che il premier prende le parti sbagliate nel dibattito e alcuni membri del Pdl hanno cominciato ad avvicinarci in maniera privata per dire che vorrebbero parlare di più con noi sulla Russia e hanno mostrato il loro interesse a sfidare la passione di Berlusconi nei confronti di Putin

La frustrazione di Frattini
Tutti i nostri interlocutori ci dicono che Berlusconi decide la politica russa da solo. Tutti sono riluttanti ad affrontarlo. Anche il ministro degli Esteri Frattini ammette di non avere influenza su Berlusconi in materia. Quando ha incontrato il vicepresidente a Roma, Cheney lo ha affrontato sulla politica italiana nei confronti della Georgia, che non è stata utile per noi. Un sottomesso Frattini ha notato che lui avrebbe anche delle forti posizioni in materia, ma riceve ordini su questo dal primo ministro.

L´elogio del machismo
«Berlusconi considera Putin un amico personale e continua ad avere con lui più contatti che con qualsiasi altro leader mondiale. Durante la crisi della Georgia i due si parlarono ogni giorno», scrive l´ambasciatore Spogli a Washington. «La basi di questa amicizia sono difficili da determinare. Berlusconi ammira lo stile macho, deciso ed autoritario di governo di Putin, che per Berlusconi è simile al suo stile. Putin ha dedicato molta energia nel conquistare la fiducia di Berlusconi». Spogli dice che durante gli incontri tra i due «vengono scambiati regali costosi».

Il potere dell´Eni
L´Eni, l´ente parastatale più importante, ha un immenso potere politico. La sua lobby presso il governo dispone di fondi più sostanziosi rispetto a molti uffici governativi. Ha addirittura un proprio rappresentante diplomatico assegnato al Ministero degli Esteri. Si sospetta persino che abbia giornalisti sul libro paga. Berlusconi dà udienza al direttore dell´Eni Paolo Scaroni tanto spesso quanto al ministro degli Esteri. Il direttore degli affari governativi dell´Eni ha ammesso con noi che incontra Gianni Letta una volta a settimana

La voce di Putin
"Il suo strabordante desiderio di restare nelle grazie di Putin lo porta a dare voce a opinioni dello stesso Putin"
Berlusconi tratta la Russia come fa con la politica interna: in modo tattico e su base quotidiana. Il suo strabordante desiderio è di rimanere nelle grazie di Putin e ha spesso dato voce a opinioni e dichiarazioni che gli sono state passate direttamente da Putin. Uno di questi esempi si è verificato dopo la crisi della Georgia, quando Berlusconi ha iniziato ( e tutt´ora insiste) a dire che la Georgia era l´aggressore e che il governo della Georgia era responsabile per la morte di centinaia di persone nell´Ossezia meridionale

L´uomo chiave -
"Ogni volta che solleviamo il problema Russia-Berlusconi ci indicano Valentini, figura misteriosa"
E´ Valentino Valentini «l´uomo chiave di Berlusconi in Russia, dicono i file diffusi ieri da WikiLeaks. «Ogni volta che sollevavamo il problema dei rapporti tra Berlusconi e la Russia - scrive Spogli - le nostre fonti nel Pdl e nel Pd ci indicavano Valentino Valentini, un deputato e una figura in qualche modo misteriosa, come colui che opera come uomo chiave di Berlusconi in Russia, sebbene non abbia uno staff e nemmeno una segretaria. Valentini, che parla il russo e che si reca in Russia molte volte al mese, frequentemente appare al lato di Berlusconi quando incontra gli altri leader mondiali».

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ECCO IL DOSSIER SUL GAS - (La stampa)
Vladimir Putin al centro del sistema di corruzione russo, basato su una gestione personalizzata delle risorse energetiche che ruota attorno a una società svizzera ed ha come interlocutore anche Silvio Berlusconi.

Questo emerge dai nuovi dispacci diplomatici Usa resi pubblici da Wikileaks che parlano di «gravi episodi di corruzione nel potere russo» riportando i commenti di diplomatici americani a Mosca su legami fra il «potere politico» e il «crimine organizzato» riferendosi in particolare al ruolo del sindaco di Mosca, Yuri Luzhkov, che in settembre ha dato le dimissioni. In uno dei dispacci Luzhkov viene accusato di gestire la municipalità ricorrendo a «criminali ordinari e ispettori corrotti». L’accusa a Putin è di essere al centro di questo sistema di potere fondato su «un’oligarchia gestita dai servizi segreti» facendo leva sulle immense risorse nazionali, a cominciare da petrolio e gas. Ed è in tale contesto che si parla dei rapporti con Berlusconi. All’origine del dispaccio in questione c’è un incontro avvenuto a Mosca fra un diplomatico italiano ed uno americano. È l’italiano a parlare di «esasperazione» per gli «stretti rapporti» fra i due leader: «Berlusconi e Putin hanno una linea diretta, il ministero degli Esteri italiano e l’ambasciata italiana a Mosca apprendono solo a posteriori le conversazioni» e «solo dopo che sono avvenute» senza peraltro «entrare nei dettagli». L’impressione dell’americano è che Berlusconi tratti con Putin scavalcando lo Stato italiano e il suo interlocutore lo conferma: «La relazione che hanno non è l’ideale dal nostro punto di vista e può provocare più danni che benefici ma a volte è utile».

Il riferimento è all’intervento di Berlusconi nella trattativa per vendere a Gazprom il 20% delle azioni di Gazpromneft detenute dall’Eni: «Gazprom insisteva per pagare le quote un prezzo inferiore a quello del mercato ma alla fine fece marcia indietro per le pressioni di Berlusconi su Putin» spiega la fonte italiana. Washington sospetta che Putin conduca simili trattative non tanto per conto di Mosca quanto a favore di propri investimenti, come la società svizzera Gunvor, la cui specializzazione è nel trading petrolifero: «Una delle fonti della misteriosa ricchezza di Putin» sostiene un documento. Un altro aspetto dei rapporti Berlusconi-Putin emerge da un telegramma datato 26 gennaio 2009 e firmato dall’allora ambasciatore Usa a Roma Ronald Spogli nel quale si legge: «L’ambasciatore georgiano a Roma ci ha detto che il suo governo crede che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti di ogni gasdotto Gazprom costruito assieme all’Eni».

La figura chiave nelle relazioni fra i due leader è Valentino Valentini, «l’uomo ombra che viaggia in Russia diverse volte al mese e sovente appare vicino a Berlusconi quando incontra altri leader mondiali». È lui, deputato del Pdl e consigliere diplomatico del premier, «l’uomo che cura - secondo il cablo di Spogli - gli interessi di Berlusconi in Russia». Dai cablo emerge anche una scarsa considerazione nei confronti del ministro Frattini: «Ha risorse ed esperienza scarse - scrive Spogli -, è largamente considerato solo il portavoce della politica russa di Berlusconi». Dubbi americani anche sui giornalisti italiani: «C’è il sospetto che l’Eni abbia dei giornalisti sul proprio libro paga - si legge in altro cablo -. E i membri di ambedue gli schieramenti ci hanno detto che è uno dei maggiori contribuenti finanziari di diversi think-tank».
"L’UOMO MISTERIOSO"
"Sarebbe Valentino Valentini «la persona chiave per gli affari del premier italiano a Mosca»"
Maurizio Molinari, La Stampa 2/12/2010

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IL SOSPETTO DELL’AMBASCIATORE SPOGLI: PERCENTUALI AL CAVALIERE SUL GAS RUSSO -
Per tutta la giornata la parola d’ordine alla Farnesina è stata nascondere ogni imbarazzo e offesa. La riparazione di Hillary Clinton, che ha indicato in Berlusconi un amico fidato di tutte «le amministrazioni americane, democratiche e repubblicane», sembrava aver saturato le ferite di Wikileaks. Ma ieri è stato anche il giorno della pubblicazione dei file con i sospetti e i giudizi critici dell’ex ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli, sui rapporti d’amicizia, e forse d’affari, tra Berlusconi e Putin. Un crescendo di pubblicazioni, fino al sospetto più pesante, battuto nella notte dalle agenzie di stampa.
«L’ambasciatore georgiano a Roma - ha scritto Spogli in un documento ”segreto” inviato nel gennaio 2009 - ci ha detto che il suo governo crede che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti che vengono da ogni gasdotto costruito da Gazprom in collaborazione con Eni». Spogli ha riferito che questo sospetto accomuna in Italia «esponenti della maggioranza di centrodestra e dell’opposizione». E che le intense relazioni con Putin sono diventate via via «veramente irritanti» per stessa relazione tra Italia e Stati Uniti. In un altro dispaccio riservato è stato indicato Valentino Valentini, deputato e strettissimo collaboratore del Cavaliere, come «l’uomo chiave di Berlusconi in Russia». Valentini parla il russo e secondo Spogli «si reca a Mosca molte volte al mese». Ancora: «Si vocifera che sia là per curare gli interessi e gli affari di Berlusconi in Russia».
Nei documenti firmati da Spogli è scritto ancora che Berlusconi «appare sempre più essere il megafono, il portavoce di Putin». Che «la visione dell’Eni sulla situazione energetica europea» è in modo «preoccupante simile a quella di Gazprom e del Cremlino». E che «c’è anche il sospetto che l’Eni abbia dei giornalisti sul proprio libro paga». In un suo rapporto Spogli descrive anche le pressioni esercitate (e i contatti con altri politici Pdl) dall’ambasciata americana a Roma per «fornire una visione alternativa all’insistenza con cui Berlusconi parlava della Russia come un Paese democratico e stabile».
I primi file attribuiti a Spogli erano cominciati a circolare nel pomeriggio. Ma sembravano decisamente meno dirompenti. Si parlava delle riunioni atlantiche seguite alla crisi georgiana. «Berlusconi e Putin - secondo Spogli - si sono già parlati e ci aspettiamo che la Russia cerchi di sfruttare la relazione personale tra i due per spingere l’Italia e far fallire gli sforzi per condannare le azioni di Mosca nelle sedi internazionali». In quell’occasione Spogli informò Gianni Letta che l’amministrazione Usa non era contenta, anzi perplessa per le cose dette dal ministro Frattini.
La ricostruzione della Farnesina è diversa: mentre il presidente di turno della Ue, Sarkozy, partì a bomba contro Mosca, Berlusconi e Frattini invocarono una «posizione unitaria ed equilibrata» che sarebbe stata l’unica garanzia per convincere Mosca a fermarsi. Secondo Frattini quella posizione fu poi condivisa da Condoleezza Rice. Invece Spogli in un altro dispaccio, reso pubblico stanotte, ha continuato a descrivere la diplomazia italiana come un sostegno esterno agli «sforzi russi nel diluire gli interessi di sicurezza americani in Europa». E lo stesso ministro Frattini, secondo Spogli, è «largamente considerato solo il portavoce della politica russa del premier Berlusconi».
Claudio Rizza, il Messaggero 2/12/2010

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ENERGIA E SOLDI RUSSI (Agnoli Corsera)
Sarà anche una «Dago-spy» con «impatto zero» sulle relazioni internazionali, come ha sostenuto il capoazienda dell’Eni Paolo Scaroni. «Cose note e stranote», ha aggiunto. Di fatto, però, le relazioni energetiche italiane con la Russia e il Medio Oriente, Iran compreso, interessano parecchio alla diplomazia Usa. Un indizio? Proprio mentre a inizio 2010 il segretario di Stato Hillary Clinton chiede alle ambasciate di Mosca e Roma informazioni su eventuali «investimenti personali» di Berlusconi e Putin, alcuni «Eni officials» vengono «sondati» da una delegazione del Comitato per gli affari esteri della Camera dei rappresentanti in trasferta in Italia. Con tema, si legge nel «cable» datato 22 gennaio 2010 dall’ambasciata di Roma, i rapporti con l’Iran, altro nervo scoperto dell’amministrazione di Washington.

Gli uomini Eni, secondo il resoconto, insistono che malgrado la volontà di cooperare con il governo Usa il gruppo intende onorare i propri obblighi contrattuali nella Repubblica islamica. Senza dare corso ad alcuna «nuova attività», argomentano, una distinzione che alla delegazione Usa sembra però dare luogo a un’«area grigia» ancora da chiarire, malgrado le spiegazioni già date da Scaroni per lettera all’ambasciatore David Thorne nel novembre precedente. Agli americani, comunque, l’Eni ribadisce la sua priorità: recuperare l’investimento fatto, 3 miliardi di dollari, cosa che avverrà presumibilmente entro il 2013 o l’inizio del 2014.

Ma il problema iraniano, ovviamente, non è l’unico a preoccupare i rappresentanti Usa. Sul fronte del già citato rapporto «straordinariamente stretto» tra il Cavaliere e Putin sembra emergere soprattutto il business del gas, visto che da Mosca arriva poco meno di un terzo del fabbisogno italiano. In particolare la questione «South Stream», il progetto di gasdotto sotto il mar Nero che dovrebbe tagliare fuori l’Ucraina e consegnare l’Europa — nella visione degli Usa — a una sempre maggior dipendenza da Mosca. Un’opera a suo modo colossale: migliaia di chilometri, di cui 900 sottomarini dalla Russia alla Bulgaria, 20-25 miliardi di euro di investimento, più di 60 miliardi di metri cubi l’anno di gas dal 2015. In questi anni Putin ha continuato a insistere sulla necessità della sua realizzazione — anche nel suo ultimo e recente viaggio dalla Merkel — trovando puntualmente una sponda nel premier italiano. Un po’ meno, negli ultimi tempi, nel Cane a sei zampe, che è pronto a cedere una fetta del suo 50% ai francesi di Edf e, in prospettiva, ai tedeschi di E.On (per dare il senso delle alleanze che si sono strette, va ricordato che l’ex Cancelliere Gerhard Schröder presiede il Nord Stream, il gemello settentrionale del South Stream).
È a questo (futuribile) fiume di denaro che si riferisce la Clinton? Pare di sì, anche se le voci sugli intrecci economici tra il «caro amico» Putin e Berlusconi si sono soffermate di recente anche sul possibile «aiuto» da parte di qualche oligarca russo per rilevare, nell’ordine, Villa Certosa in Sardegna, una quota del Milan, o addirittura una partecipazione in Mediaset. In quest’ultimo caso, a muoversi, sarebbe addirittura Gazprom, il monopolista statale dell’energia che tra le sue partecipazioni ha anche Gazprom-Media, attività che spaziano dalle tv alle radio, stampa periodica, Internet, produzione di film e persino teatri e raccolta pubblicitaria. Insomma, una piccola fotocopia del Biscione di Segrate.
Stefano Agnoli, Corriere della Sera 30/11/2010