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 2010  dicembre 02 Giovedì calendario

COLLABORAZIONI UNITE

Non sembra un’impresa facile trovare un filo conduttore tra i gruppi musicali nel social network MySpace, le pagine sul l’enciclopedia Wikipedia e gli archivi di immagini online. Ma è riuscita a Jeff Howe, ex giornalista di «Wired», con la definizione di "crowdsourcing": riunisce in un’unica parola la collaborazione tra professionisti e appassionati su internet per costruire progetti comuni attraverso il lancio di una "open call", una richiesta di contributi. L’intuizione ha dato vita nel 2008 a un libro, appena pubblicato in Italia.

E il reporter prova di nuovo a cogliere l’evoluzione dei modelli organizzativi su internet con la sua seconda opera, attesa per il 2011: ha circoscritto la sua indagine alla creatività del pubblico online e, in particolare, alle nicchie di fan. A partire, per esempio, dalle recensioni di film che inondano il web prima e durante l’uscita delle pellicole. Eppure, il crowdsourcing ha percorso una lunga strada negli ultimi anni. Apre le porte della partecipazione a ricercatori scientifici, designer, sviluppatori software. Contribuisce alle previsioni nei mercati finanziari e all’analisi dei dati. Alimenta con efficacia campagne elettorali, marketing e informazione. Ma Howe ammette in un post: «Avere milioni di persone impegnate in tante attività non significa che siano tutte eseguite bene. Eppure l’1% dei progetti è talmente buono che viene subito diffuso in modo virale attraverso internet».

La trasformazione è rapida. L’integrazione con le applicazioni per smartphone e tablet abilita la partecipazione in tempo reale. CrossLoop è un network globale di consulenti per l’informatica accessibile in diretta: chi ha bisogno di un consiglio può chiedere un aiuto e ricevere assistenza immediata attraverso il cellulare.

La leggendaria Harley-Davidson, invece, ha cambiato rotta: accetterà il contributo delle community di appassionati online su questioni legate al suo sviluppo tecnologico. «In Italia abbiamo un anno di ritardo, ma sono già una cinquantina i progetti, anche se spesso poco noti», dice Bruno Pellegrini, amministratore delegato di BlogTv e curatore dell’edizione italiana del primo libro scritto da Jeff Howe. Poi sottolinea: «Le grandi imprese spesso costruiscono proprie piattaforme per il crowdsourcing, oppure cercano partnership con altre aziende. Le Pmi, invece, si dimostrano interessate spesso all’outsourcing di attività specifiche».

Tre aree emergenti nella collaborazione online sono la raccolta di finanziamenti attraverso micropagamenti o donazioni (crowd funding), la distribuzione di microcompiti con la telefonia mobile (minitask) e la filantropia.

Un designer di Chicago, Scott Wilson, ha lanciato una proposta: costruire orologi di lusso collegando un iPod nano a cinturini eleganti. Aveva richiesto una cifra modesta, 15mila dollari, per avviare l’iniziativa con un appello postato sulla bacheca di Kickstarter, uno spazio per raccogliere versamenti di piccole somme. L’entusiasmo della community ha superato le attese: in una ventina di giorni ha ricevuto 300mila dollari. Ma altre opportunità inaspettate arrivano dalla diffusione della telefonia mobile nei paesi in via di sviluppo.

Txteagle, per esempio, è una società specializzata nell’esecuzione di microcompiti. E da poco ha stretto un accordo con le Nazioni Unite. Semplificando, invia messaggi a gruppi di persone selezionate in nazioni povere: nel sondaggio dell’Onu richiede un parere sulla qualità dei rapporti degli abitanti con il governo locale. Chi risponde al messaggio riceve un dollaro e viene ripagato del costo per l’sms.

Anche l’alleanza tra multinazionali e organizzazioni non profit passa attraverso il crowdsourcing. Sony ha lanciato con il Wwf una campagna per chiedere al pubblico online idee sulla riduzione dell’impatto ambientale attraverso le tecnologie. E Microsoft ha offerto alle associazioni senza scopo di lucro uno spazio per pubblicare richieste di tecnologie adatte allo sviluppo di iniziative solidali.