Il Sole 24 Ore 2/12/2010, 2 dicembre 2010
UN MINISTRO ESPERTO LA BARRA DEI CONTI E I VENTI DI TEMPESTA
Pubblichiamo l’editoriale dedicato ieri dal Financial Times alla situazione politica ed economica italiana. La crisi del debito europeo ha preso una piega minacciosa martedì scorso, risucchiando l’Italia verso il vortice che ha già inghiottito Grecia e Irlanda e promette di coinvolgere Portogallo e Spagna. I rendimenti dei titoli di stato italiani a dieci anni si stanno avvicinando al 5 per cento. Per la prima volta dall’adozione dell’euro nel 1999, il premio d’interesse richiesto dagli investitori per preferire queste obbligazioni ai titoli tedeschi analoghi è salito al di sopra dei due punti percentuali. Dato che l’Italia ha quasi 300 miliardi di euro di debito pubblico in scadenza nel corso del 2011, questi movimenti di mercato implicano un rischio considerevole per il futuro dell’unione monetaria europea.
Il governo italiano sostiene, a ragione, che i mercati stanno ignorando i punti di forza dell’Italia. Il debito pubblico è molto elevato - quest’anno raggiungerà il 118,5% del Pil - ma è finanziato principalmente dal mercato interno ed è stato tenuto abilmente sotto controllo per molti anni dai funzionari del ministero. Inoltre, in Italia il debito del settore privato è contenuto e le banche sono uscite quasi indenni dalla crisi finanziaria, grazie alla cautela adottata nella concessione dei prestiti.
Ma soprattutto, Giulio Tremonti, l’esperto ministro dell’Economia, ha giocato bene una partita difficile, da quando ha riassunto il ruolo dopo le elezioni dell’aprile 2008. Al suo quarto mandato, Tremonti ha capito subito che, in un momento di fortissime tensioni sul mercato, la situazione delle finanze pubbliche sarebbe stata il tallone d’Achille dell’Italia. Per questo ha stabilito come priorità il mantenimento del disavanzo pubblico entro limiti ragionevoli. Sebbene ciò sia costato una grave recessione nel 2009, ora l’economia sta crescendo di nuovo, anche se a ritmo lento.
La personalità e le politiche di Tremonti costituiscono importanti fattori di stabilizzazione, in un clima altamente volatile che culminerà il 14 dicembre, quando il voto nei due rami del Parlamento potrebbe rovesciare il governo Berlusconi. A prescindere dalle sorti del presidente del Consiglio tormentato dagli scandali, Tremonti sembra certo di restare al timone finanziario dell’Italia: o nel suo ruolo attuale oppure, tanto per fare un’ipotesi, come successore di Berlusconi. Ma la dura realtà è che il destino dell’Italia sembra sempre più legato a quello della Spagna. Se, infatti, l’Eurozona fosse costretta ad adottare misure di emergenza per salvare la Spagna, come ha già fatto per Grecia e Irlanda, la quota del conto a carico dell’Italia basterebbe a mettere sotto pressione le finanze del paese. E anche l’Italia, per quanto incolpevole, sarebbe a rischio. Per il bene dell’Eurozona nel suo complesso, la difesa dell’Italia deve partire dalla difesa della Spagna.
(Traduzione di Francesca Marchei)