La Stampa 2/12/2010, pagina 40, 2 dicembre 2010
Il marketing di Assange “Robin Hood” anti-finanza - Caro Direttore, ho letto con attenzione e apprezzamento la sua risposta ai due lettori in data 1˚ Dicembre e relativa al sito Wikileaks e alle sue «rivelazioni»; apprezzamento però che è venuto meno per le cinque righe finali e in particolare per il brutto inciso fra parentesi a chiusura delle sue considerazioni
Il marketing di Assange “Robin Hood” anti-finanza - Caro Direttore, ho letto con attenzione e apprezzamento la sua risposta ai due lettori in data 1˚ Dicembre e relativa al sito Wikileaks e alle sue «rivelazioni»; apprezzamento però che è venuto meno per le cinque righe finali e in particolare per il brutto inciso fra parentesi a chiusura delle sue considerazioni. Infatti - a parte il riferimento alquanto ridicolo ai libri di Vespa - il «salvo che non ci stufiamo prima» devono essere caso mai i suoi lettori a pensarlo o dirlo, mentre lei ha il dovere di riportare notizie che - in fin dei conti - si sono rivelate fino a questo momento veritiere. Il fatto è che la stampa cartacea da lei indicata come strumento in grado «ancora di fare la differenza», non solo ha trafugato numerosi file di Wikileaks (che, oltretutto - anche per non correre questo rischio e visto la grande mole - non potrebbe far altro che dosare le sue pubblicazioni), ma sta sostenendo la furiosa campagna in atto per zittire quel sito indipendente e neutralizzare (anche con un arresto del tutto arbitrario) il suo fondatore. GIORGIO QUAGLIA VILLADOSSOLA (VB) Quando Assange iniziò a vuotare il sacco con le sue rivelazioni, qualcuno ebbe a storcere il naso e si limitò a dire che c’era una denuncia nei suoi confronti per violenza sessuale. Poi tutto cadde nel vuoto, dimenticato, forse la vittima si è sbagliata. Ora., dopo l’attacco alle diplomazie, sta per arrivare una serie di notizie che riguardano qualcuno disposto a non permettere che vengano messe in piazza certe malefatte. È bastato affermare che i prossimi a essere coinvolti saranno le banche e subito, il giorno successivo, la vecchia accusa che pareva essere caduta nel nulla si è immediatamente trasformata in un ordine di cattura internazionale. Evidentemente alla signorina è tornato in mente qualcosa di importante e ora sì che sente di essere stata davvero violentata, prima evidentemente pensava fosse solo stalking. Il sistema è vecchio come il mondo: si vede che le cose si mettono male e si gioca la carta dello scandalo sessuale. Funziona con i capi di stato e con tutti quelli che corrono il rischio di avere la propria reputazione rovinata per sempre. Cosa c’è allora di tanto «hot» in quello che sta per arrivare? M. TEMPESTA Il riferimento alle tecniche con cui Bruno Vespa lancia i suoi libri non era ridicolo, ma voleva essere scherzoso (colpa mia che non mi sono fatto capire) e serviva per evidenziare come anche Wikileaks abbia scelto di cavalcare quella tecnica di marketing che consiste nel rilasciare informazioni col contagocce per tenere alta l’attenzione il più a lungo possibile. E’ un effetto tormentone, deciso insieme ai quattro giornali a cui ha già dato tutto il materiale (il New York Times non è tra questi e ha avuto le carte dal Guardian), per enfatizzare ogni documento. Questi meccanismi-tormentone però finiscono poi per stancare i lettori e i cittadini, che giungono alla saturazione e cominciano a implorare i giornali di smetterla. Quando parlavo di chi si stufa, mi riferivo proprio ai lettori e alla reazione naturale che ogni persona ha dopo giorni in cui viene bombardata quotidianamente da nuove rivelazioni. Quanto al tema delle banche bisogna dire per amore di verità che il mandato di cattura è arrivato prima dell’annuncio delle nuove rivelazioni e, se si volesse fare della dietrologia, si potrebbe anche sostenere il contrario: Assange ha alzato il tiro nel momento in cui si è sentito braccato, così da essere identificato senza dubbio come un Robin Hood che sfida i giganti della finanza. MARIO CALABRESI