Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 30 Martedì calendario

TRECENTO INEDITI DI PICASSO A CASA DEL SUO ELETTRICISTA

Si chiama Pierre Le Guennec, ha una settantina d´anni e può essere considerato l´elettricista più fortunato del pianeta, a meno che non sia uno dei più disonesti. L´enigma dovrà essere risolto dalla magistratura, ma Le Guennec almeno un merito ce l´ha: ha riportato alla luce la bellezza di 271 opere sconosciute di Pablo Picasso. E che opere: quasi tutte appartenenti al periodo d´oro, a quegli anni che vanno dal 1900 al 1932 durante i quali il pittore catalano rivoluzionò l´arte e impose la sua figura di genio indiscusso del Novecento. Rivelata ieri da Libération, la storia è talmente rocambolesca che ci vorranno indagini approfondite per dire se si tratti di una fiaba o di una truffa.
Tutto è cominciato il 14 gennaio, quando arriva una lettera sul tavolo di Claude Picasso, figlio del pittore e di Françoise Gilot, responsabile della Picasso Administration che gestisce gli interessi degli eredi. Contiene delle foto e sollecita l´autentificazione delle opere riprodotte. È firmata da Le Guennec. Seguono altre due lettere, che lasciano interdetti, perché contengono le immagini di lavori sconosciuti. In settembre, l´elettricista e la moglie arrivano a Parigi dal sud con una grossa valigia. Al suo interno ci sono 175 opere di Picasso. Il figlio dell´artista e i suoi collaboratori sono letteralmente sbalorditi. Pensano anche che si possa trattare di falsi, ma ci sono alcuni particolari (come la numerazione di certi lavori) che un falsario non poteva conoscere. L´elettricista e la moglie mostrano anche le foto dei lavori che hanno lasciato a casa. In totale, dunque, 271 oggetti, fra i quali due quaderni con 97 disegni mai visti da nessuno.
Libération riassume il contenuto di questa sorprendente collezione: nove collages cubisti che da soli valgono 40 milioni: appartengono a una serie che Tristan Tzara definì «proverbi in miniatura», in gran parte distrutti dall´inondazione dell´atelier di Picasso; un acquerello del periodo blu; gouaches su carta; studi della mano risalenti al 1920; una trentina di litografie; alcuni ritratti "à la Ingres" della prima moglie, Olga; una caricatura del critico André Salmon; studi per Le Tre Grazie e numerosi altri lavori.
Come ha fatto Le Guennec ad avere questo tesoro, valutato complessivamente in 60 milioni di euro? Oggi ha settantun anni e ha lavorato come elettricista per Picasso nei suoi ultimi tre anni di vita, occupandosi delle ville di Cannes, Vauvenargues e Mougins: «Sono stato io a installare i sistemi di allarme», avrebbe precisato. Secondo la sua versione, sarebbe stato l´artista a regalargli tutto quel ben di dio, ma poi avrebbe detto che era stata l´ultima moglie, Jacqueline, deceduta nel 1986.
Gli eredi non ci credono e hanno sporto denuncia: il 5 ottobre, i poliziotti che lottano contro il traffico di opere d´arte hanno sequestrato i 271 lavori, messi al sicuro nelle loro casseforti a Nanterre. I coniugi Le Guennec non possono essere incriminati per furto (prescritto dopo tre anni) e nemmeno essere trascinati davanti a un tribunale civile (la prescrizione dovrebbe essere di trent´anni). Per questo gli eredi hanno scelto il reato di ricettazione, che resta punibile per tutta la sua durata. Ma per dimostrare la ricettazione bisogna prima dimostrare che c´è stato un furto: il gatto, insomma, rischia di mordersi la coda.
Claude Picasso si mostra sicuro: «Mio padre non avrebbe mai regalato una tale quantità di lavori». Era generoso, certo, ma non in quelle proporzioni. In ogni caso, continua, il figlio, «datava, firmava e dedicava i suoi regali». La moglie Jacqueline non poteva aver offerto quelle opere? «È fuori discussione per un insieme di questa portata». Ma se si tratta di qualcosa di così importante, com´è possibile che sia stato sottratto senza che nessuno se ne accorgesse?
Sono le domande cui dovrà rispondere la magistratura. Più facile, invece, immaginare lo scopo dell´elettricista e della moglie: sdoganare un tesoro, portarlo alla luce per lasciarlo ai figli. A patto che sia stato ricevuto onestamente. Pierre Le Guennec non risponde alle domande di Libération: «Chi vivrà, vedrà». Claude Picasso assicura che gli eredi non vogliono impossessarsi del tesoro e che anzi sono pronti a dare alcune opere ai musei, visto il loro valore storico-documentario, oltre che artistico. Ma prima la giustizia dovrà seguire il suo corso, solitamente molto lento.