Anna Mazzone, Il Riformista 30/11/2010, 30 novembre 2010
Wikileaks non ha distrutto il mondo, ha fatto solo arrossire la Casa Bianca - Tranquilli, WikiLeaks non ha «distrutto il mondo»
Wikileaks non ha distrutto il mondo, ha fatto solo arrossire la Casa Bianca - Tranquilli, WikiLeaks non ha «distrutto il mondo». L’allarme lanciato dal ministro degli Esteri Franco Frattini sulle rivelazioni-choc dell’organizzazione di giornalisti-corsari guidata da Julian Assange non si è concretizzato. WikiLeaks ha pubblicato migliaia di cablogrammi e conversazioni riservate di circa 270 sedi diplomatiche americane sparse in tutto il mondo, ma l’unico effetto - almeno per ora - è stato quello di tingere la Casa Bianca di rosso. Non sangue, però, ma vergogna. Dalle rivelazioni di ieri, emerge un pressing sull’Italia da parte degli Usa, che chiesero a Roma di bloccare la fornitura a Teheran di 12 navi veloci con le quali l’Iran avrebbe potuto attaccare la flotta americana nel Golfo, e, secondo i file, la richiesta fu accolta «solo dopo 11 mesi di resistenze, durante i quali le prime 11 navi furono comunque consegnate». La vicenda era in realtà già nota. Le navi in questione sono dei super-motoscafi da 16 metri, prodotti dall’italiana “Fb design” di Annone Brianza. I rapporti tra i committenti di Teheran e l’azienda italiana risalirebbero al 1998, ma «dalla caduta di Saddam - si legge in un’inchiesta dell’Espresso di tre anni fa - il clima è peggiorato: gli americani hanno cominciato a fare pressioni sul governo Berlusconi perché le forniture più pericolose cessassero». Dell’azienda italiana si era parlato anche un anno fa, in un rapporto dell’intelligence americana, che citava la “Fb Design” come uno dei principali fornitori dei Guardiani della Rivoluzione di Teheran, che possono contare su una flotta formidabile, fatta di motoscafi super-veloci, in grado di chiudere lo stretto di Hormuz o di imbarcare (e trasportare) passeggeri votati al martirio. Dopo la vendita di 12 imbarcazioni, l’azienda interruppe gli affari con Teheran, ma nel frattempo – secondo i servizi Usa – gli iraniani avevano già imparato a produrre nella Repubblica islamica i “Levrieri”. Secondo l’inchiesta dell’Espresso, gli scafi veloci della “Fb Design” vennero pagati tramite la Sepah Bank di Teheran, che ha una filiale in via Barberini, nel centro di Roma. Una filiale chiave per lo “shopping” dei pasdaran, che è poi stata commissariata su decisione della Banca d’Italia. Da Israele esce a pezzi la figura del leader palestinese dell’Anp, Abu Mazen, definito come un «debole», «troppo impopolare» tra il suo stesso popolo, e «poco credibile». E i documenti di WikiLeaks rivelano anche che nel maggio 2009 il ministro israeliano della difesa Ehud Barak rivelò a membri del Senato e del Congresso americano che, poco prima dell’Operazione “Piombo Fuso” contro Hamas nella Striscia di Gaza, Israele cercò di coordinare le posizioni con Egitto ed Anp. In sostanza, il governo israeliano chiese all’Egitto e all’Anp «se sarebbero stati disposti ad assumere il controllo a Gaza una volta che l’esercito israeliano avesse sconfitto Hamas». Immediata la smentita da parte dei palestinesi, che ieri hanno negato ieri di essere stati consultati da Israele prima dell’offensiva militare “Piombo Fuso”. «Non siamo mai stati consultati, abbiamo saputo che una guerra stava per scoppiare solo quando Israele ha cominciato ad annunciarlo», ha dichiarato il capo negoziatore dell’Anp, Saeb Erekat, aggiungendo che il presidente palestinese Abu Mazen «ha sempre dichiarato che non sarebbe mai tornato a Gaza sui tank israeliani». Insomma, dalla grancassa dei giorni della vigilia si aspettavano documenti pesanti sulle dinamiche della politica internazionale, capaci di ridisegnare l’immagine del mondo. Ma, al di là di qualche gustosa chicca folkloristica, sotto il make-up la faccia del mondo sembra essere rimasta pressoché identica. Le “rivelazioni” di WikiLeaks hanno sconvolto poco, pur creando grandi problemi agli americani. Il ministro della Giustizia Eric Holder ieri ha annunciato di avere avviato un’indagine penale sull’organizzazione di Julian Assange. Per il responsabile della Giustizia Usa, infatti, sono stati commessi dei «crimini», perché la pubblicazione dei documenti «mette in serio pericolo non solo persone e diplomatici, ma anche le relazioni che abbiamo con i nostri alleati in tutto il mondo». Anche se di segreti non c’è ombra. Nessun cablogramma è infatti classificato come “top secret”. E nell’attesa della prossima puntata, già annunciata da Julian Assange, per ora ci arriva la conferma che gli americani sono sempre i soliti “yankee”. Solo a loro, infatti, poteva venire in mente di chiamare il tandem Putin-Medvedev come una coppia da fumetto: Batman e Robin.