Alessandro Calvi, Il Riformista 30/11/2010, 30 novembre 2010
«Che cosa vi avevo detto? Lui è l’ultimo comunista» [Guzzanti]- Il suo è il classico: «Lo avevo detto, io»
«Che cosa vi avevo detto? Lui è l’ultimo comunista» [Guzzanti]- Il suo è il classico: «Lo avevo detto, io». E, peraltro, lo aveva detto anche allo stesso Berlusconi. Per questo, Paolo Guzzanti - ex presidente della Commissione Mitrokhin - non è sorpreso dai dossier pubblicati da Wikileaks. Lui, d’altra parte, col Cavaliere ruppe proprio sui rapporti con Putin. Prima lo aveva anche paragonato a Kim Il Sung. E oggi rincara: Berlusconi sembra un agente del Kgb. Ma sapere che tutto ciò che sta emergendo «è scritto in rapporti che vanno a Washington, magari per preparare una visita di Stato, fa una certa impressione. Umilia il ruolo dell’Italia». Allora Guzzanti, sembra che la diplomazia Usa ritenesse la Russia uno stato virtualmente della mafia. Aggiungerei: uno stato mafioso militarizzato, mentre il nostro è uno stato mafioso civile. Il Kgb aveva un dipartimento per i rapporti con le organizzazioni criminali: non per combatterle ma, diciamo, per gestire i rapporti diplomatici. Io queste cose le ho sempre dette parlando anche con gli amici americani; loro sono sempre stati molto cauti, non volendo risse con i russi. Berlusconi dalla diplomazia Usa sarebbe considerato come il portavoce di Putin. E, per sillogismo aristotelico, se la Russia è uno stato mafioso e Berlusconi è portavoce di Putin, allora Berlusconi sarebbe il portavoce di uno stato mafioso. Lei con Berlusconi ne ha mai parlato? Anni fa gli dissi che Putin era il capo di uno stato antidemocratico. Non dissi mafioso. Lui mi rispose: «Putin è una persona dolcissima». Usò proprio questo aggettivo: «Dolcissima». E aggiunse: «Se qualcuno mi dicesse che può far del male a un essere umano, sarebbe come se me lo dicessero di te. Non ci crederei mai». Cosa pensò? Che Berlusconi è l’ultimo comunista, l’ultimo agente del Kgb. O che si comporta come tale. Tempo fa lo paragonò a Kim Il Sung. Ruppi con Berlusconi nel 2008 sulla questione della invasione della Georgia che lui applaudì. Era troppo anche per il mio stomaco. Prima, ad uno di quegli eventi di Forza Italia con una scenografia con ragazze che cantavano e ballavano e tante nuvolette disegnate sui muri, dissi che credevo di andare a un congresso di partito e invece ero finito alla festa di compleanno di Kim Il Sung. Lo scrissi anche sul mio blog. A Berlusconi piacciono queste cose di tono sovietico o da partito comunista cinese. E, a quanto par di capire, piace anche il gas. L’affare energetico è la grande piaga. Ma con Prodi non era diverso. Anche allora Putin ha fatto le stesse cose. Il fatto è che ci siamo legati mani e piedi a Gazprom, che è il nostro principale fornitore di energia. È questa la ragione delle preoccupazioni degli americani e degli inglesi i quali pensano che, se un giorno il nostro fornitore decidesse di chiudere i rubinetti, noi dovremmo arrenderci. Siamo un paese a sovranità limitata, siamo sempre più una colonia russa. C’è un confine tra pubblico e privato nei rapporti Putin-Berlusconi? Non abbiamo prove che Berlusconi abbia coltivato affari personali. Ma lo pensano tutti, inclusi evidentemente gli inglesi e gli americani. Il fatto che lui ogni tanto se ne va da Putin senza avvertire le commissione Esteri di Camera e Senato, lascia pensare che, esaurite le libagioni e magari qualche momento frivolo, i due possano anche parlare di business. Chi ne sa molto di questa storia è Tbilisi che ha monitorato i rapporti particolari tra Putin e Berlusconi. In Italia però tutti sono più interessati ai «wild parties» che al dossier energetico. Che il capo di un governo amico possa essere distratto da certe attività, però, non è gossip, è anche politica. Quanto all’Italia, il problema non è Berlusconi, sono gli italiani. Il detto dice che è meglio comandare che fottere. Lui comanda e fotte. E per questo è molto invidiato.