Beda Romano, Il Sole 24 Ore 30/11/2010, 30 novembre 2010
ARRIVA L’AUTO ELETTRICA LOW COST BERLINO LANCIA LA SFIDA A TOKYO
Si chiama StreetScooter. Per ora ci sono solo alcune foto. Il prototipo non è ancora stato ultimato, la produzione è lontana dall’essere iniziata, ma la piccola automobile, perché di auto si tratta a dispetto del nome, ha già suscitato curiosità. Dovrebbe diventare, nelle intenzioni dei suoi inventori, la prima auto elettrica low cost. Messa a punto da un consorzio di imprese ad Aquisgrana, è un esempio di come l’industria tedesca si stia impegnando in un settore finora dominato dai concorrenti giapponesi.
Per anni, i costruttori tedeschi hanno sdegnosamente ignorato l’auto a pila, convinti che non avrebbe mai avuto successo perché troppo lenta, poco attraente. Ancora nel 2008 la Germania si oppose con le unghie a norme ambientali troppo stringenti per le auto. Voleva difendere le prerogative di un’industria di successo, ma specializzata nelle ammiraglie più che nelle utilitarie. Porsche, Mercedes, Bmw producono tra le vetture più belle e veloci del mondo, ma anche tra le più inquinanti e dispendiose.
Oggi, tutte le grandi case automobilistiche tedesche stanno lavorando alla loro vettura ecologica: Daimler presenterà il suo modello nel 2012, l’anno successivo seguiranno Volkswagen e Bmw. Qualche giorno fa una piccola società berlinese ha battuto un nuovo record: un’auto a pila Audi A2 ha percorso i 600 chilometri tra Monaco e Berlino in sette ore e senza ricarica. Accanto alle ambizioni delle grandi case automobilistiche, vi sono anche progetti alternativi. E StreetScooter è uno di questi.
«Il modo in cui la gente si muove è in piena trasformazione. Il mercato - spiega Achim Kampker, 34 anni, professore al Politecnico di Aquisgrana e fondatore del consorzio che sta lavorando sull’auto elettrica low cost - si sta segmentando sempre più. C’è chi per motivi ecologici utilizza solo la bicicletta o i mezzi pubblici, chi preferisce il carsharing, e chi infine affitta una vettura solo per i viaggi più lunghi».
Il governo punta ad avere almeno un milione di auto elettriche sulle strade tedesche entro il 2020. Un sogno? «Non credo - ribatte il professore di Aquisgrana -: già oggi il 20% di coloro che posseggono un’auto la usano per percorrere meno di cento chilometri al giorno, rendendo la macchina elettrica competitiva. Il mercato quindi esiste». I prezzi però restano elevati. StreetScooter invece vuole offrire un’alternativa a buon mercato (5mila euro, senza la batteria che andrebbe affittata), approfittando delle diverse specializzazioni dei suoi partner.
La società fondata ad Aquisgrana raggruppa infatti una ventina di soci strategici, tutte aziende che oggi riforniscono le grandi case automobilistiche tedesche. Quella più grande è la Thyssen-Krupp, il gruppo siderurgico. L’obiettivo è di utilizzare il know-how delle imprese e ridurre al minimo le varie fasi del montaggio. «Abbiamo società tedesche, olandesi e austriache. Saremmo felici di avere tra noi anche aziende italiane per fare di questa iniziativa un grande progetto europeo», dice Kampker.
Il governo ha creato in maggio la Nationale Plattform Elektromobilität, un partenariato fra mondo politico e industria privata, che oggi pubblicherà un atteso rapporto. Tra le altre cose si capirà quanto il governo è pronto a sborsare per la ricerca. Proprio i costi di sviluppo, soprattutto della batteria, hanno provocato un acceso dibattito sull’ipotesi di introdurre aiuti statali alla vendita: «Per anni - ha avvertito il presidente di Daimler Dieter Zetsche - le vetture elettriche costeranno più delle auto tradizionali: abbiamo bisogno di incentivi all’acquisto».
I tedeschi sono combattuti: temono una pericolosa distorsione del mercato, ma si rendono conto che molti paesi stanno seguendo questa strada e non vogliono che gli sforzi nella ricerca vadano persi. Nel fotovoltaico la Germania è stata per anni ai vertici mondiali, oggi è stata superata dalla Cina e dagli Stati Uniti. Sono mercati più grandi e più ricchi. Kampker teme che l’industria tedesca non riesca a tener testa ad asiatici o americani. Si capisce meglio perché vuole fare della sua iniziativa nell’auto a pila un progetto europeo, aperto anche ai concorrenti (alleati?) italiani.