Federico Rampini, la Repubblica 30/11/2010, 30 novembre 2010
Contro la crisi cura shock di Obama: «Stipendi pubblici congelati per due anni» - Arriva l´austerità targata Barack Obama: zero aumenti per due anni, a tutti i dipendenti pubblici
Contro la crisi cura shock di Obama: «Stipendi pubblici congelati per due anni» - Arriva l´austerità targata Barack Obama: zero aumenti per due anni, a tutti i dipendenti pubblici. Neppure l´inflazione (sia pur bassa) sarà compensata nelle buste paga degli statali. Sono due miliardi di dollari di risparmi solo per il 2011. Un gesto per iniziare la cura anti-deficit. Un prezzo da pagare ai repubblicani che il 2 novembre hanno conquistato la maggioranza alla Camera. Un colpo duro per la constituency elettorale più fedele al partito democratico: i sindacati del pubblico impiego. «E´ stata una decisione difficile, presa a malincuore», ammette il presidente, nel dare l´annuncio alla vigilia del difficile summit bi-partisan che avverrà oggi coi repubblicani sulla politica di bilancio. «La dura verità - dice Obama - è che per riportare il nostro deficit pubblico sotto controllo ci vorranno sacrifici molto ampi, condivisi. Una parte di questi sacrifici tocca anche ai dipendenti dell´Amministrazione». Per quanto indigesto, l´annuncio era nelle cose. Se non avesse fatto lui la mossa, la Camera a maggioranza repubblicana avrebbe proposto la stessa cosa a gennaio, al momento dell´insediamento della nuova assemblea legislativa. Con questa mossa Obama si assume il merito e l´onere di aprire la nuova fase della politica economica. Una svolta dettata dagli equilibri politici più che dalla convinzione. Infatti la ripresa economica è tutt´altro che solida. Una parte del partito democratico e dei consiglieri della Casa Bianca sono convinti che sarebbe più opportuno varare nuove misure a sostegno della crescita. I tagli alla spesa pubblica vanno nella direzione opposta: tolgono potere d´acquisto. Ma è sulla lotta al deficit che la destra ha fatto campagna elettorale, sospinta dal movimento anti-tasse del Tea Party. Obama deve scendere a compromessi. «La mia speranza - dice il presidente - è che a partire da oggi cominci un dialogo bipartisan sul nostro futuro». I rapporti di forze sono questi: la Camera è in mano ai repubblicani, al Senato la maggioranza resta democratica ma si è ulteriormente ridotta, e comunque i regolamenti consegnano ai senatori di destra un sostanziale potere di veto. Quindi o si va al muro contro muro, il "gridlock", lo stallo legislativo fino alle prossime elezioni presidenziali; oppure si negoziano accordi. Su tutte le leggi di spesa, il presidente deve ottenere l´approvazione di ambedue i rami del Congresso. Agli statali (2,1 milioni di dipendenti dell´Amministrazione federale) sarà negato quindi il modesto aumento dell´1,4% già previsto per il 2011. Zero aumenti anche per il 2012. A regime questi mancati aggiustamenti comportano risparmi di 28 miliardi di dollari in cinque anni, 60 miliardi se proiettati su un decennio. Ancora poco, però, per incidere in modo significativo su un deficit pubblico di 1.300 miliardi. I repubblicani potrebbero chiedere sacrifici ancora superiori: riduzioni nette degli stipendi o licenziamenti, come peraltro è già avvenuto in molte amministrazioni locali. Il summit tra Obama e i leader del Congresso, repubblicani inclusi, oggi affronterà nodi ancora più controversi. La destra vuole che siano rinnovati tutti gli sgravi fiscali dell´Amministrazione Bush, compresi quelli che beneficiano i contribuenti più ricchi. I democratici esigono che entro fine anno siano rinnovate le indennità di disoccupazione per i senza lavoro che stanno scadendo.