ALBERTO SIMONI, La Stampa 30/11/2010, pagina 5, 30 novembre 2010
Quel soldato geniale e introverso che ha rubato i file del Pentagono - «Se tu avessi un accesso senza precedenti a reti d’informazioni classificate per 14 ore al giorno, sette giorni alla settimana per oltre otto mesi, che faresti?»
Quel soldato geniale e introverso che ha rubato i file del Pentagono - «Se tu avessi un accesso senza precedenti a reti d’informazioni classificate per 14 ore al giorno, sette giorni alla settimana per oltre otto mesi, che faresti?». Adrian Lamo, noto hacker californiano, non poteva sapere la risposta. Ma capì che quella domanda, buttata lì dal suo interlocutore in una chat on line, era qualcosa più di un gioco mentale. Girò tutto all’ Fbi. E l’autore di quell’interrogativo inquietante finì in cella. Maggio 2010, base avanzata operativa Hammer, 65 chilometri a Est di Baghdad. Il soldato semplice Bradley Manning, 23 anni, è un genio-secchione dell’ informatica, «geek» in gergo, indossa la divisa dal 2007 e lavora per l’intelligence militare. Ha accesso al Protocol Router Network, la rete Internet segreta usata dai militari e dai dipendenti civili dei dipartimenti federali. È il canale dove viaggiano i cablogrammi. Manning scorre ogni dispaccio e capisce che alcuni rappresentano il lato oscuro delle versioni ufficiali che Washington vende ai media e all’opinione pubblica sull’ Iraq e sul conflitto afghano. Il soldato Manning è un tipo strano, introverso, solitario, «gay dichiarato», dice la stampa Usa e per questo relegato in un angolo dai commilitoni. È sempre incollato al computer e nessuno s’insospettisce quando entra nella sala operativa con i cd di Lady Gaga. Ascolta musica, dice, invece svuota i cd e li carica con centinaia di migliaia di dati sensibili. Che poi a scaglioni finiscono su Wikileaks. Direttamente consegnati da lui o tramite intermediari è da appurare. È Manning a raccontare in prima persona come ha fatto a trafugare dai server i file «scottanti». E Lamo, anziché limitarsi ad ascoltare «l’amico», lo fa arrestare. Manning, oggi detenuto in isolamento nella prigione militare di Quantico, Virginia, rischia 52 anni di galera, è incriminato per diffusione illegale di materiale top secret. Eppure, se sia lui la fonte di tutti gli spifferi di Wikileaks è un altro degli infiniti misteri legati a questa vicenda a cavallo fra lo spionaggio hi-tech e la guerra cibernetica. Assange nega sia questo ragazzo americano e mezzo gallese la «gola profonda moderna». A un complice avrebbe fatto riferimento lo stesso Manning chattando con Lamo. Ma cosa ha raccolto? Cosa ha rubato dai server della superpotenza Usa? Probabilmente i file sulla guerra in Iraq, sugli ordini di battaglia e gli spostamenti delle truppe in Afghanistan. Ma se i suoi tentacoli informatici si sono spinti sino a setacciare i cablogrammi del Dipartimento di Stato è un capitolo ancora da scrivere.