Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 29 Lunedì calendario

«MA E’ UN PO’ DA INGENUI FARE CONFIDENZE IN SAUNA» —

«Si vedrà presto che la bomba-Wikileaks esplodendo si trasformerà in un palloncino». I documenti? «Sono segreti d’ufficio e non veri segreti: il modus operan
di dell’amministrazione in realtà produce una montagna di carta».
Edward Luttwak, consulente del Csis di Washington, del National Security Council e del Dipartimento di Stato americano, è uno dei sette componenti del National Security Board, oltre ad essere esperto di strategia e di geopolitica e ottimo conoscitore del nostro Paese. Non una bomba ma un palloncino? «Verranno svelati molti segreti di Pulcinella: come ad esempio che Berlusconi frequenta molte persone dell’altro sesso e che ha uno stile di vita personale diverso da quello di De Gasperi. O che a Napoli c’è la mondezza».
Non c’è solo il gossip, ci sono anche gli affari, la Russia e Putin, la Libia e Gheddafi. Questo è un problema per gli Stati Uniti?
«Lo pensate voi in Italia, ma questo giudizio non è affatto vero. Dal 1999 tutti i governi italiani, a partire da quello del premier D’Alema (a motivo delle sue scelte durante la guerra del Kosovo), sono considerati validi alleati».
Anche il giudizio su Berlusconi è lo stesso?
«Con Libia e Russia, Berlusconi non fa giochi sotterranei, non dice bugie e poi sotto sotto agisce contro gli americani. Ce lo ha detto in modo diretto, aperto. I nostri problemi li abbiamo avuti in Medi Oriente e in Libia con Andreotti, con Craxi in Somalia e nella vicenda dell’Achille Lauro, con il rilascio clandestino del terrorista Abu Abbas. E poi, ancora, con Dini. Berlusconi parla chiaro: l’alleanza con gli Stati Uniti è strategica per lui; Libia e Russia solo tattica, in difesa degli interessi nazionali, primo tra tutti l’approvvigionamento di gas con l’Eni».
Questo discorso dell’interesse nazionale viene accettato dagli americani?
«Certamente: si parla diretto, si negozia e anche se ognuno rimane del suo parere questo non è un problema. Gli alleati non sono schiavi. Faccio un esempio: in anni lontani gli inglesi aprirono un’ambasciata a Pechino, proprio mentre gli Usa erano ai ferri corti con la Cina, e gli inglesi sono il nostro principale alleato. Allo stesso modo nessuno può affermare che Berlusconi ha venduto l’Italia ai russi per il gas. Semmai Berlusconi è solo forse un po’ ingenuo...». Ingenuo, in che senso? «Spontaneo. Quando pensa di parlare confidenzialmente con Putin mentre fanno insieme la sauna e non sospetta che anche lì ci possa essere un terzo uomo...».
In anni passati aziende italiane hanno fatto importanti investimenti in Russia, basta pensare a Togliattigrad, e allora c’era ancora il Muro di Berlino...
«Ecco, quegli investimenti della Fiat erano contro gli interessi americani. Gli Usa allora volevano impedire all’Urss di crescere economicamente; quindi tutto ciò che portava sviluppo nell’ex Urss era contro di noi».
Lei minimizza, ma sui documenti c’è stampigliato «secret»...
«Bisogna intendersi. Su tutte le comunicazioni tra le ambasciate e il Dipartimento di Stato, c’è stampigliato "secret", ma segreta è la comunicazione, mentre molto spesso il contenuto non lo è. O meglio non è un vero e proprio segreto, ma un segreto d’ufficio. È frutto della lettura dei giornali del Paese, di incontri con giornalisti, con funzionari statali, con personalità politiche nessuno dei quali rivela informazioni segrete, ma piuttosto fornisce le sue valutazioni su questo e su quello. Ecco tutto questo diventa "secret" solo per il fatto che viene scritto in un cablo da un’ambasciata a Washington. Questo è il modus operandi dell’Amministrazione, e alla fine si produce una montagna di carta».
Tanta carta e niente segreti?
«I segreti quelli veri non sono trascritti e inviati in giro. Non so, se esistesse un’intercettazione di una telefonata tra Berlusconi e Putin fatta dai satelliti della Nsa non ci sarebbe nessuna trascrizione, né sarebbe riportata in un report verbatim, cioè parola per parola. Di scritto ci sarebbe solo un’analisi per riassunto che resterebbe all’interno di un circuito molto molto più ristretto».
Come è potuta accadere la «fuga» di una mole così grande di materiale?
«Bisogna considerare che adesso c’è Internet e in due ore si possono scaricare milioni di files. E poi negli Usa è molto comune che esponenti dell’Amministrazione che non sono d’accordo con certe politiche, facciano finire carte d’ufficio sui giornali. Si chiamano leak, perdite d’aqua». Wiki-leaks, appunto.
M. Antonietta Calabrò