m. ca., Corriere della Sera 29/11/2010, 29 novembre 2010
LA STRONCATURA DI ELIZABETH DIBBLE NUMERO DUE DELL’AMBASCIATA A ROMA
Elizabeth L. Dibble, la donna che da Roma descriveva per Washington Silvio Berlusconi «incapace come leader europeo moderno», non è una funzionaria marginale nella diplomazia americana. Da ottobre è tornata al Dipartimento di Stato, promossa a una carica che da noi suona meno alta di quanto è in realtà: vice assistente segretaria dell’ufficio Affari europei ed euroasiatici. Tra le sue competenze, per avere un’idea, c’è la gestione dei rapporti tra Stati Uniti e Unione Europea.
Da un po’ prima a un po’ dopo la fase di passaggio tra l’Amministrazione di George W. Bush e Barack Obama, a Roma per le istituzioni italiane gli Stati Uniti erano Elizabeth Dibble. Tra 2008 e 2009, in qualità di vice capo missione e incaricato d’affari, a lei è toccato dirigere la sostanza del lavoro dell’ambasciata americana di via Veneto mentre l’ambasciatore Ronald Spogli, repubblicano, si preparava a lasciare l’Italia e David Thorne, democratico, stava per insediarsi. Se per gli organigrammi è risultata fino al 2010 la numero due della sede, nell’interregno di fatto Dibble era la numero uno. Teneva i contatti con il governo italiano mentre Berlusconi e Franco Frattini preparavano il G8 dell’Aquila, unica occasione di un passaggio di Obama in Italia da presidente.
Studi in un’università cattolica in Brasile, una laurea a Georgetown, nata nel New Jersey, l’autrice dei rapporti sul presidente del Consiglio si è trovata alla testa di un’ambasciata quanto mai prima di allora in mano alle donne, con Anna Leaf alla guida dell’Ufficio politico e Anne Callaghan agli Affari pubblici. In precedenza, Dibble aveva coordinato le relazioni diplomatiche statunitensi con Israele e palestinesi. Si era occupata di finanza e terrorismo. Veniva da sedi delicate: Damasco, Islamabad, Londra. A Roma, quando in casa riceveva italiani nei cocktail o nelle cene di lavoro, rivolgeva domande con garbo e misura. Almeno con gli ospiti giornalisti, evitava la franchezza dei rapporti scritti.
m.ca.