Franco Bechis, Libero 27/11/2010, 27 novembre 2010
C’E’ UN COMPLOTTONE PER AFFONDARE L’ITALIA
L’ultimo colpo viene da Wikileaks, il sito divenuto famoso per la pubblicazione anonima di documenti riservati fuggiti insieme ai segreti che dovevano mantenere. Durante il consiglio dei ministri di ieri il titolare della Farnesina, Franco Frattini, ha informato i colleghi di essere stato ufficialmente avvisato dalla segreteria di Stato (...) del governo Usa che saranno messi in rete anche irapporti riservati sul governo italiano dell’ambasciata americana di Roma. Appunti e giudizi ad uso internosia su fatti accaduti, che su scenari o singoli protagonistidella vita politica italiana: da Romano Prodi eMassimo D’Alema fino a Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e lo stesso Frattini. A dire il vero la comunicazione ufficiale dell’incidente da parte dell’amministrazione Usa appare piuttosto tardiva, visto che la notizia campeggiava ieri mattina già sulla prima pagina del quotidiano romano Il Tempo. Forse anche per questo l’incidente diplomatico è stato interpretato dal governo italiano come uno dei tasselli con cui si è composta quella che sia Frattini che Berlusconi hanno definito una «strategia per colpire l’immagine dell’Italia». Gli altri tasselli sono il clamore che sta accompagnando l’inchiesta della procura di Roma su Finmeccanica- Enav per cui ieri sono state rese pubbliche le iscrizioni sul registro degli indagati e effettuate perquisizioni nelle sedi delle società. Berlusconi si è detto preoccupato «perché Finmeccanica è un asset straordinario» e si è augurato che «queste indagini non portino a nulla come sono convinto. Considero suicida che il Paese proceda contro chi costituisce con la propria capacità operativa la forza del Paese». Ma il caso Finmeccanica è stato unito durante il consiglio dei ministri sia a quello Wikileaks che al grande eco internazionale che ha seguito il crollo della casa dei Gladiatori a Pompei e alla diffusione capillare delle immagini sui rifiuti a Napoli come elementi di questa strategia internazionale per mettere l’Italia ko. Dopo il consiglio dei ministri le dichiarazioni ufficiali hanno un po’ ridimensionato quella che era sembrata l’accusa del governo italiano di un complotto internazionale. Berlusconi si è limitato ad accusarela stampa nazionale e internazionale per laspettacolarizzazione e l’enfasi data alle varie vicendee Frattini ha chiarito: «Non penso a un complotto. C’è una combinazione di informazioni in esatte e di enfatizzazione mediatica di fattori negativi il cui risultato è dannoso per l’immagine dell’Italia». Media a parte, è probabile che più che internazionale sia molto nazionale quello che sta avvenendo. E lo vedremo anche sulla utilizzazione delle carte Wikileaks che verranno messe in rete nelle prossime ore. Perché è evidente e non solo da questo come da qualche settimana gran parte dell’opposizione e perfino parte della maggioranza stiano facendo il tifo perché l’Italia cada in ginocchio. A chi scrive è capitato di sentire ad esempio l’altro giorno al termine di una trasmissionet elevisiva un esponente di spicco di Fli vaticinare in privato tempeste valutarie sull’Italia destinate a determinare la svolta politica assai più del voto di fiducia del prossimo 14 dicembre e comunque prescindendovi. Ieri, dopo che si è diffusa la notizia sulle carte riservate dell’ambasciata americana a Roma pronte a finire in rete, il Pd non ha trovato ad esempio nulla di meglio che esultare per bocca del suo esponente Ettore Rosato: «Ora Berlusconi non può sottrarsi al Copasir», soddisfatto perché avvenimenti così gravi possono darla vinta a chi voleva processare il premier per il caso Ruby (con la scusa della sua sicurezza messa a rischio dalle serate ad Arcore) nel comitato guidato da D’Alema. Una vetta di irresponsabilità, piuttosto rischiosa perché fra le carte che saranno diffuse potrebbero esserci non poche in grado di mettere in imbarazzo anche l’ex ministro degli Esteri del governo Prodi. Ma tanto è, l’importante è sfruttare le disgrazie per il piccolo tornaconto personale. È quelche sta avvenendo in queste ore su temi per fortuna meno rilevanti per la sicurezza del Paese. Si sta facendo il tifo per i giudici contro Finmeccanica. Si partecipa attivamente all’incendio nelle università, dando mano forte alla rivolta come si è visto con le populiste scalate ai tetti di Pierluigi Bersani, di Antonio Di Pietro e di numerosi finiani. Qualcuno ieri deve avere avvisato Gianfranco Fini della figuraccia rimediata dai suoi e del fatto che la maggiore parte degli studenti apprezza la riforma e resta silenzioso nelle aulea studiare. Così il presidente della Camera ha tentato una mezza marcia indietro, magari spinto dal suo senatore Giuseppe Valditara che non solo aveva collaborato attivamente all’impianto della riforma Gelmini, ma si era reso protagonista anche di alcune modifiche dell’ultima senza sapere che il suo partito lo aveva abbandonato per salire sui tetti. È lo stesso atteggiamento che gran parte dell’opposizione italiana ha avuto sui rifiuti di Napoli (anche il Fli era impegnato più a cavalcare la rivoltina di Mara Carfagna che a risolvere il problema) e sul crollo di Pompei, dove finiani e bersaniani a una sola voce tifavano perché venisse giù qualche altra antica casa. La tecnica è chiara: gettare benzina sul fuoco per ravvivare la fiamma e poi urlare tutti contriti: il governo brucia, c’è bisogno di un pompiere! In questo ruolo di killer salvatore si è ormai calato a pieno titolo proprio Fini con il suo drappello. Non passa giorno che non chiedano un governo di responsabilità e di unione nazionale per fronteggiare la crisi e la possibile tempesta sui mercati. Ma chi è il padre di quella tempesta? Proprio Fini e chi con lui alimenta da mesi l’instabilità italiana. Loro non solo la medicina. Sono la malattia.