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 2010  novembre 29 Lunedì calendario

CAVOUR EPISTOLARIO NOVEMBRE 1847/GENNAIO 1848 – LETTERE RELATIVE ALLA FONDAZIONE DEL GIORNALE “IL RISORGIMENTO”


6 novembre 1847 – Lettera di Luigi Franchi di Pont: «Davide Bertolotti promise intervenire; egli crede che Reta possa servire. Non conosce quel signore di cui parlò Villette – credo Carenzi – ma si potrebbe vedere e sentire. Le posso mandare Castelli, il quale, dissemi Balbo, proporrà redattori. Credo sia mestieri averne un 5 o 6 pagati, buoni e ben diretti. Balbo vorrebbe preti, e ancor io li vorrei, ma tempo che allora incontreremo col vescovo e in questi tempi ci vuole prudenza […] La Concordia ha già preso tutti i migliori come Bertoldi (cui ho parlato ieri), Berti ecc., ma ne troveremo. Entrano Castelli, Trucchi e Berti».

10 novembre 1847 – A Giacomo Giovanetti: «…a sinistra s’incontrano le tempeste degli esagerati, ed a destra le secche dei retrogradi. Onde coadiuvare per quanto dipende da meri privati, molte persone di opinioni conformi hanno deciso di stabilire a Torino un giornale politico quotidiano. Prima fra di esse, abbiamo il bene di vedere figurare l’egregio Balbo, e quindi gli tengono dietro Sauli, Franchi, Galvagno, Ferraris, Carenzi, Santa Rosa ed altri molti. Ma a compiere la nostra schiera, ci è mestieri il potere aggiungere il vostro nome, fatto ormai caro alla patria pel bene che avete operato mai sempre, e specialmente in questi ultimi tempi [seguono indicazioni sul capitale e le azioni] Mi reputerei fortunato se mi daste facoltà di annunziare ai miei amici e collaboratori, che il vostro nome figurerà sul registro dei fondatori quand’anche fosse per una sola azione»

metà novembre 1847 – A Cesare Balbo: «Caro amico, sta sempre l’appuntamento per domani alle 3 in casa mia. Si [sic] vedremo, se vuole, questa sera alle … [5 o 7] da Franchi, essendo oggi trattenuto dagl’affari della Camera [di commercio?]. Non credo alla notizia di Trieste. Giovanetti aderisce, prende due azioni per sé, una pel genero e varie per gli amici. In fretta a rivederla. Dev. amico C. de Cavour. Mi pare che scrivendoci potressimo adoperare il voi italiano. Che gliene pare?».

15 novembre – Lettera di Massari che si scusa di non poter partecipare e si propone come corrispondente da Firenze [pag. 379]

15 novembre 1847 – A Giacomo Giovanetti. Racconta che «chi ci considera come rivali, e chi non ci ama, ci muove da alcuni giorni guerra terribile, senza riffugere [sic] dall’impiego delle armi sleali dell’ingiuria e della calunnia […] lo spavento è fra i scrittori che temono l’impopolarità». Comunica che si è deciso «di cominciare immediatamente la pubblicazione di un foglio settimanale a rischio e pericolo dei membri fondatori […] Non faremo la guerra a nessuno. Combatteremo le calunnie coll’esporre schiettamente le nostre dottrine».

16 novembre 1847 – A Giuseppe Massari: «…le parole dette a suo nome dal sig. avvocato Carensi produssero in noi un doloroso stupore. Infatti il vedersi apertamente accagionati di aristocrazia mascherata, di ostilità pel Gioberti e di eterogeneità, quando le nostre proteste, il nostro programma erano tutt’altro, ci parvero un atto d’accusa straordinario… Nell’accomiatarsi da noi, ella ci esprime la sua simpatia e ci profferisce il suo concorso come corrispondente fiorentino. Lo ringraziamo di quella ed accettiamo l’offerta con riconoscenza. S’ella non rifugge dall’idea di associare il suo nome a quelli che vengono chiamati aristocratici, gesuiti e gamberi, saremo lieti di vederlo figurare nel nostro giornale…»

16 novembre 1847 – Ferdinando Arborio di Sartirana di Breme a Cavour: sottoscrive 5 azioni, Castellengo 3. Da Parigi si giudicano i casi italiani senza quell’entusiasmo, a sangue freddo.

18 novembre 1847 – A Èmile De La Rüe: «Nous continuons à nous occuper de l’organisation du journal. La petite brochure de Balbe “Alcune parole” [recte: “Alcune prime parole sulla situazione nuova dei popoli liguri e piemontesi” edito in “Antologia italiana”, a. II, tomo III, 1847 pp. 405-502] a produit un excellent effet […] On intrigue beaucoup contre de nous. La médisance et la calomnie vont leur train: mais jusq’à présent nous ne sommes pas découragés».

18 novembre 1847 – A Luigi Des Ambrois. Chiedono l’autorizzazione alla pubblicazione di un «giornale momentaneamente ebdomadario destinato a diventare quotidiano quando sia ottenuto il numero totale delle predette azioni» [500, da 200 lire cadauna per un capitale 100.000 lire]. Firme: Balbo, Cavour, L. Bolmida, L. Sauli, C. Reta, G. F. Galvagno.

20 novembre 1847 – A Gaudenzio Gautieri: «Reputo soverchio l’insistere sulla importanza di questa impresa nelle circostanze attuali, nelle quali si hanno a temere le due esagerazioni opposte, ove bisognerà combattere a destra e a sinistra. Il paese è moderato, moderatissimo, ma bisogna mantenerlo in queste, a mio senso, ottime disposizioni. Le azioni della Società sono di lire 200 pagabili in 4 rate; vedi tu, che sei cotanto ricco, di sottoscriverne alcune e farne sottoscrivere ai tuoi amici. Giovanetti ne ha prese 2, come pure Brielli, il marchese Tornielli 3 ecc.»

21 novembre 1847 – A Emilio De La Rue: «Adressez-vous surtout et uniquement aux gens de l’opinion modérée. Dites-leur à demi-voix qu’il s’agit de combattre l’influence d’un journal exagéré: “La Concordia”, qu’il est de la plus grande importance de s’organiser promptement».

21 novembre 1847 – Costantino Reta si lamenta dei rimproveri di Balbo per la faccenda dei bollettini.

21 novembre 1847 – A Costantino Reta per placarlo.

22 novembre 1847 – A Augusto De La Rive: «Je me suis donné beaucoup de peine pour organiser un parti libéral modéré, capable au besoin de contenir les exagérés, du reste peu nombreux en Piémont. Nous allons faire paraitre un journal dirigé par Balbe, Sainte.Rose et quelques autres de nos amis. Nous serons forcés de faire beaucoup de patriotisme et de crier comme les autres contre l’Autriche. Toutefois je tacherai de modérer la politique étrangère. Quant à la politique interieure, je suis certain que je n’aurai aucun effort à faire pour rester dans une ligne sage pour ce qui a rapport à la politique intérieure, le parti de l’ordre étant pou le moment le plus nombreux. Ce que lui donne le plus de force, c’est que le clergé catholique s’est mis à la tete du mouvement. Or le clergé, bien que libéral et anti-autrichien, est néanmoins fort modéré en fait de politique. Plus tard le radicalisme déteindra sur lui, mais ce changement n’aura lieu que dans un avenir très éloigné»

23 novembre 1847 – A Emile De La Rüe: Prima parte sui disordini di Genova. Deplora l’eccessivo rigore del ministro della Guerra. «Vous avez recu hier le programme de notre journal. J’espère qu’il sortira avant la fin de l’année. Balbe est très en train. Il s’est engagé à nous faire tous les “premiers Paris”. Continuez à le proner. Vous nous rendez de très [grands] services qui ne seront pas inutile au pays».

24 novembre 1847 – Augusto De La Rive a Cavour: considerazioni sulla freddezza del popolino nizzardo e sull’entusiamso del terzo stato e della nobiltà. Attenzione all’Austria e ai municipalismi: «Gare alors aux dissentions intestines, car il y a encore plus en Italie, en fait, des Napolitaines, des Romains et des Piémontais que des Italiens». Raccomandazioni sulla fermezza del governo, indispensabile. «Au fonds toute émeute, toute atteinte portée à l’autorité, a son origine dans la presse».

25 novembre 1847 – Pier Carlo Boggio a Cavour: «Rimane ora ch’io sappia se sia stata presa qualche determinazione per regolare la redazione del giornale, assegnando ai varii collaboratori una parte determinata di quel vastissimo campo speculativo e pratico, nel quale siam chiamati a spigolare. La quale ordinata distribuzione delle materie mi pare essere una delle essenzialissime condizioni perché possa regolarmente pubblicarsi il giornale». Ammonisce sulla fama di giornale aristocratico che i nemici vanno facendo al “Risorgimento”. Spinge perché il giornale affronti fin dal primo numero le «questioni capitali, vitali, che ora sono se non sul labbro, in cuore, nella mente di tutti, vengano schiettamente posate, e francamente trattate. Se no, se ci limiteremo a raccomandar la moderazione ad un popolo al quale credo non si possa far altro rimprovero fuor quello dell’indolenza, se vagheremo nell’indefinito diranno che non osiamo obbligarci a qualcosa di certo, di positivo, perché non ci sentiamo il coraggio, assunta un’obbligazione, di soddisfarla sino a pieno compimento, diranno che usiam frasi ambigue per aver sempre aperta una via alla ritirata».

27 novembre 1847 – A Augusto De La Rive: «Je vous compte parmi les abonnés de nostre journal. Ma cousine Adèle sera assez bonne pour vous traduire mes articles».

27 novembre 1847 – A Luigi Des Ambrois. Nuova richiesta d’autorizzazione, che modifica la precedente: «Il sottoscritto […] ha l’onore di rappresentare: 1° Che d’accordo coi predetti ha assunto egli la direzione del giornale richiesta dalle predelegate lettere patenti; 2° Che le materie da trattarsi saranno, oltre le politiche ed economiche politiche, accidentalmente pure le scientifiche e letterarie; 3° Che a “sostenere l’impresa” concorrerà una Società in accomandita stabilita con un capitale non minore di lire 60.000; 4° Che i principali collaboratori saranno i signori conte Balbo, avv. Galvagno, conte L. Sauli, dottor Bruno, cav. Santa Rosa, Costantino Reta 5° Che la pubblicazione sarà fatta in un solo foglio e periodicamente ogni giorno, salvo le domeniche e forse alcune feste principali».

28 o 29 novembre 1847 – A Giacinto Corio: «Le mando il programma del nuovo giornale. La legge di censura non è né buona né cattiva. È legge di censura e ciò basta. Ma i censori sono ottimi. Quello a cui i giornali sono affidati è amico mio intimo [probabilmente l’abate Costanzo Gazzera, presidente della Commissione provinciale di Torino]. Quand’anche le leggi non siano ottime, il passo è fatto, non si può retrocedere».

30 novembre 1847 – A Michelangelo Castelli: «Il sig. avv. Castelli, stato eletto nell’adunanza dei fondatori del giornale il “Risorgimento” a membro del comitato di redazione, è pregato d’intervenire alla prima riunione di esso comitato che avrà luogo questa sera alle 71/2 in casa del conte Edoardo Rignone».

30 novembre 1847 – A Giacinto Corio: «Tra pochi giorni spero il Risorgimento vedrà la luce. A la richiesta dei miei amici, ne ho assunto la direzione principale, la parte politica rimanendo affidata a Cesare Balbo. . L’ho in nota come uno dei primi abbonati. Mi dica se posso pure inscrivere il nome del signor Marcone. Faccia abbuonare il caffè di Livorno, e quanti s’interessano al progresso del nostro paese».

Fine novembre 1847 – A Giacomo Giovanetti. Questione del bollo, che impedisce di fissare il prezzo: «Se il dazio di 5 centesimi il foglio non è diminuito, la nostra impresa sarà assai perdente. Ciò nullameno la proseguiremo animosi, lo scopo nostro non essendo di guadagnar quattrini, ma quello di illuminare il paese e di cooperare alla gran opera di risorgimento cominciata dal governo. I collaboratori del giornale sono pochi. Balbo farà tutti o quasi tutti gli articoli politici. Ne ha meco contratto l’obbligazione precisa. Dirigerò la politica estera. Santa Rosa, Galvagno, Cassinis, Boncompagni, tratteranno le questioni generali. Pel rimanente vedremo. Ora avrei bisogno, o per meglio dire necessità, che anche voi mi foste cortese di alcuni articoli. Se prendeste a chiarire il nuovo ordinamento municipale, opera tutta vostra, fareste cosa utilissima al pubblico ed al giornale. Ho scritto dietro vostro consiglio a don Gaudenzio. Ma questi pensò non meritare io veruna risposta. È superbia o ignoranza od avarizia? Ditelo voi. Poco importa tuttavia; le azioni sottoscritte giungono già a 450, fra poco saremo a 500. Con 100.000 lire possiamo vivere 4 anni […] Se conoscete a Novara una persona che s’incarichi di trasmettere regolarmente tutti i fatti interessanti che succedono nella divisione, proponetegli d’essere nostro corrispondente».

Fine novembre/inizio dicembre 1847 – A Cesare Balbo. Dà notizie sulle statistiche relative alla popolazione degli Stati Uniti. «Valerio disse ieri che forse avrebbe mandato l’avvocato Daziani ad intendersela con me per il ricorso relativo al bollo. Ora dovete sapere che questo Daziani è uno che gode di pessima riputazione. Ammirate “le bon tour”, che il gran Lorenzo “me joue”. A me poco importano le sue insolenze. Andrò oggi da Revel e domani da San Marzano. Addio, non credetemi più buono di quel ch’io sono. Coreste [sic] rischio di cadere in istraordinario errore. Amatemi e credetemi v. aff. C. Cavour».

7 dicembre 1847 – A Emile De La Rüe: «Puisque vous avez tant de zèle pour notre cause, je vous prierai de tacher de nous procurer, si cela est possible, des correspondanta à Naples, à Palerme et dans le Levant. Nous serions disposés à les payer, pourvu qu’ils remplissent fidélement leur mission. Vous etes on ne peut miex placés pour recevoir les nouvelles de première main. En me les transmettant de suite, vous me rendez un immense service».

8 dicembre 1847 – A Auguste De La Rive: (riferendosi a William): «Où puis-je lui écrire? Je voudrais lui demander un bullettin scientifique-agricole pour notre journal. Ce travail ne serait pas inutile; mais avant de lui adresser ma demande je désire savoir si vous la jugez indiscrète. Le roi est malade. J’espère qu’il guérira, mais ce ne sera pas longtems. Il serait nécessaire qu’il vécut assez longtems pour achever son oeuvre et l’asseoir sur des bases solides. Nous marchons vers une constitution. L’essentiel c’est de marcher avec ordre et prudence. Je ne vous ennuye pas de ma politique, vous n’en aurez que trop dans mon journal».

10 dicembre 1847 – Lettera a Ruggero Gabaleone di Salmour. Gli comunica che il suo articolo è inopportuno, perché confermerebbe al Risorgimento la fama di giornale amico degli aristocratici. Perché non farne un’operina (brochure) a parte? Cosa che Salmour farà, pubblicando l’opuscolo “Il Patriziato e le riforme”.

11 dicembre 1847 – Auguste De La Rive a Cavour: comunica che William starà quattro mesi a Parigi a far pratica – soprattutto manuale – nel laboratorio di Boussingault. Sulle collaborazioni di William: «Si vous persistez dans votre aimable intention, ayez seulement la bonté de lui faire comprendre que cette proposition vient spontanément de vous et que je n’y sois pour rien». Indirizzo di William: chez Mr Auguste Dassier à Paris.

13 dicembre 1847 – A Emile De La Rüe: «Le journal va bien financièrement, les 500 actions étant toutes souscrites. Politiquement je crains que nous ayons quelque difficultés à surmonter, mais nous avons bon courage»

13 dicembre 1847 – Ermolao Asinari di San Marzano, ministro degli Esteri, a Cavour. Risponde alla richiesta «di ricevere per mezzo dell’Amministrazione delle Regie Poste indistintamente tutti i giornali i quali non sono liberamente ammessi negli Stati di S.M.». Negata, perché «essendo già stato assai aumentato il numero dei giornali dei quali si permetterà generalmente l’introduzione a cominciare dal 1° gennaio prossimo, fu presa la determinazione di non estendere più oltre tale facoltà in favore dei giornali che le SS.VV. hanno il progetto di pubblicare».

15 dicembre 1847 – A Ermolao Asinanri di San Marzano: insiste sui giornali. «Non farò parola dei giornali francesi. L’uso invalso di ripetere in quasi tutti i foglii gli articoli di maggior polso, fa sì che bastano i giornali ammessi a far conoscere discretamente l’andamento delle cose pubbliche in Francia. Solo chiederei il potere ricevere i giornali ministeriali che pubblicanzi in Lione ed in Marsiglia, cioè il “Corriere di Lione” ed il “Sémaphore”. Questi giornali, in ordine alle dottrine, non sono che una cattiva copia del “Débats”. Ma in essi si incontrano soventi volte notizie precoci preocurategli per opera del governo che gli tutela». Chiede, per la Svizzera: il “Journal de Genève” e il “Courier Suisse” di Losanna («fogli entrambi moderatissimi ed organi imparziali del partito conservatore»); nei Regii Stati non entrano né giornali inglesi né prussiani, chiede quindi: “La Gazetta di Cologna” in tedesco, “The Aeternum”, “The Examiner”, “The Spectator” e “The Economist”, «giornali ebodamadari inglesi, in cui le questioni economiche, industriali e commerciali sono trattate con singolare maestria»; chiede poi tutti i giornali italiani, perché Il Risorgimento, «organo risoluto delle opinioni progressive bensì, ma sinceramente moderate» sarà certamente attaccato da quelli e «come potrà mai difendersi dagli assalti e rispondere agli insulti, se gli vien negato il mezzo di esserne prontamente informato?... l’Alba ci ha già diffamato […] Se poi Ella temesse che, dall’uffizio del giornale, questi fossero lasciati andar in giro per la città, io ben volentieri mi obbligherei a consegnare ad un pubblico impiegato a ciò destinato i foglii non ammessi, il giorno dopo il loro arrivo».

17 dicembre 1847 – A Giacomo Giovanetti: «Avrete spero già ricevuto il primo numero del “Risorgimento” […] Quello di cui abbisognamo ora, si è di buoni corrispondenti e bravi collaboratori. Mi è stato indicato a Novara l’avvocato Negroni, professore di leggi, che ne pensate? Come ben intendete, questa domanda è tutta confidenziale, come lo sarà pure la risposta. Il re va migliorando in salute. Temo tuttavia che non recuperi tutte le sue forze, e ch’egli sia minacciato di malattia incurabile. La sua perdita sarebbe fatale al paese. Il suo successore, quantunque animato da ottimi sentimenti, non essendo in grado di dirigere l’opera difficile del riordinamento progressivo dello stati in vista di una catastrofe, non credereste opportuno, anzi necessario, il provvedere il paese d’istituzioni politiche indipendenti dalla volontà del sovrano? Questo è un dubbio che sottopongo alla vostra saviezza. Mandatemi qualche cosa sulla legge comunale; è necessario che questa gran istituzione, base fondamentale del nostro sistema politico, sia rettamente intesa dal pubblico. Come vi sarà facile di crederlo, sono occupatissimo. L’ordinamento di un giornale politico è per lo meno altrettanto difficile dell’ordinamento di una provincia. Confido nell’aiuto di Balbo che scriverà almeno quattro articoli la settimana […] nulla tralascierò per corrispondere alla confidenza del pubblico e del partito che mi ha affidato la direzione del suo organo periodico».

19 dicembre 1847 – San Marzano a Cavour concede i giornali, con l’obbligo di consegnarli il giorno dopo a un incaricato.

20 dicembre 1847 – Augusto De La Rive accetta di mandare «quelques articles ou plutot bullettin scientifiques».

21 dicembre 1847 – A Ermolao: ringrazia e raccomanda di sollecitare le Poste, «ce matin encore ils sont sans instructions». Ulteriori ritardi sarebbero nocivi al nostro giornale che deve uscire quotidiano dal 1° gennaio.

22 dicembre 1847 – A Vincenzo Salvagnoli. Lo ringrazia per aver difeso il Risorgimento dagli attacchi dell’Alba. Lo informa della supplica al re di Napoli che prega di ristampare nel suo giornale «quando sapremo raccolte un cento mille firme, vedremo qual sia il miglior modo di spedire a Napoli questo documento […] questi non son tempi di complimenti, e di frasi; son tempi di fatti e di sentimenti sinceri». Fa notare che nelle firme alla supplica c’è quella di Silvio Pellico, «questo grand’uomo, che per quanti errori abbia commesso, sarà pur sempre una gloriosa reliquia delle persecuzioni austriache»

23 dicembre 1847 – A Alessandro Avogadro di Casanova: «Rispondo senza indugio alla tua lettera del 22, per toglierti non già la speranza, ma troppo precoci speranze. La Costituzione verrà, ci sarà data, ma non tanto presto. Almeno così lo credo, e così credono i miei amici. Qui non si parla più di quel certo “capo d’anno” che il re, dicevasi, voleva dare ai suoi sudditi. Anzi v’è chi teme che, nel suo spirito, si operi un moto di regresso. I vescovi hanno fatto proteste contro la legge di censura, e non si è certi che queste non abbiano prodotto un effetto cattivo sull’animo del re. Comunque sia io sono convinto che si andrà avanti: ma per balzi. Quello che ci deve condurre al sistema costituzionale non è ancora vicino. Intanto cercheremo per mezzo della stampa di preparare gli animi ad accettare una ben regolata libertà politica.» Lo informa della supplica al re di Napoli, gliene manda parecchie copie pregando di farle sottoscrivere. Carlo Alfieri (marito di Giuseppina) arruolato tra gli scrittori di cose politiche.

23 dicembre 1847 – A Emile De La Rüe. Il Risorgimento sarebbe stato bruciato «chez Giorgio Doria». Cecco Pallavicini non s’è fatto vivo, cerco il corrispondente da Napoli

23 dicembre 1847 – A Giacomo Giovanetti «Vi mando alcune copie separate della supplica al re di Napoli, onde, se l’approvate, v’ingegniate a farla firmare da quante più persone potete. Se giungiamo a raccogliere parecchie migliaia di firme la manderemo a Napoli». Chiede ancora un articolo sulla legge comunale.

27 o 28 dicembre 1847 – A Emile De La Rüe: «C’est un rude métier que d’organiser et de diriger un journal quotidien». Pallavicini non avendo scritto (ma «je ne fais pas un grand cas de son jugement et de son caractère») vi prego di darmi voi le notizie da Napoli. «Massimo d’Azeglio est avec nous. C’est son frère qui est avec la Concordia. Je vous assure que, le nom à part, il y a plus à perdere qu’à gagner en l’ayant avec soi». Indirizzo al papa fatto negli Stati Uniti da duemila persone.

28 dicembre 1847 – Pier Carlo Boggio gli annuncia articolo sulla Guardia Nazionale.

29 dicembre 1847 – A Cobden, si raccomanda che “Il Risorgimento” sia diffuso nei club inglesi.

Primi di gennaio 1848 – Chiede a Pietro Gioia di fare il corrispondente dai Ducati (Parma). «Forse gli sarà facile, dimorando a Piacenza, l’avere notizie sicure della vicina Lombardia, che giungono molto difficilmente a Torino».

2 gennaio 1848 – Emile De La Rüe a Cavour: promette di cercargli gli indirizzi dei corrispondenti da Napoli della Gazette d’Augsbourg, cioè dell’Allgemeine Zeitung (il corrispondente, come sappiamo da lettera del 16 gennaio, si chiamava Schnars). Il numero 2 del Risorgimento è stato bruciato pubblicamente a Genova

5 gennaio – A Michelangelo Castelli: chiede un articolo sulla soppressione del Consiglio supremo di Sardegna «un po’ vibratello», «non lunghe ma vibrate parole»

9 o 10 gennaio 1848 – A Carlo Alberto perché accetti il resoconto della seduta di due giorni all’albergo Europa. Firmata da Cavour, Predari, Durando e Brofferio. In nota i nomi della deputazione genovese incaricata di portare al re la petizione firmata da 15 mila persone.

17 gennaio – a Giacomo Giovanetti: «Caro amico, Mi rincresce assai il ritardo che la spedizione del vostro giornali ha sofferto; scusateci considerando che siamo tutta gente nuova della bisogna che abbiamo forse temerariamente intrapresa. Avrete letto il “Messaggiere” di sabbato. Gli assalti di Brofferio vogliono esser respinti, spero che lo farete come se lo merita. Pensate che le colonne del nostro giornale sono sempre aperte ai vostri scritti. Mi raccomando per le notizie della Lombardia. Meglio d’ogni altro potrete procurarcele, e così somministrarci il mezzo di sostenere la concorrenza della Concordia, la quale mercè i comizi è d’ordinario meglio provvista di nuove di quello che nol siamo».

17 gennaio – Da Antonio Scialoja, offerta di collaborazione che si vuole però anonima

20 gennaio – Avigdor preme perché il giornale scriva sull’emancipazione degli israeliti

22 gennaio – Dimissioni, per divergenze politiche, dell’avvocato Carlo Eugenio Rossi, autore probabilmente di un solo articolo, e liquidato con 500 lire.

23 gennaio, domenica – Emilio a Cavour: «Un marin qui connait Palermo me disait hier soir que les détails qu’on publie devaient avoir été imaginés à Genes par quel’un qui n’a jamais vu Palerme, car il y a les plus grandes contradictions physique, meme impossibilité» «On vous trouve ici trop anglais» «Je trouve La Concordia moins violente que je ne pensais» e per fare un piacere a Valerio s’è abbonato per tre mesi. «On ne trouve personne à Naples qui puisse correspondre bien avec vous. Pensez à Schnars».

26 gennaio – Auguste De La Rive non ce la fa a collaborare

27 gennaio – Emilio informa che gli inglesi vendono a basso prezzo armi ai siciliani (25 grains l’un).

30 gennaio – Emilio informa sul Neptune senza sapere che porta Del Carretto (vedi nota).

31 gennaio – Il Tommasoni corrispondente da Roma, su proposta di Massimo d’Azeglio, promette di mandar resoconti sugli avvenimenti cittadini il martedì, il giovedi e il sabato. Si dichiara «contentissimo del compenso che per ciò m’hanno destinato gli amministratori del giornale» (non sarà pagato, vedi lettera 214). «Noi tutti di Roma ci raccomandiamo perché si scriva, sì nei giornali come direttamente in Sicilia, affine di persuadere gli isolani a non dividersi»

3 febbraio – Emilio fa la cronaca delle grida patriottiche a teatro

6 febbraio – Madame Marcet non ha ricevuto il giornale a Londra

5 febbraio – Cronaca da Livorno dei fatti di Sicilia «La bandiera tricolore sventola in tutte le chiese».

Ant 8 febbraio – a Massimo d’Azeglio (che viene chiamato marchese) «…il signor Tommaso Tommasoni, che stante il suo nome dev’essere un buon uomo…» «Siamo alla vigilia di ottenere la costituzione. Non fo per dire, ma il Risorgimento ha un tantino cooperato a questa grande ed inaspettata rivoluzione».

Post 8 febbraio 1848 - A Giacomo Giovanetti: «È necessario, indispensabile di costituire un partito liberale conservatore. Di questo voi siete naturalmente uno dei capi, mentre io ne sarò uno dei soldati più attivi. Avendo comuni le opinioni, dobbiamo combattere nelle medesime file, e sotto li stessi vessilli. Perciò io spero che la vostra cooperazione si farà attiva. Dobbiamo aspettarci a vedere costituirsi un partito estremo, impaziente. Bisogna apparecchiarsi a combatterlo, col dare al Governo un efficace appoggio. Sin’ora sono stato indulgente per le opinioni individuali dei collaboratori; ma credo essere necessario d’indi in poi di mantenere l’uniformità dell’opinione politica del giornale. Qui a Torino tratteremo la politica Balbo, Bon Compagni, Castelli, Santa Rosa e io. Ciò deve darvi un’idea esatta del nostro procedere. Se la “Concordia” a Torino o la “Lega” a Genova non si dichiarano soddisfatte, gli muoveremo una guerra aperta»

9 febbraio 1848 – Emilio De La Rüe a Cavour: «Je vous ecris au milieu de cris, des drapeaux, des hymnes, des cloches à grand volée. La ville est folle de joie, c’est une espèce de délire […] Hier au theatre on a continué les chants, les cris, les drapeaux, parterre, acteurs, machinistes, tous pele-mele. Quelques individus se sont précipités sur la scène tenant le vieux drapeau de 1746. George Doria a sauté un banc du parterre et a protesté contre cette profanantion, “la bandiera portata sul palcoscenico è desecrata”. On l’a un peu applaudi et beaucoup sifflé et huè. Un individu a reparu avec le drapeau, qu’on a exigé à tout prix, et au milieu de tout le palco scenico a fait un discours pour prouver qu’il fallait aller planter ce drapeau à Milan et délivrer ses frères».

10 febbraio 1848 – Emilio De La Rüe a Cavour: nuova descrizione delle feste a Genova

11 febbraio 1848 – A Emilio De La Rüe: «Je voue remercie de ma nomination de ministre, à laquelle je ne m’attendais pas. En attendant que le Roi la ratifie, je pense à trouver un coin pour me faire élire député. Après nous verrons. La ville est calme et je pense que l’ordre rentrera dans les esprits. La seule chose que je craigne ce sont les passions guerrières ques les exagérés chercheront à exciter et à exploiter. J’espère que les gens de bon sens reprendront le dessus meme a Genes»

13 febbraio 1848 - Cavour a Mathilde De La Rive: «Les événements ont marché bien rapidement chez nous. Dans quelques semaines une révolution complète s’est opérée dans nos institutions politiques. Révolution hereuse, car elle n’a couté ni larmes ni sang et surtout parce que’elle s’est accomplie sans que le pouvoir se soit avili ou dépouillé de son autorité morale. Les anciennes institutions étaient en désaccord complète avec notre état sociale; les nouvelles satisferont, je l’espère et le crois, la grande majorité du pays. Aussi je suis convaincu que nous n’avons pas d’autres bouleversemnts à craindre. La seule question dangereuse, la seule qui m’inspire de graves préoccupations, c’est la question extérieur. La haine contre l’Autriche, le désir d’affranchir l’Italie de toute domination étrangère augmentent chaque jour. Les partis extremes s’empareront de ces dispositions pour les exploiter à leur profit. De là peuvent naitre de sérieuses complications. L’Autriche, il faut bien le dire, fait tout ce qu’elle peut pour seconder le développement de ces sentiments populaire. Sa conduite en Lombardie est digne de celle qu’elle a suivie an Gallicie. Elle cherche à irriter et à exaspérer les populations pour amener une conflagration. Elle a dans le vieux Radetzchi un digne instruments de cette odieuse politique. Je crois cette politique non seulement coupable, mais aussi insensée, dans l’intéret meme de l’Autriche. Il parait que la providence a décidé la ruine de cette puissance, puisq’elle pousse les hommes qui la gouvernent à des actes d’une insigne imprudence […] Je ménage beaucoup le clergé, et en cela je pense que vous m’approuvez. S’il passait au radicalisme nous serions perdus. S’il reste avec nous, nous n’avons rien à craindre […] Dans les premier tems du journal, Gustave, mais ceci entre nous, s’est presque brouillé parce qu’il trouvait ma couleur trop anticléricale. Vous me trouvez un peu trop pretre. Cela me prouve que je suis dans le vrai».

15 febbraio 1848 – Emilio De La Rüe scrive sulla rivoluzione di Napoli e l’andamento della rendita. A Genova arrestata gente che gridava Viva l’Austria, Morte a Pio IX con troppo denaro in tasca.

16 febbraio 1848 – Emilio De La Rüe ancora su quelli che gridano viva l’Austria.

17 febbraio 1848 – A Nicomede Bianchi per la recensione.

17 febbraio 1848 – Massimo d’Azeglio da Roma chiede la smentita. «Credevo d’avervi a dar dell’Eccellenza, e domandarvi la vostra protezione come ministro. Qui si teneva per certo. Ora pare di no. Del resto, credo che se non è, sarà».

17 febbraio 1848 – Emilio informa sui club e sui partiti che si vanno formando a Genova.

18 febbraio 1848 – A Giuseppe Croset Mouchet: «Mais un journaliste a droit à l’indulgence de ses collaborateurs».

18 febbraio 1848 – Pier Carlo Boggio chiede la pubblicazione di un suo pezzo (non sarà pubblicato).

23 febbraio 1848 – Auguste De La Rive invita a non spingere troppo in Lombardia, a non provocare troppo «à ces pauvres autrichiens». «Laissez faire le temps». Non lo rimprovera di essere troppo prete nel giornale. Quelli che gridano abbasso i gesuiti sono pronti a gridare abbasso i preti.

27 febbraio 1848 – A Emilio De La Rüe: «Au moment de partir pour la grande fete constitutionelle, où le “Risorgimento” paraitra avec un immense Gonfalon, je vous donne un bonjour à la hate. Je suis plus que jamais occupé, devant travailler cinq à six heures par jour à la loi électoral»

26 o 27 febbraio 1848 – Lettera a Costantino Reta.

27 febbraio 1848 – Altra lettera a Reta, risentita perché s’è presentato alla festa costituzionale sotto un altro gonfalone.

28 febbraio 1848 – a Emile De La Rüe: «Vous aurez appris probablement en meme temps que nous la Révolution de Paris. Je suis terrassé, car j’etois loin de m’attendre, je vous l’avoue, à un aussi lamentable événement. Avec la république en France qu’allons nous devenir? Entre l’Autriche d’une part et la France de l’autre comment nous tirer d’affaire […] Il faut prévoir le pire et agir en conséquence

1 marzo 1848 – Tormenti sulla legge elettorale, «chargé de la partie qui concerne le commerce et l’industrie».

1 marzo 1848 – Risposta di Costantino Reta


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ALTRI APPUNTI

CAMILLO CAVOUR, EPISTOLARIO, VOLUME V (1848)

I primi tempi del “Risorgimento”


Pietro Gioia, avvocato di Piacenza, ex carbonaro e poi ministro, corrispondente dai Ducati («mi diriggo alla S.V. in nome dei buoni Italiani […] pregandola caldamente a volerci favorire le notizie dei Ducati […] forse gli sarà facile, dimorando a Piacenza, l’avere notizie sicure della vicina Lombardia») [4-5]

Il Castelli prese 625 lire per il trimestre aprile-giugno [9]

«Insista su questo punto e lo faccia un po’ vibratello […] Confido in Lei, non lunghe ma vibrate parole» (a Castelli) [8]

La fermentation per via della deputazione genovese nomn ricevuta dal re (10 gennaio 1848) [14]

«L’articolo è fatto in furia, se trovate osservazioni da fare, correggete» (Massimo d’Azeglio a Cavour, da Roma, 10/1) [14]

William De La Rive da Parigi [15]

Cavour chiede a Roberto d’Azeglio la «stupenda risposta ch’ella fece alla poco cortese lettera del conte Borelli» [20]

«Avrete letto il Messaggiere di sabbato. Gli assalti di Brofferio vogliono esser respinti, spero che lo farete come se lo merita» (a Giovanetti, 17/1) [23]

«Je suis desolé que vous ayez renoncé à l’idée si aimable de nous envoyer des articles scientifiques» (ad Augusto De La Rive)

L’avvocato Carlo Eugenio Rossi prese 500 lire per due mesi di collaborazione [31-32].

D’Azeglio sulla fuga di monsignor Cocle in 38

«È necessario, indispensabile di costituire un partito liberale conservatore» «Sin’ora sono stato indulgente per le opinioni liberali dei collaboratori; ma credo essere necessaria d’indi in poi di mantenere l’uniformità dell’opinione pubblica del giornale» (a Giovanetti 8/2).

«Forse il sig. Reta avrà commesso qualche indiscrezione»

«Je vous écris au milieu des cris, des drapeaux, des hymnes, des cloches à grande volée, la ville est folle de joie, c’est une espèce de délire» (Emilio a CdC, 9/2) [57]

«Hier soir nous avons eu grande procession de drapeux aux torches. Le drapeau tricolore et les cris pour les lombards dominaient tout. […] La protestation de George Doria au theatre à propos du drapeau de 1746 a amené une dispute tres vive entre lui et Pellegrini, autour desquels se sont groupés dans le vestibule leurs adhérens…» che finisce con la proposta di fare a cazzotti perché non ha avuto il tempo di imparare a tirar di spada, Ambrogio Doria lo prende per le spalle e gli dice che i cazzotti li lascia volentieri ai facchini (Emilio a CdC 10/2) [60]

«L’articolo di fondo del Risorgimento n. 37, 9 febbraio 1848, p.145, plaudiva alla concessione della Costituzione, “passo gigante” fatto compiere “all’impresa della nazionalità italiana”, operato sotto la coccarda azzurra, “la gloriosa insegna sabauda”, la quale doveva continuare ad essere il simbolo dello Stato subalpino, e concludeva: “Se vogliamo onorare i segni tricolori, emblemi dell’unione italiana, serbiamoli per fregiarne quella bandiera nazionale che sventolerà un dì su tutti i mari, quando il gran fatto della lega commerciale avrà prodotto la lega marittima che deve esserne la necessaria conseguenza”» (60-61).

«Les evénéments ont marché bien rapidement chez nous. Dans quelques semaines une révolution complète s’est opérée dans nos institutions politiques. Révolution hereuse, car elle n’a coûté ni larmes ni sang et surtout parce qu’elle s’est accomplie sans que le pouvoir se soit avili ou dépouillé de son autorité morale […] La haine contre l’Autriche, le désir d’affranchir l’Italie de toute domination étrangère augmentent chaque jour. Les partis extrêmes s’empareront de ces dispositions pour les exploiter à leur profit. De là peuvent naître de sérieuses complications» (A Mathilde De La Rive, 13/2) [64-65]

«Mi affretto di ringraziarla del grazioso dono che ella mi annunzia della prima dispensa dell’opera […] sarà mia premura di farne cenno nel giornale che dirigo» (a Nicomede Bianchi, 17/2) [71]

«Caro conte, Credevo d’avervi a dar dell’Eccellenza, e domandarvi la vostra protezione come ministro. Qui si teneva per certo. Ora pare di no. Del resto, credo che se non è, sarà» (Massimo da Roma, 17/2, in cui chiede una rettificazione dato che «l’articolo del Risorgimento ha fatto cattivo effetto a Ferrara e nello Stato») [73]

«Mais un journaliste a droit à l’indulgence de ses collaborateurs» (a Giuseppe Croset Mouchet, 18/2) [76]

«Le mando un breve articolo che desidererei vivamente di veder inserito al più presto nel giornale» (Pier Carlo Boggio a CdC, 18/2) [77]

Lavora cinque-sei ore al giorno alla legge elettorale. Il Risorgimento ha preparato un gonfalone per la grande festa costituzionale (a Emilio, 27/2) [85]

«Sin dal 21 febbraio Cavour era stato chiamato a far parte della commissione che doveva elaborare la legge elettorale politica, con Cesare Balbo, presidente, Stefano Gallina, Cesare Cristiani di Ravarano, Domenico De Ferrari, Riccardo Sineo, Ercole Ricotti, Luigi De Margherita, Gustavo Ponza di San Martino segretario. Ancor prima della nomina Cavour aveva anticipato le sue opinioni sul futuro ordinamento elettorale in vari articoli del R., nei numeri 12. 19, 22 e 23 febbraio 1848, cui aggiungerà poi a legge ultimata un giudizio conclusivo nel numero del 21 marzo» (86)

Cavour a Reta: «S’ella considerava il posto di segretario-redattore come non al livello della sua capacità, perché accettarlo? S’Ella credeva d’essere in diritto di pretendere alla direzione politica del giornale, perché non dichiararlo apertamente all’assemblea?[…] lo scopo a cui mirava era incompatibile con la mia presenza nel giornale in qualità di redattore-capo. Ove la S.V. fosse giunta a farsi nominare direttore, Ella avrebbe avuto ad esercitare un controllo politico non più a mio riguardo, ma a quello del mio successore […] i doveri del suo ufficio colle giuste asperità del suo carattere […] (26 o 27/2) [86-87]

Reta a Cavour: «…di occuparvi quel posto che i miei studi, la mia buona volontà mi parevano dovermi meritare… la prima adunanza del giornale si tenne nella sua camera… ma i dolori volgari passano spesso invisibili per chi è altamente collocato nella scala della gerarchia sociale; donde ne proviene talvolta che la povera creatura di Dio, che siede negli ultimi gradini si consumi nel rammarico di offese che sono tanto imputabili al supposto oppressore, come può essere imputabile un adulto il quale passando calpesti inavvedutamente un bambino… soffrire e tacere, tacere e soffrire… io, offeso ogni giorno, predicava le lodi di tutti… io mi accomodava a tutto, piegava il capo a tutto… io merito dal giornale molto più di lei… vedendomi adunque tenuto in niun conto dai soci… ella, signor conte, trovò necessario di aggiungersi un vice-direttore… Re e Mattei sono ottimi, ma li offende l’inerzia… direi qualche cosa dell’avvocato Castelli che mi trovo a sopracapo, ma ci sarebbe da oltrepassare i segni della pazienza della S.V.I. (1 marzo) [95-99]

L’avvocato Luigi Re fu stipendiato dal gennaio 1848 al dicembre 1850 con lire 100 al mese. Idem per l’avvocato Tommaso Mattei, per i primi cinque mesi del 1848 [99]

Su Giorgio Briano vedi 99

Sul Pareto 107

«Je ne fais pas partie du ministère Balbe. Je ne pourrais guère m’entendre avec lui. Je le suotiendrai toutefois de tout mon pouvoir» (a Emilio, 9/3) [107]

Reta liquidato con lire 1.250 al 18 marzo

Tommaso Tommasoni si lamenta di non aver ricevuto il compenso di franchi 150 (marzo, aprile, maggio) più spese postali per le sue collaborazioni. Non risulta che sia stato pagato.