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 2010  novembre 29 Lunedì calendario

1 - L’EX AD FABIANO FABIANI VA IN SOCCORSO DI GUARGUAGLINI PER SALVARE SE STESSO

C’era un sole bellissimo questa mattina a Torino quando il comandante supremo di Finmeccanica, Piefrancesco Guarguaglini, e la moglie Marina Grossi hanno attraversato la città per raggiungere l’aeroporto di Caselle dal quale si vedono le Alpi.

Qui, in un grande capannone di Alenia dove un tempo si costruivano i piccoli aerei di Fiat Avio, sono entrati centinaia di manager per la Convention del Gruppo che si svolge ogni anno in questo periodo.
wikileaks-assange

L’edizione precedente si è svolta nei container della Fiera di Roma con un allestimento faraonico e aveva per titolo "A New Mindset" (Innovare la mente per costruire il futuro), e il futuro è entrato anche nella riunione di oggi che il Guargua ha chiamato "Facing the Future" per insistere sul concetto della sfida al "mondo che cambia".

Dopo aver ascoltato fino a tarda notte nella camera del grande albergo di via Roma le notizie sulla tempesta di WikiLeaks, i coniugi Guarguaglini hanno preso sonno in letti separati convinti che tra le migliaia di files vomitati da quel farabuttone di Julian Assange, non vi sia nulla che riguarda gli elicotteri della Casa Bianca e l’acquisto dell’americana Drs. E anche i business con Putin del Cavaliere "fisicamente e politicamente debole" per i party notturni, sembrano indirizzati piuttosto alla questione energetica che tocca l’Eni e non Finmeccanica.
Julian Assange Fondatore di Wikileaks

A questo punto si può immaginare che davanti allo stato maggiore dell’azienda riunito nel capannone di Torino e lontano dagli occhi dei giornalisti, il manager di Castagneto Carducci abbia fatto un discorso pieno di orgoglio per i numeri raggiunti dal Gruppo durante la sua gestione. Ad ascoltarlo in prima fila c’erano il barbuto Giorgio Zappa, il direttore finanziario Pansa (candidato alla poltrona di amministratore delegato) e Marina Grossi, la "czarina" sulla quale si è abbattuta la tempesta.
PIERFRANCESCO GUARGUAGLINI Giorgio Zappa - copyright Pizzi

Solo nel pomeriggio si potrà sapere se il Guargua avrà sentito il bisogno di citare le parole pronunciate da Giorgio Napolitano quando il 23 novembre dell’anno scorso visitò sulla Tiburtina Selex Sistemi Informatici, l’azienda dove Lorenzo Cola si muoveva da padrone di casa. Resta il fatto che le rivelazioni di ieri sera del maledetto sito sono (per adesso) una mano provvidenziale che caccia via dalle prime pagine gli intrecci della bionda "czarina" con altre aziende e con i partiti.
GIORGIO NAPOLITANO

Un asset del tutto inaspettato è arrivato ieri al Guargua da Fabiano Fabiani, l’Etrusco 80enne di Tarquinia che è arrivato in Finmeccanica nell’81 per guidarla fino al ’97. Fabiani è uno dei pochi insieme a Franco Viezzoli che conosce vita, morte e miracoli di quella Finmeccanica che con l’aiuto di Romano Prodi riuscì a equilibrare tra le attività civili e la produzione di armi. "Per me la Rai è stata la moglie - dice l’Etrusco - e Finmeccanica l’amante, l’esperienza più bella perché lì si produceva, si facevano i fatti".
FABIANO FABIANI

Sono parole di un uomo pragmatico e realista che ha saputo navigare su un’infinità di poltrone fino a quando non è andato a sbattere contro Bettino Craxi che per supponenza e alterigia lo considerava un suo pari. Il realismo entra a gonfie vele nell’intervista di ieri perché, dopo aver difeso a spada tratta Guarguaglini, l’Etrusco di Tarquinia dice una verità che solo l’ipocrisia non considera scontata: "il mercato dell’industria militare non è un mercato vero, semplicemente perché i mercati li fanno i governi, non sono le imprese come Finmeccanica a fare politica internazionale".
pro40 romano prodi

E lui ne sa qualcosa quando ricorda le missioni di Andreatta in Estremo Oriente e la stagione delle grandi acquisizioni europee negli anni ’80 e ’90 dove le lotte con i concorrenti francesi e americani sono state feroci. Anche allora si gridò al complotto internazionale e alla memoria (non di Fabiani, né della giornalista Antonella Rampino) ritornano le vicende giudiziarie che colpirono l’Etrusco e Finmeccanica nel ’93 quando la Guardia di Finanza e i magistrati guidati dal sostituto procuratore di Roma, Giorgio Castellucci, chiesero il rinvio a giudizio di Fabiani e di 14 consulenti di Finmeccanica per falso di bilancio e di fatturazioni.
CRAXI BETTINO

A quell’epoca il boiardo democristiano dovette respingere le accuse di aver comprato alcune società in America (Bailey Controls, Dee Howard) a prezzi esagerati. Accanto a lui c’erano personaggi come Fausto Cereti, Enrico Gimelli, Bruno Musso, Enrico Albareto, Bruno Steve (direttore generale), mentre i rapporti con Washington li teneva il fedele Battista. Quelle accuse finirono in nulla e il polverone servì soltanto a rendere ancora più cinico l’uomo che aveva legato il suo nome alla Rai di Ettore Bernabei.
ETTORE BERNABEI COLPO DI SONNO

Adesso il copione sembra ripetersi, ma il messaggio pragmatico di Fabiani è di stare con i piedi per terra. Al Guargua che l’Etrusco stima come un "bravo dirigente", fa capire che prima di gridare al complotto internazionale, deve chiamare in causa i governi che lo hanno pilotato e guardare al futuro tenendo d’occhio soprattutto le "manine" italiane che da oltre sei mesi stanno cercando di fotterlo.