Varie, 29 novembre 2010
Auto vendute in Italia nei primi otto mesi del 2010: 1.386.863 (–2,48% rispetto al 2009). Agosto è stato un mese negativo per il mercato automobilistico italiano, le nuove immatricolazione sono state 68
Auto vendute in Italia nei primi otto mesi del 2010: 1.386.863 (–2,48% rispetto al 2009). Agosto è stato un mese negativo per il mercato automobilistico italiano, le nuove immatricolazione sono state 68.718, il 19,3% in meno rispetto a dodici mesi prima. È il risultato peggiore degli ultimi 17 anni (dati del ministero delle Infrastrutture e Trasporti). Del totale di auto acquistate 21.065 erano Fiat, il 30,7%. Esattamente un anno fa la quota di mercato coperta dal Lingotto era del 33,6%. Tra i marchi stranieri, sono cresciuti Bmw (+40,3%) e Volkswagen (+8,18%). Modelli di auto più venduti ad agosto: Fiat Punto (5.083 unità), Fiat Panda (4.877), Ford Fiesta (3.129). Il calo di vendite è da attribuire soprattutto alla mancanza di incentivi statali, che fino allo scorso aprile hanno aiutato un mercato in difficoltà. Gian Primo Quagliano, direttore del Centro studi di Bologna che ha realizzato un’indagine congiunturale sul settore auto: «Purtroppo il 52% dei concessionari prevede ulteriori diminuzioni della domanda nei prossimi mesi. Il 2010 dovrebbe chiudersi con un calo del 12% e un volume di immatricolazioni di 1,9 milioni di vetture». Quest’estate VoceArancio ha chiesto ai propri lettori: se doveste comprare un auto, scegliereste un marchio italiano o straniero? Sono arrivate 1.463 risposte: il 34,2% per italiano, il 65,7% per straniero. Il risultato è quindi in linea con i dati di mercato, ma al di là dei numeri, cosa determina la scelta della vettura da acquistare? Laspetto emotivo o affettivo influenza la scelta? Tra gli italiani rimangono pregiudizi, positivi o negativi, su marchi e modelli? Emilio Delaidi, caporedattore di Quattroruote, ci aiuta a capire meglio alcuni di questi aspetti. Delaidi, quanto è presente l’aspetto emotivo nella scelta di un automobile? «È una parte ancora importante per gli italiani, soprattutto per la fascia di età dai quarant’anni in su. Per i più giovani, il marchio, per quanto storico o di prestigio, conta poco. Quello che interessa maggiormente sono i contenuti. Per capirci, i ragazzi oggi vedono e utilizzano l’auto come uno dei tanti elettrodomestici». Questa spaccatura tra due generazioni è determinata da motivi economici? «Sicuramente, un ragazzo che compra la sua prima auto guarda al prezzo, ai consumi, alla praticità. Ma questa spaccatura secondo me è una questione anche e soprattutto di cultura: si è perso il gusto della guida, dell’eleganza. E poi oggi i ragazzi cercano nell’auto gli aspetti di novità, ecco spiegato il successo di auto come la Nissan Cube, che non è economica ma si presenta come luogo di socialità». E l’aspetto ecologico non entra nella scelta dell’auto? «È una terza categoria di consumatori. Sono soprattutto trentenni e quarantenni attenti agli aspetti ambientali e con la possibilità di spendere. Consideriamo che i modelli di auto ibrida costano quarantamila euro. Questa è una minoranza senza problemi economici che però fa molta tendenza». La vendita di auto ad alimentazione alternativa (metano, Gpl, ibride) ad agosto è crollata: dal 31% del 2009 è passata all’11%. La causa è la mancanza degli incentivi statali che nel 2009 partivano da 3.500 euro per arrivare fino a 5.000 e che sono terminati ad aprile scorso. «Mi piace tantissimo andare in automobile» (Guglielmo Marconi). Ma il giudizio degli italiani su Fiat & Co. è cambiato in questi anni? Parliamo con Marcello D., 59 anni, tassista romano: «Devo dire che vengo da una famiglia di tassisti, mio padre, i miei due zii facevano questo mestiere. E ricordo che mio padre, un po’ per fissazione, un po’ perché l’offerta sul mercato era più limitata di oggi, girava solo con macchine italiane. Mai avuta una straniera in quarant’anni. E io quando ho iniziato a fare questo lavoro, forse come reazione, ho deciso che avrei comprato solo auto tedesche». Perché proprio tedesche? «Prima di tutto perché danno un’idea di affidabilità, e poi perché erano bellissime. Mi ricordo una Bmw che avevo vent’anni fa, meravigliosa...». E ancora oggi guida auto tedesche? «No, adesso sto attento solo alla convenienza. L’anno scorso ho cambiato automobile e ho scelto una Opel Meriva. Ho guardato solo al prezzo». Federico Grassi, 25 tassista a Roma. Che macchina ha e come l’ha scelta? «Ho una Multipla Fiat. L’ho scelta perché ha sei posti e mi permette di portare una persona in più. E poi è comoda. Sai, quando sei seduto in auto 7-8 ore è un aspetto importante». Quindi non aveva nessun preconcetto o fissazione particolare prima di scegliere? «Assolutamente no, solo l’utilità. Diciamo che conosco colleghi che comprano solo determinate marche o modelli, senza fare confronti fra le varie vetture. Ma sono i tassisti sopra i cinquant’anni, molto legati alle abitudini. I più giovani si informano e scelgono solo ciò che conviene». Un tassista ogni quanto deve cambiare l’auto? «Mediamente cinque-sei anni. Io la mia Multipla l’ho presa nel 2008 e ci ha fatto già 200mila chilometri. C’è chi è particolarmente bravo, o maniaco, e riesce a lavorare con la stessa auto anche dieci anni, ma sono casi particolari. C’è un collega che gira ancora con la Ritmo, non ha neanche il servosterzo, non so come faccia tutti i giorni con quel rudere». La prima auto di Barack Obama è stata una Fiat Ritmo, anche se negli Stati Uniti si chimava Fiat Strada. I pregiudizi che certe marche di automobili si portano dietro hanno una parte di fondamento? Ancora Emilio Delaidi, Quattroruote: «Per quanto riguarda la Fiat, i successi della Panda e della Cinquecento dimostrano che quando il prodotto è valido, si vende molto bene. Poi è vero che rimangono i preconcetti, ma oggettivamente ormai sono assurdi. Quelli che dicono “Io compro solo auto tedesche”, ignorano che magari sono assemblate in qualche paese dell’Est Europa, con componenti che vengono da altri paesi. Le vetture Fiat più affidabili statisticamente vengono dagli stabilimenti della Polonia. La globalizzazione del settore dell’auto dovrebbe cancellare questi preconcetti». I luoghi comuni sono difficili da superare. «È vero, ancora oggi in Inghilterra non comprano le Alfa perché trent’anni fa era uscito il modello Sud che si arrugginiva. Sono etichette difficili da eliminare. Bisogna dire però che il consumatore perdona e dimentica il guasto se viene risolto facilmente. Se la rete di assistenza invece è lenta e inefficiente no. In questi casi è tremendo il passaparola». Forse la Fiat ha pagato più di altre questo aspetto. «Certamente, anche se poi nessuno ricorda le innovazioni tecnologiche che sono uscite dai laboratori del Lingotto. Penso fra tutti al Common Rail, innovazione formidabile per il mondo del diesel. Dagli stabilimenti Fiat sono uscite cose positive e cose negative. Si ricordano più spesso queste ultime». Il caso dell’AlfaSud, sui mercati europei dal 1972. Problema principale: la carrozzeria si arrugginiva in brevissimo tempo. La causa, si disse allora, era dovuta alla scarsa qualità delle lamiere provenienti dalla Russia. Si cercò di risolvere il problema riempiendo tutte le cavità della carrozzeria con una speciale schiuma sintetica. Il risultato fu disastroso. L’ultimo anno di produzione dell’AlfaSud fu il 1984. Il Common Rail, dispositivo che ha rivoluzionato i motori diesel, è nato nel 1990 nei centri ricerca Fiat. Nel 1994 è stato venduto al gruppo tedesco Bosh, che ne ha completato lo sviluppo e la commercializzazione. Il prototipo equipaggiava la Croma negli anni Novanta. E’ stato questo il primo motore diesel a iniezione diretta, tecnologia poi sfruttata dal gruppo Volkswagen. Mentre calano le nuove immatricolazioni, è in crescita il mercato dell’usato. Ad agosto è aumentato dell’8,7% rispetto allo stesso mese del 2009, per un totale di 229.022 trasferimenti di proprietà. Dall’inizio dell’anno le compravendite di vetture usate sono state 2.917.998. Secondo un’indagine di agosto sulle intenzioni d’acquisto dell’Osservatorio Findomestic gli italiani sono disposti a spendere al massimo 6.800 euro per una macchina usata e 17.300 euro per una nuova. Franco Oltolini, dirigente generale di CarNext, società specializzata nella vendita di auto usate provenienti dalle flotte in noleggio. Com’è cambiata la clientela delle auto usate? «Nell’ultimo anno è passata all’usato una buona fascia di clienti tradizionalmente acquirente del nuovo. Il ceto medio, forse a causa della crisi economica generale, sta più attento e se può risparmiare cinque-seimila euro, è ben felice». Quando vengono da voi i clienti hanno già le idee chiare su che tipo di auto vogliono, se italiana o straniera? «Sinceramente sono molto attenti ai prezzi e ai consumi, non troppo al marchio. Se una Fiat costa meno di una Volkswagen a pari qualità scelgono la Fiat. Forse vent’anni fa non sarebbe stato così». Vendite di auto usate ad agosto: • Fiat: 57.495 unità • Volkswagen: 15.459 • Ford: 13.916 • Mercedes: 12.298 • Opel: 12.133 • Lancia: 12.076 «Se avessi interpellato il cliente, mi avrebbe chiesto un cavallo più veloce» (Henry Ford, al momento del lancio della prima automobile Modello T). Il mercato delle auto di lusso è un discorso a parte. Nel 2009 in Italia sono state vendute 620 Ferrari, 151 Lamborghini, 180 mila fra Mercedes, Bmw, Audi e un totale di 206 mila auto dal prezzo medio di 103 mila euro. In Italia la Fiat copre più o meno il 30% del mercato dell’auto. Ma all’estero com’è la situazione? C’è un maggiore nazionalismo nella scelta dell’auto? I dati di agosto in Francia dicono che la quota di mercato di Peugeot, Citroen e Renault è del 51,3%, in Germania le auto tedesche monopolizzano quasi le vendite, arrivando al 68% del totale. «Con la Germania il confronto non è equo – spiega Emilio Delaidi – . Volkswagen è un gruppo destinato a diventare il maggiore produttore mondiale. La Francia invece possiamo considerarla molto più nazionalista rispetto all’Italia a parità di condizioni. Ci sono modelli che all’estero non vendono affatto ma che hanno grande successo nel mercato interno». ****** «Che vuole, qui non si vede più nessuno. Fino allo scorso dicembre nel salone espositivo venivano le famiglie intere a guardare i nuovi modelli. Addirittura sul monovolume si sedevano in sette e dicevano: che bella, che comoda! Basta, chiuso, ora non vediamo più nemmeno i curiosi» (Oreste Ruggeri, concessionario Peugeot di Rimini). In Italia i concessionari di auto sono 3.800 con 178mila addetti. Nel 2009 hanno generato un fatturato di 96 miliardi di euro. Parliamo con Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione dei concessionari auto. Le previsioni di vendite per il 2010 non sono buone. «È vero, dovremo tagliare 15mila posti di lavoro, cui se ne aggiungeranno almeno 30mila dell’indotto». Cosa può aiutare la ripresa delle vendite? «Bisognerebbe rilanciare i bonus pluriennali per incentivare le vetture a basso impatto ambientale. E riallineare la tassazione delle vetture aziendali agli altri paesi europei». Qual è l’obiettivo minimo di vendite per la fine del 2010? «Per sopravvivere, diciamo due milioni di esemplari». (15 settembre 2010)