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 2010  novembre 28 Domenica calendario

“TI SEI RIDOTTO MALE MA BEVIAMOCI SOPRA”

Onorevole Guzzanti, mi fa piacere che lei, ripensandoci, abbia deciso di replicare al mio articolo. Diceva Nietzche che anche la lettera più villana è meglio dell’indifferenza. Il fatto è che lei, come ogni politico, quale dobbiamo ormai considerarla, divaga e non risponde sui punti salienti dell’articolo. 1) Alle questioni serie che poneva Mara Carfagna riguardo al Pdl e, in fondo, al Paese, di-mettendosi o non dimettendosi, lei ha risposto, com’è ormai deplorevole costume della nostra società, buttandola sulla mutanda. 2) Lei ha ammesso lealmente di non aver capito chi fosse Berlusconi per quattordici anni. Ma non può venirlo a spiegare, con la consueta prosopopea, ai giornalisti del Fatto Quotidiano e ai suoi lettori che lo hanno capito quattordici anni prima di lei. Per quel che mi riguarda avevo inquadrato il personaggio ancor prima, nel 1988 quando all’Arena presentò la squadra del Milan, di cui era diventato presidente, con contorno di vallette, di cantanti alla moda, di puttanone scosciate sulla groppa di elefanti come se si trattasse del Superbowl e non di un importante fatto sociale, interclassista, quale il calcio era prima che vi irrompesse il Cavaliere (“O il calcio distruggerà Berlusconi o Belrusconi distruggerà il calcio”, L’Europeo, 3 agosto 1988). Ammettere di aver sbagliato vuol dire assumersene anche le responsabilità. Altrimenti è un puro artificio retorico. Se lei avesse conservato un minimo di rispetto per se stesso sarebbe stato zitto per altrettanti quattordici anni. Meglio ancora se fosse emigrato in Nuova Zelanda nascondendosi sotto una pecora merinos, quelle che hanno il pelo lunghissimo. E invece è ancora qui a pontificare. 3) Che il passaggio dalla sinistra alla destra sia un fatto collettivo e generazionale – come lei afferma – non vi assolve. Anche perché Berlusconi non è una destra, è solo “cicero pro domo sua”. Che lei, nell’arco della sua vita abbia cambiato più volte posizione, prima socialista, poi appassionatamente berlusconiano, infine ferocemente antiberlusconiano, non le dà il diritto di dare lezioni di morale politica a nessuno, nemmeno a Mara Carfagna.
Mi colpisce infine che nessuno più creda che un giornalista scriva quello che scrive perché lo pensa, ma gli si attribuisca sempre dei reconditi fini politici. “Omnia sozza sozzis” verrebbe da dire. Io non ho mai fatto parte dell’opposizione di sinistra (come lei stesso, contraddicendosi, ammette quando mi bolla, peraltro malinterpretando il mio pensiero, come “nipotino di De Maistre”). Con la sinistra non ho nulla a che fare come non ho nulla a che fare con la destra, né moderata né estrema. Ma spiegarglielo sarebbe fatica inutile, per lei e per i lettori.
Ma su una cosa, se mi permette (anzi se mi consente) sono d’accordo con lei: nel mio articolo c’è un eccesso di violenza. Noi ci siamo conosciuti poco, ma abbiamo lavorato nello stesso periodo per un meraviglioso Avanti! libertario negli anni ‘70. Io la ricordo, giovane padre, in una strada di Roma mentre tiene in braccio sua figlia Sabina di pochi mesi. Ma questi sono solo motivi esistenziali e sentimentali. Io la ricordo soprattutto, caro Guzzanti – e l’ho scritto nel mio articolo – come uno dei migliori inviati della nostra generazione che ho sempre difeso, anche pubblicamente – lei non ha il dovere di ricordarlo – davanti ai mediocri che le rimproveravano di fare un giornalismo “impressionista” (ce ne fossero, oggi). Quello che mi fa pena è vedere che, con le sue capacità, si sia ridotto come si è ridotto. Invecchiare fa male a tutti. A lei come a me. Ci si incarognisce. E forse in altri tempi, più felici per entrambi, avremmo risolto le nostre questioni davanti a un buon bicchiere di vino – che non è un’abitudine talebana – magari lei interpretante una delle sue esilaranti imitazioni di quell’insopportabile narcisista che era Sandro Pertini. Cordialmente.