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 2010  novembre 28 Domenica calendario

“PERFINO LA CARFAGNA È MEGLIO DI TE”

Caro Direttore, mi ci sono voluti tre giorni per superare l’impatto del violento e insultante attacco a freddo di Massimo Fini il quale ha voluto far sapere ai lettori del Fatto Quotidiano del 23 novembre scorso di preferire senz’altro Mara Carfagna a me, il che consola tutti, me per primo. All’inizio avevo rinunciato a rispondere ma poi mi sono chiesto se – al di là degli insulti banali e gratuiti – ci fosse per caso un senso politico nascosto in quell’invettiva. E penso di averlo finalmente trovato analizzando, più che gli argomenti, la violenza quasi fisica di Massimo Fini. Tralascio tutte le banalità aggressive che Fini spende sul mio itinerario politico, comune a una parte di italiani di sinistra come me i quali, disperati e incazzati per l’arrogante inconsistenza della sinistra italiana post-comunista, tentarono di influenzare la consolidata vittoria di Berlusconi, verso la promessa rivoluzione liberale mille volte annunciata e poi risoltasi in una involuzione illiberale, sempre avendo di fronte una sinistra incapace di capire,prima ancora di agire.
Tutta la mia vicenda politica è stata da me dettagliatamente e lealmente raccontata in libri come “Il mio agente Sasha”, “Guzzanti VS Berlusconi”. “Guzzanti VS De Benedetti” e con “Mignottocrazia”, appena arrivato in libreria.
Naturalmente nessuno è obbligato a leggere quel che racconto, tranne chi voglia attaccarmi proprio sui fatti e sulla storia che ho documentato. Fini naturalmente se ne frega, non ha letto nulla, ma mi mitraglia con una prosa identica a quella di Giorgio Straquadanio del Pdl, che ha usato i suoi stessi toni ed argomenti per linciarmi dal fronte berlusconiano. Con finezza esemplare, poi, Fini conclude dandomi della mignotta, parola che ha posto fra ipocrite virgolette, pensando forse di schivare querele che non sporgerò.
Ma, al di là della violenza, vedo nell’invettiva di Fini due punti politici. Uno immediato, ed uno di più lunga prospettiva. Quello immediato sta nel fatto che Mara Carfagna, da quando ha cominciato a dare segni di rottura con Berlusconi, è stata di colpo assunta nel cielo dell’opposizione per un ovvio motivo tattico: i nemici dei miei nemici sono miei amici, e dunque benvenuta fra noi. Certo, poi Mara ha dato buca a tutti rientrando all’ovile e dunque già la vediamo percorrere la parabola inversa, dalle stelle alle stalle, cosa che Fini tre giorni fa non poteva prevedere. E poiché io sono stato scioccamente raffigurato come un orco mangia-Carfagna, ho a mia volta subì-to l’effetto simmetrico e contrario rispetto a quello della ministra: dalle stelle alle stalle. E sulla ministra voglio dire: se la Carfagna combatte la camorra, anche io plaudo alla Carfagna. Ricordo però che è entrata in politica soltanto grazie agli effetti che la sua avvenenza ha prodotto su Berlusconi, il quale se ne dichiarò pubblicamente invaghito. E questo difetto di nascita (che riconosce) fa di lei una donna che ha messo a frutto il suo sex appeal.
C’è poi il punto politico di fondo che divide e dividerà sempre gente come Fini da gente come me. Fini appartiene ad una destra esistenziale ed estrema (ma non fascista: i fascisti per quelli come lui sono miserabili straccioni) che odia il mondo moderno, diffida della democrazia (basta leggere il suo “Sudditi”), una destra che vive nel panico dell’invecchiamento cedendo, persino ideologicamente, tanto al lifting che al buon vino. Fini pensa anche che un lungo periodo di pace rammollisca la gioventù (vedi il suo “Elogio della guerra”) e si comporta, scrivendo, come un De Maistre de noantri, anche se in Francia il suo omologo è piuttosto Robert Poulet, che vive e descrive ossessioni simili alle sue.
Fini ovviamente aborre i liberali come aborre l’inquinamento e dunque ai miei occhi fa parte di un mondo culturale, politico e morale che io a mia volta cordialmente aborro. Ci aborriamo e questo è un fatto politico che mi piace sottolineare: io sono un illuminista liberale, il mio padre ideologico è Bertrand Russell, vengo da un mondo libertario e intellettualmente libertino. Fini invece mi sembra un vitreo talebano di una destra cupa che trova convivenze e connivenze in una simmetrica sinistra miope, confusa e senza memoria. Posso infine confermare che anch’io, e di gran lunga, preferisco Mara Carfagna a Massimo Fini.