F AB IO P OL ETTI, La Stampa 29/11/2010, pagina 18, 29 novembre 2010
Il mistero della 13enne inghiottita dal buio - L’ ultimo sms a un’amica sembrava più che normale: «Ci vediamo domenica alla gara»
Il mistero della 13enne inghiottita dal buio - L’ ultimo sms a un’amica sembrava più che normale: «Ci vediamo domenica alla gara». Poi più niente, telefonino LG spento dalle 18 e 49 di venerdì. Sembra svaporata nel nulla Yara Gambirasio, 13 anni di Brembate Sopra in provincia di Bergamo, una ragazzina come tante senza troppi grilli con la testa, una sola grande passione per la ginnastica ritmica. La gara di ieri al Palazzetto dello Sport organizzata dalla Polisportiva Brembate è stata sospesa. A casa, in una villetta di mattoni circondata da un piccolo giardino curato, la madre Maura e il padre Fulvio sono incollati al telefono in attesa di notizie. Il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha aperto un fascicolo per sequestro di persona, ma è solo un atto formale in attesa di capire dove sia finita questa ragazzina con l’apparecchio per i denti, la coda di cavallo, i leggins scuri, la maglietta della Polisportiva bergamasca sotto a un giubbotto nero di Hello Kitty. «Credo di essere stata l’ultima a vederla. E’ venuta qui a portare uno stereo che doveva servire per la gara di domenica. Saranno state le 17 e 30 di venerdì. Lei si è fermata per nemmeno un’ora a guardare le compagne allenarsi, poi se ne è andata da sola come era arrivata», racconta Daniela Rossi, la responsabile della Polisportiva, duecento miniatlete, duecento ragazzine come Yara che adesso stanno cercando nei fiumi e nelle rogge, perché c’è sempre la possibilità che sia capitata una pur terribile disgrazia e non il peggio del peggio a cui nessuno vorrebbe mai pensare. Gli amici di Yara su Facebook si sono già mobilitati per trovare la ragazzina scomparsa. E sul social network sono già in più di duemila che pregano per il lieto fine, maledicono chi l’ha portata via sicuri che sia così o si sfogano e basta perchè è sempre così. Carabinieri e Protezione Civile battono da sabato la zona, i canali e i pozzi, la campagna e le rogge cariche di acqua. In una cascina hanno trovato solo tre extracomunitari che dormivano al freddo, li hanno portati via ma c’entravano niente. «Voglio solo che Yara ritorni a casa», la mamma della ragazzina balbetta poche parole al citofono, mentre la villetta inizia ad essere assediata dalle prime telecamere. La signora Maura lavora come educatrice in un asilo nido. Suo marito Fulvio è geometra in un’azienda della zona. In famiglia ci sono altri due figli, due bambini più piccoli di Yara. La villetta è troppo uguale a tante altre del paese, dignitosa ma niente di più. Niente che possa ingolosire qualcuno interessato a un facile ma impossibile riscatto. E allora tutta la storia della scomparsa di Yara Gambirasio si consuma in questi cinquecento metri tra il palazzetto dello sport e casa sua. Un percorso abituale per Yara, vita ordinaria e allenamenti costanti con le compagne. Può essere successo tutto, qui lungo questo marciapiede che costeggia un parcheggio, davanti a questa cancellata senza negozi o portoni, dove qualcuno avrebbe potuto avvicinare Yara senza essere visto. L’ipotesi peggiore, quella che più angoscia la famiglia della ragazzina. «Mia figlia non se ne sarebbe mai andata volontariamente. Non aveva motivi per andarsene di casa. Aveva appena preso la pagella. Tutti bei voti. Aveva solo una grande passione per la ginnastica ritmica», si dispera sua madre davanti ai carabinieri che in paese hanno sentito cento che hanno saputo dire niente: amici e parenti, insegnanti e vicini di casa, famigliari e conoscenti, il perimetro sociale di una ragazzina almeno in teoria benvoluta da chiunque. Certo l’ipotesi della fuga più o meno volontaria con qualcuno conosciuto da poco, in palestra o su Facebook, gli investigatori non la scartano ancora. Gli unici che non ci credono, sono quelli che la conoscono bene. Suor Carla che insegna religione nella terza media di Yara, prega che le sia successo niente: «E’ una ragazzina molto sveglia, non si farebbe abbindolare facilmente». Mamma Maura ne è ancora più convinta: «Mia figlia è buona come il pane mi è impensabile immaginare un suo colpo di testa. E quella strada che ho fatto e rifatto mille volte da venerdì sera, Yara la conosceva bene». Lungo quella strada adesso c’è una pattuglia della Polizia municipale. Un’altra è piazzata davanti all’ingresso della villetta, per tenere lontani telecamere e curiosi. Con il buio le ricerche vengono sospese. La terza notte di buio, nella vita di Yara Gambirasio.