ANNA MASERA, La Stampa 28/11/2010, pagina 18, 28 novembre 2010
Il re del Tonga scopre la democrazia - Tonga, meno di 110 mila abitanti sparsi fra 169 isole nel Sud Pacifico di cui solo 36 abitate, unica monarchia nella Polinesia, ha votato l’altro ieri per il suo primo Parlamento a elezione popolare in una tappa cruciale della transizione verso la democrazia
Il re del Tonga scopre la democrazia - Tonga, meno di 110 mila abitanti sparsi fra 169 isole nel Sud Pacifico di cui solo 36 abitate, unica monarchia nella Polinesia, ha votato l’altro ieri per il suo primo Parlamento a elezione popolare in una tappa cruciale della transizione verso la democrazia. Per la prima volta la maggioranza dei parlamentari è stata eletta dal popolo invece di essere nominata dal loro re, George Tupou V, i cui antenati unificarono l’arcipelago, scoperto nel 1777 dall’esploratore britannico James Cook, nel 1845. Il vento del cambiamento soffia sul piccolo regno polinesiano dal 2006, quando morì suo padre Re Tupou IV, Guinness dei primati per obesità (209 chili), grande estimatore del cibo italiano (tanto da nominare suo consigliere personale il ristoratore Giulio Massasso, emigrato astigiano). Quel giorno nella capitale Nukùalofa («nido d’amore», in omaggio a quella sensualità tutta polinesiana che ammaliò gli ammutinati del Bounty), dove vive quasi la metà della popolazione, centinaia di giovani scesero in strada per protestare contro la lentezza delle riforme. Otto persone rimasero uccise, unico episodio di violenza trapelato Oltreoceano: al- Samoa trimenti la nazione, soprannominata «Friendly Islands» da capitan Cook e patria del rugby, è sempre stata pacifica, nonostante la monarchia fosse criticata come anacronistico retaggio feudale e la famiglia reale per lo stile stravagante (i turisti raccontano per esempio di essere stati invitati a corte per vedere l’obeso monarca esibirsi in performance atletiche nel tentativo di dimagrire) e perché aveva le mani in pasta in tutti i beni dello Stato. Incoronato nel 2008, il figlio successore Tupou V annunciò subito che avrebbe favorito la riforma democratica e in una recente intervista ha spiegato di aver acquisito una visione «liberale» del mondo grazie alla sua istruzione nelle scuole europee. Si è laureato ad Oxford e forse per questo gira col monocolo in un gigantesco taxi londinese nero. Grasso quasi quanto il padre, da giovane erede al trono era deriso per i suoi ameni passatempi (per esempio telecomandare barchette a vela nella sua enorme piscina privata). Ma i vicini di casa neozelandesi hanno lodato la sua conduzione delle elezioni, giudicandole «libere, eque e trasparenti» e i tongani sono scesi per le strade a festeggiare. Nel vecchio sistema al Parlamento solo 9 deputati su 26 erano «plebei»: sono saliti a 17, con gli altri 9 nominati dai nobili, che hanno scelto comunque un plebeo come Primo Ministro, il democratico Akilisi Pohiva, che punta su due deputati indipendenti per ottenere la maggioranza. Il nuovo governo dovrà affrontare sfide difficili, perché il Paese, primo esportatore al mondo di vaniglia, assediato da scaltri affaristi giapponesi, neozelandesi ed europei che stanno trasformando il regno nel paradiso del golf e dei viaggi di nozze, è provato dalla crisi finanziaria globale. Secondo le stime della Banca Mondiale, il 40 per cento della popolazione - nonostante l’isola assomigli a un paradiso terrestre per la sua ricca vegetazione e la pescosa barriera corallina - vive in semipovertà. L’economia dipende dagli aiuti che i tongani emigrati mandano a casa. Il Re, che ama il lusso e si veste ancora in uniforme completa di elmetto e pelliccia di ermellino, ha ancora il potere di porre il veto su certe leggi e far cadere il governo. E nemmeno una donna è stata eletta in Parlamento: se ne sono presentate 10 su un totale di 146 candidati. Insomma, il cambiamento a Tonga arriva lentamente. D’altra parte, viene da dieci secoli di monarchia e fino a poco più di un secolo fa praticava l’antropofagia: non per ferocia, ma per quella pantagruelica cultura del buon cibo dei tongani. L’abitudine scomparve solo quando i missionari, oltre a convertire la popolazione al cristianesimo, introdussero nelle isole il maiale.