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 2010  novembre 22 Lunedì calendario

Anno VII – Trecentoquarantanovesima settimanaDal 15 al 22 novembre 2010Crisi Berlusconi sottovaluta il caso Carfagna (chiamata all’improvviso «signora Carfagna…), ma ha forse torto

Anno VII – Trecentoquarantanovesima settimana
Dal 15 al 22 novembre 2010

Crisi Berlusconi sottovaluta il caso Carfagna (chiamata all’improvviso «signora Carfagna…), ma ha forse torto. Si tratta di questo: a un tratto, nel pomeriggio di giovedì 18 novembre, l’Ansa ha battuto un dispaccio secondo cui il ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, avrebbe deciso di dimettersi il prossimo 15 dicembre per insanabili contrasti con i vertici campani del partito e per gli attacchi «volgari e maligni» di Giancarlo Lehner, Alessandra Mussolini e Mario Pepe, tutti berlusconiani. Due giorni dopo, attraverso un’intervista al “Mattino”, la conferma ufficiale: la Carfagna spiega che in Campania «è in corso una guerra tra bande dove vige la prepotenza e l’arroganza», «mi viene impedito di battermi a favore della legalità» eccetera. Il casus belli politico riguarda la costruzione di altri due termovalorizzatori in Campania, uno dei quali dovrebbe essere collocato nella provincia di Salerno. A chi spetterà la gestione dei finanziamenti (valutabili in miliardi di euro)? Fino al consiglio dei ministri di una settimana fa, proprio alle Province. Nel caso di Salerno: al presidente di quella provincia, Edmondo Cirielli, legato al coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino, inquisito per supposti rapporti con la camorra. Carfagna aveva ottenuto che la gestione dei termovalorizzatori fosse affidata a un commissario, individuato nella persona del presidente della Regione, Stefano Caldoro (Pdl anche lui), ma «quando il Consiglio dei ministri ha accettato la mia proposta, Cosentino, Cesaro e altri si sono ribellati minacciando di non fare entrare i deputati campani in aula per votare la Finanziaria» (così nell’intervista al “Mattino”). Il Cavaliere credeva di aver risolto il contrasto affidando la faccenda a Regione e Provincia insieme, e la Carfagna a questo punto ha annunciato le dimissioni da tutto (ministero, governo e parlamento). Ha fatto capire che potrebbe confluire nel movimento Forza Sud, appena fondato dal siciliano Gianfranco Miccichè (quello che nel 2001 fece fare cappotto in Sicilia a Berlusconi, 61 seggi al centro-destra, 0 al centro-sinistra). Altri la accusano di intese sotterranee con Bocchino e quindi di una naturale confluenza nel gruppo dei finiani. L’anno scorso, presentandosi alle Regionali, la Carfagna ottenne 58 mila preferenze, un numero davvero alto. Potrebbe anche puntare alla poltrona di sindaco di Napoli. Berlusconi è infuriato («l’ho creata io e mi fa questo»), le ha parlato per telefono e non si sa neanche se la riceverà per tentare una qualche opera di persuasione.

14 dicembre Come mai la data delle dimissioni di Mara Carfagna è stata fissata al 15 dicembre? Perché il 14 dicembre, subito dopo aver approvato la Finanziaria, Camera e Senato voteranno insieme la fiducia a Berlusconi, una procedura mai seguita in passato e inventata da Napolitano per sanare il contrasto tra Berlusconi, che voleva andare prima al Senato, e Fini che voleva il voto prima alla Camera. In quello stesso 14 dicembre, la Corte Costituzionale dovrebbe emettere la sua sentenza sulla legge del cosiddetto “legittimo impedimento”, cioè dichiarare se è costituzionale o no. Una data-chiave, quindi. In attesa della quale i partiti si stanno posizionando con un tatticismo esasperato. Fini sta ammorbidendo i toni del suo attacco (un video-messaggio in cui si richiamano tutti al senso di responsabilità, l’annuncio che il Fli non voterà la sfiducia a Bondi), domenica Casini ha cautamente aperto a Berlusconi, dicendosi disponibile a un Berlusconi bis, però senza la Lega. La Lega ha ricominciato a chiedere le elezioni, sostenendo che una maggioranza a Montecitorio di un paio di voti servirebbe a poco. Berlusconi sta facendo infatti campagna acquisti tra i deputati, spaventati dalla prospettiva di uno scioglimento delle Camere (niente pensione), e secondo calcoli del lunedì mattina avrà la fiducia anche nell’aula di Fini, per un 318 voti. La sinistra è fuori gioco, la lotta si svolge tutta a destra. Bersani ha oltre tutto subito un grosso smacco a Milano dove, alle primarie per la candidatura a sindaco della città, il suo candidato Stefano Boeri ha perso nettamente contro il vendoliano avvocato Giuliano Pisapia, già rifondarolo e noto ipergarantista.

Papa Nell’ultimo libro-intervista al Papa (Peter Seewald, Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi, Libreria Editirice Vaticana), Benedetto XVI apre cautissimamente al preservativo. La frase è questa: «Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole». Il Pontefice ha riconfermato però, subito dopo, che «questo non è il modo vero e proprio per vincere l’infezione dell’Hiv». Altre prese di posizione significative: la donna-sacerdote è un’eventualità impossibile, il burqa – quando non sia un’imposizione – deve essere ammesso, la pedofilia «uno schock enorme», però non si deve «distogliere lo sguardo dal fatto che nella Chiesa il bene esiste, e non soltanto queste cose terribili». Domenica scorsa, poi, il Papa ha fatto sapere che, se «fisicamente, psichicamente, spiritualmente non fossi più in grado di assolvere ai doveri del mio ufficio» (ha 83 anni e «le mie forze stanno diminuendo»), si dimetterebbe.

Afghanistan I capi di Stato e di governo del mondo, riuniti a Lisbona, hanno ribadito che tra il 2011 e il 2014 l’Afghanistan sarà evacuato dalle truppe straniere (Nato e Usa) e il controllo di quel Paese sarà affidato interamente alle forze afgane. Obama ha rilanciato la vecchia idea di Bush di uno scudo missilistico che entro il 2020 protegga integralmente l’Occidente (un miliardo di persone) da qualunque attacco. Per superare l’opposizione russa (i missili in un primo momento dovevano essere piazzati nell’Europa dell’Est) ha invitato Mosca a farne parte. In pratica, la Russia dovrebbe entrare nella Nato. Il presidente Medvedev: «La Russia nella Nato? Per ora non vedo le condizioni, ma il futuro è imprevedibile, è fatto di elementi indefiniti...».

Inoltre I giudici hanno motivato la condanna a sette anni di Marcello Dell’Utri: fino al 1992 ha trattato con la mafia per evitare guai a Berlusconi (che pagava); il boss camorrista Antonio Iovine (il “capo di Gomorra”) è stato arrestato mercoledì 17 novembre a Casal di Principe, cioè in pratica a casa sua: sensazione perché, mentre lo portavano via, ha sorriso a fotografi e cameramen; Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Delfo Zorzi, Pino Rauti e Francesco Delfino, imputati della strage di Brescia (1974, otto morti), sono stati tutti assolti per non aver commesso il fatto: indignazione generale perché in 36 anni la magistratura non è riuscità ad arrivare a una qualche verità, anche se l’insieme dell’inchiesta mostra una sicura responsabilità dei servizi segreti (cioè dello Stato) e di fascisti nostalgici; messo a confronto con la figlia (venerdì 19 novembre), Michele Misseri ha confermato la sua versione: è stata Sabrina a uccidere Sarah Scazzi, forse per un incidente, lui ha nascosto il cadavere senza commetter violenze. Misseri ha anche annunciato che, se mai otterrà gli arresti domiciliari, si ritirerà in convento a zappare.