28 novembre 2010
fare I CORPI ERANO DENTRO UN’AUTO, CARBONIZZATI Puglia, uccisi due fratelli imprenditori Erano scomparsi il 18 novembre dalla periferia di Vieste
fare I CORPI ERANO DENTRO UN’AUTO, CARBONIZZATI Puglia, uccisi due fratelli imprenditori Erano scomparsi il 18 novembre dalla periferia di Vieste. Gli inquirenti ipotizzano una vendetta o la lupara bianca NOTIZIE CORRELATE Fratelli scomparsi, duemila alla fiaccolata. «Chi sa parli, anche con un sacerdote» (26 novembre 2010) Si teme il peggio. Le piste: rapimento o lupara bianca (22 novembre 2010) Vieste, scomparsi due imprenditori. La loro auto trovata in una campagna (19 novembre 2010) Le ricerche dei due fratelli nel Gargano (Cautillo)MILANO - Carbonizzati: carabinieri e uomini del Corpo forestale hanno trovato in questo stato, irriconoscibili, i cadaveri di Giovanni e Martino Piscopo, fratelli e imprenditori di Vieste (Foggia). Erano scomparsi il 18 novembre, avevano 51 e 45 anni. I corpi erano dentro un’Alfa Romeo 156 station wagon, bruciata: i Piscopo sarebbero stati uccisi con colpi d’arma da fuoco, forse pistole e fucili, e poi dati alle fiamme. «MODALITÀ MAFIOSE» - Sarà la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari a coordinare le indagini, in collaborazione con le Procure di Foggia e Lucera, a causa della «modalità chiaramente mafiose» con cui è stato compiuto il duplice omicidio. Nell’auto, parcheggiata in un boschetto di pini, una zona molto impervia nella località Posta Telegrafo, tra Peschici e Vieste, non c’erano documenti né segni evidenti di riconoscimento. I corpi erano sul sedile posteriore del veicolo, che ha nella fiancata posteriore quattro fori attribuiti a proiettili di pistola calibro 7,65, Nel terreno circostante sono stati trovati sette bossoli e i carabinieri ritengono che chi ha commesso il delitto conoscesse bene i luoghi. Poco prima della scomparsa dei due, l’Alfa Romeo era stata vista da un terzo fratello, Giuseppe, sfrecciare lungo la litoranea Vieste-Peschici. Il commando, secondo gli investigatori, avrebbe utilizzato tre auto. Un’Audi è stata trovata bruciata il giorno dopo la scomparsa a qualche chilometro di distanza dal luogo del sequestro. Per dieci giorni le ricerche sono state frenetiche: una trentina di carabinieri, con unità cinofile e un elicottero, e 15 forestali hanno perlustrato palmo a palmo la zona della Foresta Umbra (12mila ettari), ricca di canaloni, costruzioni abbandonate, pozzi artesiani e naturali. Giovanni e Martino Piscopo (Cautillo)«AZIONE EFFERATA» - «Le modalità del duplice omicidio dimostrano che la mafia è tornata a colpire sul Gargano in maniera efferata e violenta - si legge in una nota della Procura di Bari -. Intendiamo dare una risposta altrettanto incisiva e immediata». Il procuratore Antonio Laudati ha convocato per lunedì un coordinamento delle forze investigative coinvolte (le procure di Foggia e Lucera e i carabinieri di Foggia e dei Ros), non solo per fare il punto delle indagini, ma anche «per stabilire, in maniera sinergica, operazioni di contrasto alla criminalità organizzata». L’ARRESTO DI DUE SCAFISTI - Non c’è certezza sulle cause dell’omicidio e gli investigatori non escludono alcuna ipotesi. La famiglia delle vittime propende per la tesi del sequestro, ma nessuno ha ricevuto richieste di denaro. Di conseguenza si tende a privilegiare la pista della vendetta personale. Gli inquirenti non escludono la lupara bianca: i due fratelli, che non avevano mai avuto problemi con la giustizia, potrebbero aver visto qualcosa che non dovevano vedere. Dalle indagini è emerso che qualche anno fa Martino Piscopo avrebbe denunciato lo sbarco imminente di immigrati clandestini sulla costa garganica, in effetti rintracciati qualche giorno dopo dalla Guardia di Finanza nel tratto tra Vignanotica e Baia delle Zagare. In quella occasione furono arrestati due scafisti, uno sloveno e un croato, tuttora detenuti. Non è stata invece confermata l’ipotesi di una denuncia per abusivismo presentata sempre da Martino, relativa a qualche costruzione sorta o che stava per sorgere nel territorio. Secondo quanto riferito da alcuni cittadini di Vieste, i Piscopo - dieci tra fratelli e sorelle - sono proprietari di terreni e di beni per un valore di circa 15 milioni di euro. Per quanto riguarda il centro vacanze Giovanni era amministratore unico della società e Martino faceva parte del Consiglio di amministrazione. LA RICOSTRUZIONE - Questa la probabile dinamica dell’imboscata, secondo la ricostruzione degli investigatori. Il furgone su cui viaggiavano Giovanni e Martino Piscopo è stato quasi certamente speronato dall’automobile dei killer. I due sono stati quindi sequestrati e costretti a salire sull’auto dei sicari, portati in un luogo isolato, uccisi con colpi di pistola e bruciati dentro l’Alfa Romeo. I Piscopo erano partiti alle 8.20 dal Centro vacanze Sfinalicchio, in cui vivevano e di cui erano proprietari insieme ad altri fratelli, per andare a raccogliere le olive in un terreno di loro proprietà, nella località Monticello. Il furgone era preceduto dal trattore guidato da un terzo fratello, Giuseppe. Il furgone, che percorreva la litoranea Vieste-Peschici, ha superato il trattore di Giuseppe che, dopo poco, ha notato il mezzo si cui viaggiavano i fratelli vuoto, a poche centinaia di metri dall’uliveto in cui erano diretti i tre. Giuseppe ha detto ai carabinieri di aver pensato che i fratelli fossero andati a far visita a dei vicini. Forse per questo l’uomo ha dato l’allarme solo verso le 13.30, cinque ore dopo aver visto i fratelli per l’ultima volta. Le indagini dei carabinieri hanno accertato che il furgone sul quale si trovavano i due fratelli è stato speronato per strada: è dimostrato dai segni di una frenata sull’asfalto, dai frammenti della freccia anteriore sinistra trovati nello stesso punto e da un’ammaccatura lieve sul furgone, proprio all’altezza della freccia. Redazione online 28 novembre 2010 © RIPRODUZIONE RISERVATA