Aldo Grasso, Corriere della Sera 27/11/2010, 27 novembre 2010
SE LA FICTION DIVENTA DOCUMENTARIO
«La vera storia è un’altra», recita uno slogan del documentario. Altra rispetto a cosa? A una delle poche fiction italiane meritevoli di essere seguite con grande attenzione, «Romanzo criminale», giunto intanto alla seconda stagione. E qui si potrebbe aprire una bella discussione (e una piccola guerra di generi) sulla rappresentazione della storia in tv: il documentario ha il compito di colmare le lacune che la fascinazione della fiction inevitabilmente procura? La storia è cosa diversa dalla Storia?
Qualunque siano le risposte, l’occasione è ghiotta. Mentre un vasto pubblico si persuade che le vicende della banda della Magliana siano quelle interpretate dal Libanese, dal Dandi, dal Freddo, un documentario scritto da Andrea Doretti, Antonio Vicaretti e Coralla Ciccolini da un soggetto di Giovanni Bianconi, propone «la vera storia» del sodalizio criminale che ha tenuto banco a Roma tra la fine degli anni ’70 e i primi ’90 (History Channel, canale 407 di Sky, ore 22,55, quattro puntate).
L’esordio della banda coincide con un sequestro: quello del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere, finito però male. Per inesperienza, il gruppo guidato da Franco Giuseppucci (detto «er Fornaretto» e poi «er Negro») non riesce a gestire la situazione e deve chiedere aiuto ad un altro gruppo criminale (una piccola banda di Montespaccato), un componente del quale, per distrazione, si fa vedere in faccia dal rapito, che per questo verrà ucciso.
La ricostruzione, con pesanti addentellati nel mondo della criminalità e della politica, procede attraverso filmati d’epoca e soprattutto interviste a vari protagonisti, come quelle al pentito Antonio Mancini e a Fabiola Moretti, compagna di uno dei boss, o quella drammatica al figlio del duca Grazioli. Certo, com’è giusto che sia, la differenza con la fiction è notevole.
Per curiosità: er Negro è il Libanese di «Romanzo criminale» e «Renatino» (Enrico De Pedis) è il Dandi.
Aldo Grasso