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 2010  novembre 27 Sabato calendario

I LIBRI DEL PAPA

Lungo settanta metri e largo più di quindici, meravigliosamente affrescato e inondato dalla luce di Roma in ogni ora della giornata, il Salone Sistino è il cuore della Biblioteca Apostolica Vaticana. Progettata nel 1587 da papa Sisto V, che incaricò della realizzazione l’architetto Domenico Fontana, la biblioteca è stata per secoli la più grande sala di studio d’Europa. Fino all’Ottocento qui arrivavano gli studiosi di tutto il mondo a consultare i libri del papa: antichi codici greci e latini. I primi volumi a stampa e i preziosi manoscritti in cui era racchiuso il sapere dell’umanità. Un patrimonio che cresceva col passare del tempo e con l’acquisizione di altre raccolte. Verso la fine dell’Ottocento le collezioni confluite in Vaticano erano talmente ricche e numerose che fu necessario ampliare la Biblioteca. Leone XIII fece preparare sotto il Salone Sistino uno spazio di mille metri quadrati, servito da una scala di collegamento, con due nuove sale di consultazione, la Leonina e la Leonina minore, che furono affrescate «alla maniera degli Zuccari» da Ettore Cretoni, Giuseppe Aloisi e Tito Troia.
È qui che vengono accolti ancora oggi gli studiosi, circa ventimila ogni anno. Hanno a disposizione 600mila volumi a stampa, 80mila manoscritti, oltre ottomila incunaboli, 300mila tra monete e medaglie, 150mila tra stampe, disegni e matrici, oltre 150mila fotografie. Tre anni fa la Biblioteca venne chiusa, per eseguirvi lavori straordinari di manutenzione e di ammodernamento. Dotata di due nuovi ascensori, consolidata a livello strutturale, fornita di strumenti tecnologici all’avanguardia per i laboratori di restauro e fotografia e per il magazzino dei manoscritti, ha riaperto i battenti il 20 settembre scorso. Ma, come è avvenuto sempre in passato, potranno accedervi soltanto gli studiosi accreditati. Per il grande pubblico i tesori della preziosa raccolta resteranno sconosciuti. È così che è nata l’idea della mostra «Conoscere la Biblioteca Vaticana: una storia aperta al futuro», inaugurata nei giorni scorsi nel Braccio di Carlo Magno. «L’esposizione - spiega il cardinale Raffaele Farina, bibliotecario di Santa Romana Chiesa - vuole far conoscere la Biblioteca Vaticana a coloro che non hanno il privilegio di frequentarla. Ma non solo. Vuole farla conoscere meglio anche ai suoi utenti abituali, che spesso sono concentrati sulle loro ricerche specifiche e si lasciano sfuggire l’ampio spettro di tesori di arte, scienza e cultura».
Insomma un’apertura a tutti, anche se soltanto virtuale. Ma la mostra è organizzata talmente bene che sembra di entrare nella biblioteca vera. Curata dalla direttrice Barbara Jatta con l’aiuto dell’architetto Roberto Pulitani che ha progettato l’allestimento, l’esposizione inizia proprio dal Salone Sistino, ricostruito in parte dal vero, in parte su grandi schermi. Qui, sotto le volte affrescate i visitatori possono consultare i codici più preziosi delle collezioni (in guanti bianchi, perché anche se si tratta di facsimili la fattura è talmente alta che si ha l’impressione di sfogliare quelli originali). Originali che sono presenti nelle sale successive, protetti dalle teche di vetro. Tra i pezzi più emozionanti, il Papiro Bodmer, il più antico manoscritto noto che tramanda insieme due vangeli; il rotolo in pergamena di Exultet, la Divina Commedia con le illustrazioni di Botticelli, il Codex Borgianus, uno dei pochi manoscritti mesoamericani sfuggiti alle distruzioni dei missionari spagnoli. «Proprio per l’attenzione alla conservazione e al restauro di questo materiale così prezioso e unico, vero patrimonio dell’umanità - spiega Jatta - abbiamo pensato di porre alla fine della mostra i due laboratori di restauro e fotografico, dove i visitatori potranno assistere al lavoro dei tecnici che cuciono le raffinate legature, restaurano i disegni e le stampe, svelando di volta in volta i segreti del loro intervento».
Lauretta Colonnelli