Andrea Senesi, Corriere della Sera 27/11/2010, 27 novembre 2010
«SERVE UNA GRANDE LISTA CIVICA NAZIONALE» —
Una grande lista civica nazionale per scardinare la geografia politica. Il presidente della Ferrari scalda i motori davanti agli studenti della scuola di formazione politica di Massimo Cacciari. «La classe politica ha fallito», il giudizio più generoso uscito dalla lectio che Luca Cordero di Montezemolo ha voluto a porte chiuse, lontano da taccuini e telecamere. Tanto che saranno poi i partecipanti al dibattito a far filtrare generosi estratti del suo pensiero. Idea e progetti, in sostanza, sarebbero già pronti: una lista civica nazionale «capace di unire i moderati e i riformisti di entrambi gli schieramenti, aperta ai giovani e alle molte eccellenze di cui l’Italia è ricca». Una grande alleanza tra produttori, in un Paese dove «ormai gli operai sono più interessati alle proposte degli imprenditori che a quelle dei sindacati».
C’è un macigno però a dividere i desideri dalla realtà. Si chiama legge elettorale. Il ragionamento suona così: «Anche se un eventuale nuovo soggetto politico prendesse il 15%, con questo premio di maggioranza assurdo non cambierebbe nulla». Non è ancora il tempo, insomma. Ma l’analisi, quella, è spietata. E sono bordate, a destra come a sinistra. «Da vent’anni abbiamo una trentina di persone che cambiano i nomi ai partiti come fossero dei marchi: si spostano un po’, ma sono sempre gli stessi. Il centrodestra non ha mai offerto dal ’94 un’alternativa a Berlusconi».
Ancora peggio va alla sinistra. L’esperienza della maggioranza Prodi? «La peggiore della storia repubblicana». Berlusconi avrebbe (ri)vinto insomma per mancanza di alternative credibili. Né va meglio agli attuali leader dell’opposizione: «In questi due anni hanno guardato dal buco della serratura, sono andata sui tetti ma non hanno espresso una cultura alternativa». Per non parlare della novità del Pd, «molto più simile ai vecchi Ds che a un vero partito democratico».
Di fronte allo sfacelo, la scorciatoia da evitare è però quella elettorale: «Io preferisco che si arrivi a fine legislatura e che si faccia la riforma della legge elettorale». L’analisi durissima non serve però a sciogliere le riserve. Le sirene del terzo polo per ora cantano inascoltate. Vecchi partiti, roba da Prima Repubblica. Massimo Cacciar i , sponsor eccellente del Montezemolo politico, non condivide gli eccessi di pessimismi e prudenze: «Una lista che arrivasse al 15 per cento dei consensi non sarebbe ininfluente».
Andrea Senesi