GIANNI CLERICI , la Repubblica 27/11/2010, 27 novembre 2010
L´AGONIA DEL DOPPIO E UN´IDEA PER SALVARLO
Nadal ha appena finito di battere Berdich 7-6, 6-1 e si è qualificato per le semifinali di un torneo nel quale, l´anno passato, riuscì nella prodezza di perdere tre consecutive partite. «E´ stata la mia migliore stagione» afferma, prima di andarsene e, poiché non aggiunge certo «in singolare», non mi par vero di chiedere «E in doppio?». «Cos´è il doppio?». Rafa mi viene sottratto da nugoli di cameramen, e sono quindi costretto a rispondere. Il doppio già esisteva nel Rinascimento, e addirittura lo giocava a Praga Rodolfo II°, il Re di Boemia, e cioè del paese dell´avversario di Nadal di oggi. Con la re-invenzione del tennis da parte degli inglesi nel 1870, il gioco a quattro divenne praticatissimo, anche con le signore, preliminare di idilli campestri.
Sino agli Anni ‘90 la specialità venne praticata da grandi campioni non solo specializzati nel singolo, tanto che, due vincitori di Wimbledon, McEnroe e Stich si associarono per riportarne il titolo nel ‘92. Da quei giorni l´involuzione del gioco ha fatto sì che il doppio divenisse una caratteristica del tennis di Club, sia perché dotato di maggior socialità, sia per evitare la ressa sui campi. I campioni evitano accuratamente di parteciparvi, e le gare a quattro rappresentano ormai una sorta di rifugio di singolaristi falliti, o troppo anziani per competere in singolare, con rarissime incredibili eccezioni, quali l´austriaco Melzer, tanto coraggioso da affrontare le duplici fatiche e vantare l´undicesima posizione in singolo. Il doppio viene tenuto in vita per due sole ragioni. La Coppa Davis organizzata dalla Federazione Internazionale, e gli spazi vuoti dei Tornei Internazionali, addirittura degli Slam. Di doppio la Atp redige una regolare classifica a punti e distribuisce un par di milioni di dollari di premi. Esiste quindi, anche per il doppio, un Master, con otto coppie di attori semisconosciuti, tra i quali raggiungono una minima notorietà i gemelli Bryan, uno dei quali, Mike, assurse addirittura al n.116 - dico centosedici - nella classifica del singolare, prima di dedicarsi al doppio. Con il fratello Bob, i due hanno vinto qualcosa come otto titoli del Grand Slam, e guadagnato, sempre insieme, più di quattordici milioni e mezzo di dollari.
Ci si domanda, a questo punto, se sia dignitoso tenere in vita un tale fossile vivente, abolirlo, o adottare, come suggerisce il membro del Board Atp Giorgio Di Palermo una classifica in cui vengano computati entrambi i punti, del singolo e del doppio. Forse, per raggiungere il primo posto, vedremmo in campo anche Nadal e Federer.