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 2010  novembre 27 Sabato calendario

LA CINA AGLI USA: "NO ALLE ESERCITAZIONI" - SEUL

La Cina sfida gli Stati Uniti e intima di cancellare le esercitazioni militari con la Corea del Sud, previste da domani a mercoledì nel Mar Giallo. Il monito arriva nella penisola coreana al termine di una giornata in cui Seul e Pyongyang hanno fatto preparativi di guerra, e fa salire al massimo la tensione. Dopo il bombardamento del Nord sull´isola di Yeonpyeong, il primo contro civili dal 1953, la Cina aveva mantenuto il consueto profilo ambiguo, di implicito ma presentabile sostegno al regime di Kim Jong-il. Usa e Corea del Sud non si aspettavano un aiuto cinese, contro Kim Jong-Il. Contavano però sull´interesse prioritario di Pechino alla stabilità, per non rallentare la propria crescita economica. Gli strateghi americani erano certi che i cinesi avrebbero continuato così ad agire dietro le quinte, proteggendo il Nord fingendo di contenerlo, limitandosi ad evitarne il crollo per non consegnare l´intera regione all´influenza Usa. Invece hanno deciso di schierarsi contro l´America.
«La Cina - ha fatto sapere Pechino - è contraria a tutte le azioni militari non autorizzate all´interno della propria zona economica esclusiva. Tutte le parti devono operare per il mantenimento della pace e della stabilità, e non il contrario». Poche righe che sono un siluro contro l´arrivo della portaerei nucleare "George Washington", con 6 mila marines e 75 caccia. Il messaggio è chiaro: la Cina, irritata per non essere stata avvisata delle manovre d´emergenza concordate martedì notte tra Barack Obama e Lee Miung-bak, considererà le esercitazioni contro il Nord una violazione della propria sovranità, ossia un atto ostile. È il drammatico salto di qualità del conflitto che tutti temevano e a Seul la popolazione, che invocava vendetta e più aggressività contro Pyongyang, si è svegliata improvvisamente nell´incubo di uno scontro sfuggito di mano. Le "zone economiche esclusive", previste dall´Onu, estendono alcuni diritti di 200 miglia oltre le acque territoriali. La Cina ha dispute aperte con tutti i vicini, ma è la prima volta che allarga il concetto di sovranità per vietare a un altro Stato di oltrepassare militarmente frontiere commerciali.
Il Pentagono ha risposto ieri sera che le manovre non hanno funzione anti-cinese, ma sono rivolte a Pyongyang. Sospenderle o spostarle avrebbe assegnato la vittoria morale a Pyongyang, e travolto il governo del Sud. Ignorare il monito cinese rischia però di innescare non solo la follia bellica della "dinastia Kim", ma l´obbligo di un "intervento difensivo" di Pechino. La crisi appare così sempre più prossima a esplodere e a contagiare il Pacifico, dove il Giappone è in stato di massima allerta. Il Nord si è preparato ieri con nuovi lanci di granate nell´arcipelago colpito martedì, ammonendo che «la penisola è sull´orlo della guerra». Il Sud ha nominato l´ex capo di stato maggiore dell´esercito, Kim Kwan-jin, nuovo ministro della Difesa. Un generale, per essere pronti al peggio.