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 2010  novembre 27 Sabato calendario

FALSE FATTURE E FONDI NERI COSÌ È NATO IL SISTEMA CHE SPOLPA I COLOSSI DI STATO - ROMA

L´affaire Finmeccanica è la storia di un Sistema. Di una colossale malversazione per centinaia di milioni di euro, di "ripetute" frodi fiscali, di fondi neri. Di manager pubblici «corrotti» o quantomeno sorprendentemente "distratti". Di imprenditori rapaci che vivono da parassiti del gigante. È la fotografia di un metodo. Antico e a suo modo semplice, almeno per come se ne legge e documentano i decreti di perquisizione e gli avvisi di garanzia notificati ieri agli indagati dalla Procura di Roma. E che, all´osso, funzionava così: per anni, Finmeccanica, attraverso la sua controllata "Selex Sistemi integrati" ha in Enav la sua «cassa continua». Acquisisce appalti per forniture e opere aeroportuali a trattativa privata, li subappalta alla "Technosky" (che di Enav è un controllata) che a sua volta li gira «a realtà industriali eterogenee». La «Print Sistem srl. « di Tommaso Di Lernia (uomo che conosce una prima volta la galera nell´inchiesta su Ricucci), la «Arc trade srl» di Marco Iannilli, la "Aicom srl", la "Simav (Sistemi di manutenzione avanzati) o la "Renco". Sono società che, a quanto pare, hanno un solo merito. Sono "in carico" a uomini chiave di Finmeccanica. "Print Sistem" e "Arc trade" le "porta" Marina Grossi (amministratore delegato di Selex e moglie del presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini) e il consulente di famiglia Lorenzo Cola. "Aicom", "Simav", "Renco" hanno la benedizione di Lorenzo Borgogni, capo delle relazioni esterne di Finmeccanica. Soprattutto, sono società necessarie a definire una «catena» che, nell´allungare i tempi e moltiplicare gli attori degli appalti Enav, ne gonfiano i costi. Offrendo per altro un´opportunità. Giocare con le fatture. Per frodare il fisco. Per aggiustare a mano libera i bilanci, truccando ora le plusvalenze, ora le passività. Dunque, per creare fondi neri.
È uno schema - scrivono i pm - che per funzionare richiede un vertice corrotto di Enav (la corruzione è il reato contestato al suo immarcescibile amministratore delegato Guido Pugliesi, uomo di "centro" in carico alla destra e sopravvissuto a stagioni politiche di opposto colore), pronto ad «affidare appalti in violazione delle disposizioni di legge» o comunque senza ricorrere a gare, come quello, all´aeroporto di Palermo che si assicura la "Arc Trade" per la fornitura del «sistema di monitoraggio wind-shear». Ma è uno schema che richiede anche un grande corruttore (la "Selex Sistemi integrati") e delle fabbriche di fatture false o gonfiate (le società del giro Cola-Borgogni e la "Techno sky"), alla bisogna generose, a loro volta, nei confronti dei manager Enav e Selex. E che, da ieri, ha una sua esemplificazione documentale nelle circostanze contestate dall´avviso di garanzia notificato a Marina Grossi, amministratore delegato di "Selex". Alla signora, con la corruzione «per il conferimento di appalti Enav alla "Print Sistem" e alla "Arc Trade", viene contestata la frode fiscale. Scrivono i pm: «Nella sua qualità di rappresentante di Selex, in accordo con Lorenzo Cola, Letizia Colucci (direttore generale) e Manlio Fiore (direttore e responsabile tecnico), al fine di consentire ad Enav l´evasione delle imposte dirette, emetteva, nel 2009, fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti per un valore non inferiore a 10 milioni di euro». E ancora: «In accordo con Cola, Colucci, Fiore, al fine di evadere le imposte dirette e indirette e avvalendosi di fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti, indicava nella dichiarazione dei redditi Selex in relazione agli anni 2008-2009, elementi passivi fittizi».
Con le false fatture - documentano i pm - gioca anche Borgogni, uomo da sempre seduto alla destra di Pierfrancesco Guarguaglini, suo consigliori, presenza immanente in Finmeccanica. Ne «emette per operazioni inesistenti» verso quelle piccole srl che fa sedere al banchetto degli appalti Enav. In cambio di cosa? La Procura, al momento, al contrario della Grossi, non gli contesta il reato di corruzione. Ma, negli ultimi giorni, la sua posizione si è fatta pesante. Da quando Lorenzo Cola, in carcere, ha cominciato a ricordare che, in almeno una circostanza, Borgogni «ricevette in contanti» un "compenso" di poco meno di 300 mila euro.
Appalti, subappalti, fatture gonfiate o inesistenti, fondi neri. La sequenza, che la Procura conta di poter "provare" documentalmente con il materiale sequestrato ieri, lascia evidentemente appesa una domanda. A chi finiva la montagna di denaro "nero" contante che, annualmente, il Sistema era in grado di pompare? Verosimilmente nelle tasche di manager corrotti (negli avvisi di garanzia si legge della delega alla polizia giudiziaria ad «acquisire documentazione in grado di provare l´esistenza di relazioni bancarie, in Italia e all´estero, tra le società oggetto di indagine e gli indagati per corruzione»). Altrettanto verosimilmente - chiosano qualificate fonti investigative - per pagare i costi della politica. E questa, pare di capire, potrebbe diventare storia di domani.