(m.c.), la Repubblica 27/11/2010, 27 novembre 2010
COSÌ HO INVENTATO IL SIT-IN SUI TETTI"- ROMA
«In Francia gli operai bloccano i dirigenti dentro le aziende, in Italia salgono sui tetti, questa differenza mi ha subito incuriosito non solo politicamente ma anche come geografo, io studio lo spazio e i suoi significati, la distribuzione sui territori». Massimiliano Tabusi, ricercatore di 42 anni, da martedì è sul tetto di Architettura a piazza Fontanella Borghese.
Si dice che lei sia stato il primo a lanciare questo tipo di protesta tra i ricercatori, a proporre di salire sui tetti.
«Non vorrei che si parlasse di me ma della nostra situazione e del coordinamento di cui faccio parte, Rete 29 aprile».
Ma è vero quello che si dice?
«Credo di sì: è da quando si parla del ddl Gelmini che ci penso, poi quando l´ho proposto ai miei colleghi sembrava un´impresa disperata».
Invece è andata bene.
«Sì e sa perché? Perché salire sui tetti altera il rapporto tra posizione e funzione. Se un operaio sta dentro la fabbrica è coerente con la sua funzione, allo stesso modo un ricercatore nell´università, se invece sale sul tetto crea una contraddizione. Dice: sono più importante di quello che c´è sotto, dello spazio vuoto, i cervelli sono più importanti delle quattro mura. Nello stesso tempo se ci sali sopra rafforzi anche il rapporto con quell´istituzione. Noi segnaliamo che siamo sopra all´università e che la realtà è diversa da come viene raccontata».
Dormite in una tenda, scendete raramente, come state?
«Sui tetti si crea una comunità, è come stare su una piccola piazza. Ci sostiene pensare ai vantaggi che può dare questo tipo di protesta. Quando si occupa una strada, una piazza, crei un disagio agli altri, invece sul tetto l´unico in difficoltà sei tu e diventi visibile, come diventa visibile a tutti la tua sofferenza, il mondo ti scorge, sei illuminato. E poi diciamolo: se mettevamo una tenda sulla piazza tutti pensavano semplicemente che eravamo dei disperati».
Lo siete?
«In questa posizione ci sentiamo come il capitano di una nave che affonda, l´università italiana sta affondando, noi stiamo sopra e se accadrà affonderemo per ultimi».