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 2010  novembre 27 Sabato calendario

SESSO E PROFANO

Certo, la mignottocrazia. Certo, le escort, i festini, le birichinate dei potenti. Ma, svuotato dall’ossessione del pettegolezzo, dove trova le sue radici il sesso? Ribaltamento: ciò che noi crediamo osceno è in realtà inno alla gioia, capace di toccare vette addirittura mistiche. Così teorizza il premio Nobel Dario Fo nel suo ultimo libro, L’osceno è sacro (edito da Guanda), titolo che è un ossimoro e una ovvia provocazione. Discutiamo con lui di sesso, allora. Meglio: di cultura della sessualità e della sensualità, attività antichissima che sembra oggi perduta e data in pasto al gossip da Transatlantico.
Dove affondano le radici del suo ultimo lavoro?
Per prima cosa scansiamo ogni possibilità di equivoco: ‘Osceno’ non è sinonimo di ‘volgare’. Oscenità è intesa come sessualità, erotismo, senso del corpo, massimo gaudio. Nella tradizione anche cristiana, al corpo va concesso il punto più alto del piacere. Il piacere è dono di Dio, uno dei più grandi assieme all’intelletto. Non è una mia bizzarra invenzione: lo diceva anche Sant’Ambrogio nelle sue omelie.
Roba da far tremare i cattolici.
Certo, e lo faccio apposta. Ma è innegabile che il sesso sia radice della tradizione anche cristiana, è sempre stato parte fondante dei riti, lo si vede nei dipinti e nelle immagini nei codici: si scoprono coiti e capriole da far concorrenza al Kamasutra.
La dicotomia “sacro e profano” è dunque sostituita da “sacro e osceno”.
Il punto è proprio questo. Ma l’osceno è un campo ancora più vasto del profano. Ogni volta che un uomo e una donna si accoppiano , vanno inconsciamente in direzione di un rinnovamento della natura, verso il punto più sacro e gioioso, fino al sommo completamento dell’essere umano: creare la sua progenie. Che poi la Chiesa abbia inventato escamotage grotteschi per negare l’esistenza del corpo è un altro discorso: penso alle camicie da notte col taglietto per far uscire solo il genitale maschile...
Lo stesso accade nell’ortodossia ebraica. Il sacro quando è istituzionalizzato nega allora il significato che lei dà all’“osceno”?
Non sempre. Nella visione della Chiesa cattolica succede, ma ad esempio in India la religione concede le massime forme della creatività anche sessuale.
Oggi osceno è spesso sinonimo di pornografico.
Quella dimensione è sempre esistita, prendete le immagini nell’Exulte dell’VIII secolo: all’arrivo di Gesù si scatena il “risus paschalis”, una gioia incontenibile che altro non è che l’orgasmo. Così come nei riti della celebrazione della Pasqua: una volta era previsto che si offrisse il corpo in un abbraccio collettivo, ci si toccava in modo quasi orgiastico, oggi è rimasto solo un gesto pantomimico, si finge per pudori sedimentati nei secoli.
Mi permetta di provocarla: anche la sessualità berlusconiana è sacra?
Quella più che sessualità è trivialità. Lo scopo di Berlusconi è puramente ginnico, collezionistico, il senso è ‘vi faccio vedere quante ne ho scopate oggi’. È una dimostrazione di potenza maschia e virile da sempre accettata e più facile da esercitare proprio nei confronti delle puttane. Quando invece, se è una donna a esercitare il potere del proprio corpo, viene additata come un’assatanata, una virago, una mignatta. Berlusconi esercita il suo potere: il problema è che da nessuno dei suoi fedelissimi arrivi un monito di rispetto nei confronti della donna.
Colpa anche della connivenza delle stesse donne che bazzicano la corte del premier?
Il cortigianesimo è sempre esistito. Approfittare del potente di turno per collocarsi in una buona posizione è normale, in una società basata sull’apparenza e sul puttanesimo come quella di oggi è semplicemente amplificato: ci si concede per far carriera, si regala il corpo in cambio di un ministero.
Dunque, come si torna all’osceno “originale”?
Tutto dipende da come si valuta culturalmente la sessualità. In molti paesi d’Europa il sesso è ancora visto come una pratica
infame, e si trovano dei retaggi
anche in molte
aree dell’Italia tradizionalmente controllate
dalla Chiesa. A Roma esiste il termine ‘sorca’, l’animale più orrendo delle fogne, riferito al sesso femminile. Al Nord non ve n’è traccia, anzi l’elemento femminile è parte fondamentale dell’amore, è considerato con un rispetto quasi mistico, è sinonimo di festa. In Lombardia è ‘sfigato’ chi, etimologicamente, è privato del sesso femminile. In Emilia per indicare il genitale femminile è entrato in uso il termine ‘patacca’, mutuato dalla moneta apparentemente d’oro e in realtà di bronzo, solo dal Seicento, epoca in cui la Chiesa prende il potere su Bologna .
Chiudiamo
con l’attualità.
Come valuta un
premio Nobel la
crisi della cultura, i
tagli, le proteste?
Mi viene in mente quel che scriveva Machiavelli nel suo Principe: il potere non deve farsi coinvolgere dal bello, commissionare quadri e statue, deve interessarsi solo dell’arte del potere. La cultura consente di avere una visione, porta al cambiamento e al ripensamento, perciò, nel-l’ottica di chi governa, indebolisce. Il popolo deve essere tenuto sotto controllo, non libero di creare. Per questo anche la sessualità è cultura: rompe i moduli classici.
E la sinistra di oggi, quanto è “oscena”?
Poco, purtroppo. La spinta gioiosa arriva infatti da altri contesti. Guardi la contestazione degli studenti nelle università: il potere tenta di castrarli, e loro danno prova di coscienza e conoscenza superiore.
Il potere dà soldi alla scuola privata e confessionale, ma nel settore pubblico si scatena la rivolta. Quello, oggi, è vitale. È osceno.