Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 27/11/2010, 27 novembre 2010
DRAGOMIRA, I BULGARI CONFERMANO “HA PAGATO L’ITALIA”
In questa storia c’è del marcio, ma la Danimarca è lontana. Bugie ripetute che stanno spingendo Italia e Bulgaria sul crinale della crisi diplomatica. La vicenda del premio fasullo inventato ad agosto per blandire Dragomira “Michelle” Bonev al Festival di Venezia regala una novità al giorno. Ieri mattina, l’ex pittore e ministro della Cultura, Vlady Rashidov, si è presentato in diretta telefonica sulle frequenze della televisione locale BTV per affrescare un quadro ostile alla versione italiana dei fatti. “Il nostro viaggio al Lido? Il contribuente bulgaro non ha versato un euro. Ho un invito ufficiale del ministro Sandro Bondi e l’ufficio Esteri del nostro ministero, al tempo, mi fece sapere che eravamo invitati alla Biennale con tutta la troupe di Goodbye Mama a loro spese perché avevamo vinto un premio”. E poi, tra momenti di involontaria comicità: “Quando vado a cena da qualcuno, non chiedo lo scontrino del supermercato, ringrazio per l’ospitalità e saluto” e passaggi rivelatori: “Gli italiani si rifiutano di confermare che hanno pagato loro per la crisi economica e gli scandali che investono il governo di Roma”, il colpo di teatro di Rashidov. Una lettera protocollata del primo ministro bulgaro Borissov datata 30 agosto, che il Fatto è in grado di produrre. Sul documento ufficiale del premier di Sofia, l’autorizzazione al viaggio italiano è subordinata alla spesa da affrontare.
TRATTANDOSI di centinaia di migliaia di euro (la comitiva di 32 persone, dopo aver viaggiato su un charter affittato in Germania dalla compagnia Private wings flugcharter GmnH, era ospitata tra il Cipriani e altri alberghi di extralusso), la missiva protocollata di Borisov lascia sul foglio parole inequivocabili: “La tratta si deve svolgere in aereo: Sofia-Venezia-Sofia, i fondi per l’assicurazione medica e la diaria per 4 giorni devono essere addebitati sul budget del ministero della Cultura bulgaro. Viaggio e alloggio, al contrario, saranno coperti da chi ci riceverà”. Gli italiani. Bondi, pesantemente tirato in ballo dall’omologo Rashidov anche sul versante economico dell’opera “questo film è una co-produzione tra il ministero della Cultura italiano e quello bulgaro” (particolare che l’ex sindaco Pci di Fivizzano ha sempre bollato come falso, ndr) - nega ogni coinvolgimento: “La Direzione generale per il Cinema del Mibac chiarisce definitivamente che in relazione alla presentazione del film Good bye Ma-ma alla Mostra veneziana, nessuna spesa è stata sostenuta né per il viaggio né tantomeno per l’ospitalità della delegazione bulgara, eventualità peraltro non prevista dalla vigente normativa per i finanziamenti al cinema”. Il ministero nello scandalo per le vicende Indaco (marito e figlio della compagna di Bondi, la deputata Manuela Repetti del Pdl, beneficiati a vario titolo dal suo-dicastero) e per l’invenzione a latere di un premio vero “Action for women”, di una patacca avente il solo scopo di compiacere una cara amica di Berlusconi (la spinta che portò Bondi a mobilitare il ministero in pieno agosto per l’ordine della falsa targa da consegnarle in laguna), e che indusse Galan, sul red carpet, il 3 settembre, a dire “Berlusconi mi ha pregato di portare personal-mente i saluti a Michelle Bonev e lo farò con tutto l’entusiasmo di cui sono capace”, sostiene che alla propria verità non ci sia “nessuna possibilità di smentita”.
La ricostruzione di
Bondi confligge con quella dettagliata di Rashidov e con i documenti ufficiali di Sofia. La Biennale sostiene di non aver pagato nulla, il ministero. Se la cattiveria spinge a pensieri malvagi, leggi un intervento del presidente del Consiglio, è la voce di Paolo Bonaiuti nel tardo pomeriggio a smentire. Una prima telefonata interlocutoria: “Non ne so niente, verifico e le faccio sapere”, una seconda più netta: “Dopo un controllo rapido, non risultano direttamente spese di nessun genere per il film in questione”. Qualcuno mente. E non si spiega - se davvero avesse pagato direttamente Michelle-Dragomira, il suo fidanzato italiano o un soggetto terzo - perché Rashidov e Borisov avrebbero dovuto coinvolgere un esecutivo straniero con cui la Bulgaria intrattiene ottimi rapporti. Fu Berlusconi a introdurre Borisov alla prima riunione del Consiglio d’Europa lo scorso anno, e sempre lui a consigliare all’ex bodyguard dell’ultimo leader comunista bulgaro e poi del Re, di lavorare sullo statuto del Ppe per consentire alla sua formazione di centrodestra di crescere in vista dell’ingresso al Schengen.
Meno di un mese fa, Borissov era in Italia, a Pescara per una partita di beneficenza. Sbarcati in 46 (a spese questa volta della Unicredit di Sofia) i bulgari si sono trattenuti a cena e all’improvviso - tra militari in alta uniforme e parlamentari italiani e balcanici delle più diverse estrazioni - a tavola è apparsa Michelle Bonev accompagnata da un’altra vecchia conoscenza di B., Dorina Pavlova, vedova del finanziere Iliya Pavlov (ucciso da un sicario nel 2003), ex fotomodella ed erede di un impero sterminato, poi in parte liquidato. La Pavlova, che ama trascorrere l’estate a Porto Rotondo, avrebbe detto che vista la sua forzata assenza, il premier l’aveva pregata di presenziare.
IN QUESTA sciarada senza soluzioni in cui tutti smentiscono tutti, forse è utile tornare a Rashidov e alle sue parole alla BTV: “Ho avuto un invito personale da Bondi. Il Ministero della Cultura Bulgaro ha comunicato esclusivamente con il Ministero della Cultura Italiano e con nessun’altro. Da Roma mi chiesero se a Venezia era possibile avere gli attori di GoodBye Mama. ‘Siamo in crisi’, risposi, ‘posso portare al massimo un’attrice e un operatore. La trasferta veneziana è un’operazione costosissima e non posso prendere soldi dal contribuente bulgaro per un aereo enorme, affittato per trasportare 30 persone a Venezia’. In loco ho avuto incontri ufficiali con Mara Carfagna e il vice-ministro Galan, che si è scusato per la mancanza di Sandro Bondi. Con loro ho discusso della creazione di un centro culturale bulgaro a Roma e la futura partecipazione di pittori bulgari alla più prestigiosa Biennale d’arte Contemporanea del mondo, quella di Venezia. Non partecipiamo da 20 anni, la quota d’accesso è di 200.000 euro e lo stato bulgaro, non dispone con questi fondi”. Qualcuno racconta il falso e questo, è l’ennesimo brutto film.