Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 27 Sabato calendario

L’amore a credito di Céline per Marie - «Amica mia, non vi fate metter fretta. Odio la fretta. Non esi­stono dettagli in grado di an­noiarmi

L’amore a credito di Céline per Marie - «Amica mia, non vi fate metter fretta. Odio la fretta. Non esi­stono dettagli in grado di an­noiarmi. La minima virgola mi appassiona. Odio la faciloneria... Il bravo operaio si riconosce a la­voro finito... Non si stanca mai. Io sono instancabile. Ricordatevi sempre: non fatevi mettere fret­ta. Otto giorni in più non incido­no sulle vendite e possono inci­dere sul libro. E il libro viene pri­ma delle vendite». Un anno do­po. «Mio caro Doppio, penso a voi e alla fatica che presto vi inflig­gerò. In campana! Ho dovuto sgobbare per precedere i soviet. E tuttavia mi chiedo se non ce la faranno a sopraffarmi». Ancora un anno. «Mia cara bambina, la forza del libro sta nella sua estre­ma sgradevolezza per tutti quelli cui ho potuto pensare... Ricorda­te? Chi mi ha difeso per Morte a credito ? I sostenitori dell’alta let­teratura? Chi? È stato il più vi­gliacco, ingiusto, dannato hallalì mai visto... e allora... me ne fotto cosmicamente d’essere impar­ziale, scrupoloso... Sono in guer­ra contro tutti. Come tutti furono uniti nel cercare di annientarmi. Sarà un ragionamento meschi­no, ma è solido e ben meditato, non è aria fritta. I siate “superio­ri”... “siate nobili”... “non mi­schiatevi alle bassezze” eccetera sono discorsi da ebrei. Grazie ai quali, sorridendo, prendiamo calci nel culo e crepiamo in sciol­tezza. Noi cerchiamo di darci un contegno. Loro del contegno se ne fregano sono re del mondo. Voglio schiacciarli nella loro stes­sa meschinità. Questo libro è al­l’insegna dell’amarezza. Non è fatto per piacere a nessuno». Chi scrive, lo si sarà capito, è Louis-Ferdinand Destouches, in arte Céline. Inconfondibile lo sti­le, altrettanto il contenuto: la let­teratura come altissimo artigia­nato, la consapevolezza della propria unicità nel panorama culturale del suo tempo, la lin­gua come eccesso verbale, l’anti­semitismo su cui fondare una ve­ra e propria estetica, un senso di disperazione e di disastro incom­bente. Ma chi è l’«amica», la «bambina», addirittura il suo «Doppio»? Si chiama Marie Ca­navaggia, ha 40 anni, è figlia di un magi­strato, fa la tra­duttrice per diletto, ama i classici, è di origine còrsa. Ha una sorella pittrice,Jeanne,un’al­tra astrofisica, Renée, con cui di­vide casa a Parigi. «Le sorelle Brontè» le ribattezzerà Céline, ma parlando di loro userà sem­pre un tono rispettoso ( per quan­to rispettoso egli potesse esse­re...). Dal 1936 Marie è la sua se­gretaria tuttofare: ne rivede i te­sti, corregge le bozze, procura e colleziona i ritagli stampa,s’inca­rica della corrispondenza pubbli­ca, svolge trattative editoriali in suo nome, si procura persino del­le cartelle dove archiviare via via manoscritti e successive stesure. Non c’è un contratto fra loro, e neppure un rapporto, come dire, gerarchico o sentimentale (an­che se Marie di Ferdinand è innamorata, come potrebbe es­serlo una romantica donna ingle­se, e specie negli anni duri del­l’esilio Céline si troverà a dover fronteggiare qualche scena di ge­losia epistolare...). A ogni libro il sodalizio si riforma automa­ticamente, e ogni volta Marie si cala nell’uni­verso artistico del­l’a­ltro come un pa­lombaro va in fon­do al mare. Ripe­sca le frasi, ne chiede conferma, suggerisce modifi­che, controlla la punteggiatura, la sin­tassi, la grammatica. Ne­gli abissi del linguaggio che lo scrittore naviga a suo piaci­mento, sforzando, distorcendo, inventando, Marie si muove a proprio agio, mai in maniera ot­tusa o codina, sempre nel nome di quella musicalità che Céline in­segue e per la quale stravolge e ri­modella le frasi. Un sodalizio per­f­etto, che dagli anni Trenta dure­rà sino alla morte dell’autore del Voyage , passando per quelli tre­mendi dell’esilio danese e della prigionia, durante i quali Marie sarà amica e consolatrice, garante e depositaria della sua opera.L’uni­ca di cui lo scrittore, nel fluviale episto­lario che terrà con vecchi amici e nuove conoscen­ze ( quasi) mai si la­menterà, (quasi) sempre si fiderà e elogerà. Un record. Oltre 500 lettere per un quarto di secolo di corrispon­denza di cui or­a Archinto presen­ta una selezione che raggiunge il centinaio ( Lettere a Maria Cana­vaggia. Lettere scelte 1936-1960 , a cura di Jean-Paul Louis, traduzio­ne e postfazione di Elio Nasuelli, 170 pagine, 17 euro). *** La stringo al cuore però basta Sono davvero nauseato dal bordello sentimentale Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo alcune lettere di Louis-Ferdinand Céline tratte da Lettere a Marie Canavaggia. Lettere scelte 1936-1960 (Archinto, pagg. 170, euro 17; in libreria il 1˚dicembre). di Louis-Ferdinand Céline Cara amica, non mi immagini in un esilio tipo Coblenza circonda­t­o dal fior fiore degli ingegni e dal­le grazie carnali di nordiche bel­lezze. Purtroppo come al solito la verità è del tutto diversa - clandestino, vergo­gnosamente umiliato, paria e intoccabi­le. D’accordo mi hanno dimostrato una stupefacente indulgenza ma me l’han­no anche fatto discretamente notare... e posso ritenermi abbastanza al sicuro proprio perché sono straordinariamen­­te discreto, silenzioso, solitario e riserva­to. Thorwald è la bontà e l’efficienza in persona ma a condizione di vedermi so­la­mente di sfuggita qualche volta al me­se, non di più. In realtà il mio isolamento è completo. Non vedo nessuno, uomo o donna - non sarebbe proprio il caso. Non sto a nascondermi, ma non mi fac­cio neanche vedere- La maschera di fer­ro faceva più storie di me- questo è quan­to- Tengo in ordine la stanza che stiamo occupando grazie alla benevolenza di una compagna di un tempo. Quando tornerà saremo di nuovo in mezzo alla strada, e questo spesso non mi fa dormi­re la notte, con tutto il resto. Non si im­magini niente di piacevole - è una lotta perpetua e moralmente assai meschi­na, molto triste e tormentosa, e alla fine, data l’età,senza molte speranze di venir­ne più fuori. Sto bruciando le mie risor­se. Se mai tornassi sarei povero, malri­dotto e odiato come è giusto che sia. Ov­viamente non sono l’unico rappresen­tante della categoria. Sono semplice­mente nella norma. E ora che mi tocca di viverci in questa norma la trovo estre­mamente dura- darsi alla bella vita e chi se ne sbatte queste sono soddisfa­zioni! [Copenhagen] giovedì [25 ottobre 1945] Cara Marie ­ La stringo al cuore e finiamo­la qui - Tutto questo bordello sentimentale mi fa venire la nau­sea, di lei, di tutti e di tutte... Dovrei sem­plicemente fottermene per dio! Vorrei vedere lei, nei miei panni e nella mia condizione, se le verrebbe voglia di per­dere anche solo un minuto con queste stupidaggini! Averlo in culo, che bel di­vertimento! E io, cosa mi metto sotto i denti da 5 anni in qua?L’aria?E sì che non ho grandi pretese! e questo clima orribile... e non ripiom­bare in Galera! ah come le farebbero bene due an­ni di galera, le toglie­rebbero tutte que­s­te complicazio­ni, una volta per tutte! Sa­rebbe guari­ta da questa sua smania di sottigliezze e di parole !! E di sviolinate! Spazzi via tutto questo ciarpame! Cosa vuole che glie­n­e freghi a un galeot­to della sua chitarra! Io le voglio bene ma lasciamo perdere questo dannato cica­lare attorno al culo! al cuore! a tutto quel che le pare! Cerchi di essere semplice e seria - Non ha mai neppure lontana­men­te percepito l’orrore della condizio­ne in cui ci dibattiamo! Non ha immagi­nazione. Quando sarò tornato (se mai tornerò ) tra i liberi , allora potrà parlarmi di queste faccende Raciniane... Stronza­te allo stato puro... Sarò tornato stronzo come tutti quelli che vivono in libertà -Ma per il momento queste cose mi fan­no orrore -Ah il contatto! mica contatto! merda! affanculo tutte queste cazzate! Vuole aiutarmi o no- ? E allora faccia la smorfio­sa con Mik- che mi tiene appeso a un filo (sottilissimo) sull’abisso... Benissimo il Beaujolais ! Sarà contento per qualche giorno - [...] Conta solo il fatto che bisogna ringra­ziarlo con calore ( e molto) dei suoi inviti e poi fare in modo di non andarci pro­prio ... Sotto altri cieli faremo la psicologia della morale e del sentimento... Certo che Villefosse mi ha proprio la­sciato nella merda. - Alla fine si è fatto dare da Mik 500 corone di cui io adesso gli sono debitore ( e intanto Mik è furioso -)Eppure lui l’aveva nobilmente invita­to - Poco c’è mancato che ci fossi preso dentro anch’io ! Ecco in che situazione siamo­in balia delle ubbie di un mezzo pazzo! E mille altre storie anche peggiori del­lo stesso tenore che noi dobbiamo la­sciar correre, minimizzare, tamponare ogni sera,ogni settimana!Ah,i rospi Ma­rie? Lei non sa neppure come siano fatti. Sono dei boa quelli che noi dobbiamo ingoiare, 4 al giorno, con un sorriso e mil­le ringraziamenti! La gelosia? Cazzo! Se vengo fuori da questo inferno voglio vi­vere in un’orgia perenne! Le va proprio storta povera Marie col suo Racinismo! Questioni editoriali. Non ci si cava un ragno dal buco! Chiaro come il sole! Tut­ti cacasotto e impostori! Svezia, Svizzera o Parigi! Stessa storia! Non si faccia catti­vo sangue per questo... Anche Paulhan ci mena per il naso a gratis! Che pagliac­ci! Tutti quanti! Io ci posso crepare di fa­me 20 volte con i miei libri! Tutti per Mil­ler Sartre e Vercors e Aragon! e Triolet! Mik ha vagamente sollecitato un «man­dato plenario» per i miei beni, in modo da inviare l’ufficiale giudiziario dalla Voi­lier. Ma il Consolato ha storto il naso... E subito Mik ha trovato mille buone ragio­ni per non combinare più un cazzo... Sempre la solita desolante solfa... Mi tiro indietro per non essere bacchetta­to... un’altra volta...! No! per piacere! no! Ho strapazzato pure Deshayes gli ho da­to dell’agente prov­ocatore per la sua ma­nia di voler scrivere un libro sul mio caso - È soprattutto sul suo di caso che vuole scrivere, il caso di farsi conoscere. Del mio, di caso, se ne fotte! Il mondo è pieno di gente pronta a sal­tare sul patibolo del sottoscritto, sulla mia ghigliottina, per farsi notare, men­tre a me taglieranno la testa- Non è il suo caso- È almeno un merito che le ricono­sco ­ Un abbraccio [Klarskovgaard]4 [ottobre 1948]