Stenio Solinas, il Giornale 27/11/2010, pagina 36, 27 novembre 2010
L’amore a credito di Céline per Marie - «Amica mia, non vi fate metter fretta. Odio la fretta. Non esistono dettagli in grado di annoiarmi
L’amore a credito di Céline per Marie - «Amica mia, non vi fate metter fretta. Odio la fretta. Non esistono dettagli in grado di annoiarmi. La minima virgola mi appassiona. Odio la faciloneria... Il bravo operaio si riconosce a lavoro finito... Non si stanca mai. Io sono instancabile. Ricordatevi sempre: non fatevi mettere fretta. Otto giorni in più non incidono sulle vendite e possono incidere sul libro. E il libro viene prima delle vendite». Un anno dopo. «Mio caro Doppio, penso a voi e alla fatica che presto vi infliggerò. In campana! Ho dovuto sgobbare per precedere i soviet. E tuttavia mi chiedo se non ce la faranno a sopraffarmi». Ancora un anno. «Mia cara bambina, la forza del libro sta nella sua estrema sgradevolezza per tutti quelli cui ho potuto pensare... Ricordate? Chi mi ha difeso per Morte a credito ? I sostenitori dell’alta letteratura? Chi? È stato il più vigliacco, ingiusto, dannato hallalì mai visto... e allora... me ne fotto cosmicamente d’essere imparziale, scrupoloso... Sono in guerra contro tutti. Come tutti furono uniti nel cercare di annientarmi. Sarà un ragionamento meschino, ma è solido e ben meditato, non è aria fritta. I siate “superiori”... “siate nobili”... “non mischiatevi alle bassezze” eccetera sono discorsi da ebrei. Grazie ai quali, sorridendo, prendiamo calci nel culo e crepiamo in scioltezza. Noi cerchiamo di darci un contegno. Loro del contegno se ne fregano sono re del mondo. Voglio schiacciarli nella loro stessa meschinità. Questo libro è all’insegna dell’amarezza. Non è fatto per piacere a nessuno». Chi scrive, lo si sarà capito, è Louis-Ferdinand Destouches, in arte Céline. Inconfondibile lo stile, altrettanto il contenuto: la letteratura come altissimo artigianato, la consapevolezza della propria unicità nel panorama culturale del suo tempo, la lingua come eccesso verbale, l’antisemitismo su cui fondare una vera e propria estetica, un senso di disperazione e di disastro incombente. Ma chi è l’«amica», la «bambina», addirittura il suo «Doppio»? Si chiama Marie Canavaggia, ha 40 anni, è figlia di un magistrato, fa la traduttrice per diletto, ama i classici, è di origine còrsa. Ha una sorella pittrice,Jeanne,un’altra astrofisica, Renée, con cui divide casa a Parigi. «Le sorelle Brontè» le ribattezzerà Céline, ma parlando di loro userà sempre un tono rispettoso ( per quanto rispettoso egli potesse essere...). Dal 1936 Marie è la sua segretaria tuttofare: ne rivede i testi, corregge le bozze, procura e colleziona i ritagli stampa,s’incarica della corrispondenza pubblica, svolge trattative editoriali in suo nome, si procura persino delle cartelle dove archiviare via via manoscritti e successive stesure. Non c’è un contratto fra loro, e neppure un rapporto, come dire, gerarchico o sentimentale (anche se Marie di Ferdinand è innamorata, come potrebbe esserlo una romantica donna inglese, e specie negli anni duri dell’esilio Céline si troverà a dover fronteggiare qualche scena di gelosia epistolare...). A ogni libro il sodalizio si riforma automaticamente, e ogni volta Marie si cala nell’universo artistico dell’altro come un palombaro va in fondo al mare. Ripesca le frasi, ne chiede conferma, suggerisce modifiche, controlla la punteggiatura, la sintassi, la grammatica. Negli abissi del linguaggio che lo scrittore naviga a suo piacimento, sforzando, distorcendo, inventando, Marie si muove a proprio agio, mai in maniera ottusa o codina, sempre nel nome di quella musicalità che Céline insegue e per la quale stravolge e rimodella le frasi. Un sodalizio perfetto, che dagli anni Trenta durerà sino alla morte dell’autore del Voyage , passando per quelli tremendi dell’esilio danese e della prigionia, durante i quali Marie sarà amica e consolatrice, garante e depositaria della sua opera.L’unica di cui lo scrittore, nel fluviale epistolario che terrà con vecchi amici e nuove conoscenze ( quasi) mai si lamenterà, (quasi) sempre si fiderà e elogerà. Un record. Oltre 500 lettere per un quarto di secolo di corrispondenza di cui ora Archinto presenta una selezione che raggiunge il centinaio ( Lettere a Maria Canavaggia. Lettere scelte 1936-1960 , a cura di Jean-Paul Louis, traduzione e postfazione di Elio Nasuelli, 170 pagine, 17 euro). *** La stringo al cuore però basta Sono davvero nauseato dal bordello sentimentale Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo alcune lettere di Louis-Ferdinand Céline tratte da Lettere a Marie Canavaggia. Lettere scelte 1936-1960 (Archinto, pagg. 170, euro 17; in libreria il 1˚dicembre). di Louis-Ferdinand Céline Cara amica, non mi immagini in un esilio tipo Coblenza circondato dal fior fiore degli ingegni e dalle grazie carnali di nordiche bellezze. Purtroppo come al solito la verità è del tutto diversa - clandestino, vergognosamente umiliato, paria e intoccabile. D’accordo mi hanno dimostrato una stupefacente indulgenza ma me l’hanno anche fatto discretamente notare... e posso ritenermi abbastanza al sicuro proprio perché sono straordinariamente discreto, silenzioso, solitario e riservato. Thorwald è la bontà e l’efficienza in persona ma a condizione di vedermi solamente di sfuggita qualche volta al mese, non di più. In realtà il mio isolamento è completo. Non vedo nessuno, uomo o donna - non sarebbe proprio il caso. Non sto a nascondermi, ma non mi faccio neanche vedere- La maschera di ferro faceva più storie di me- questo è quanto- Tengo in ordine la stanza che stiamo occupando grazie alla benevolenza di una compagna di un tempo. Quando tornerà saremo di nuovo in mezzo alla strada, e questo spesso non mi fa dormire la notte, con tutto il resto. Non si immagini niente di piacevole - è una lotta perpetua e moralmente assai meschina, molto triste e tormentosa, e alla fine, data l’età,senza molte speranze di venirne più fuori. Sto bruciando le mie risorse. Se mai tornassi sarei povero, malridotto e odiato come è giusto che sia. Ovviamente non sono l’unico rappresentante della categoria. Sono semplicemente nella norma. E ora che mi tocca di viverci in questa norma la trovo estremamente dura- darsi alla bella vita e chi se ne sbatte queste sono soddisfazioni! [Copenhagen] giovedì [25 ottobre 1945] Cara Marie La stringo al cuore e finiamola qui - Tutto questo bordello sentimentale mi fa venire la nausea, di lei, di tutti e di tutte... Dovrei semplicemente fottermene per dio! Vorrei vedere lei, nei miei panni e nella mia condizione, se le verrebbe voglia di perdere anche solo un minuto con queste stupidaggini! Averlo in culo, che bel divertimento! E io, cosa mi metto sotto i denti da 5 anni in qua?L’aria?E sì che non ho grandi pretese! e questo clima orribile... e non ripiombare in Galera! ah come le farebbero bene due anni di galera, le toglierebbero tutte queste complicazioni, una volta per tutte! Sarebbe guarita da questa sua smania di sottigliezze e di parole !! E di sviolinate! Spazzi via tutto questo ciarpame! Cosa vuole che gliene freghi a un galeotto della sua chitarra! Io le voglio bene ma lasciamo perdere questo dannato cicalare attorno al culo! al cuore! a tutto quel che le pare! Cerchi di essere semplice e seria - Non ha mai neppure lontanamente percepito l’orrore della condizione in cui ci dibattiamo! Non ha immaginazione. Quando sarò tornato (se mai tornerò ) tra i liberi , allora potrà parlarmi di queste faccende Raciniane... Stronzate allo stato puro... Sarò tornato stronzo come tutti quelli che vivono in libertà -Ma per il momento queste cose mi fanno orrore -Ah il contatto! mica contatto! merda! affanculo tutte queste cazzate! Vuole aiutarmi o no- ? E allora faccia la smorfiosa con Mik- che mi tiene appeso a un filo (sottilissimo) sull’abisso... Benissimo il Beaujolais ! Sarà contento per qualche giorno - [...] Conta solo il fatto che bisogna ringraziarlo con calore ( e molto) dei suoi inviti e poi fare in modo di non andarci proprio ... Sotto altri cieli faremo la psicologia della morale e del sentimento... Certo che Villefosse mi ha proprio lasciato nella merda. - Alla fine si è fatto dare da Mik 500 corone di cui io adesso gli sono debitore ( e intanto Mik è furioso -)Eppure lui l’aveva nobilmente invitato - Poco c’è mancato che ci fossi preso dentro anch’io ! Ecco in che situazione siamoin balia delle ubbie di un mezzo pazzo! E mille altre storie anche peggiori dello stesso tenore che noi dobbiamo lasciar correre, minimizzare, tamponare ogni sera,ogni settimana!Ah,i rospi Marie? Lei non sa neppure come siano fatti. Sono dei boa quelli che noi dobbiamo ingoiare, 4 al giorno, con un sorriso e mille ringraziamenti! La gelosia? Cazzo! Se vengo fuori da questo inferno voglio vivere in un’orgia perenne! Le va proprio storta povera Marie col suo Racinismo! Questioni editoriali. Non ci si cava un ragno dal buco! Chiaro come il sole! Tutti cacasotto e impostori! Svezia, Svizzera o Parigi! Stessa storia! Non si faccia cattivo sangue per questo... Anche Paulhan ci mena per il naso a gratis! Che pagliacci! Tutti quanti! Io ci posso crepare di fame 20 volte con i miei libri! Tutti per Miller Sartre e Vercors e Aragon! e Triolet! Mik ha vagamente sollecitato un «mandato plenario» per i miei beni, in modo da inviare l’ufficiale giudiziario dalla Voilier. Ma il Consolato ha storto il naso... E subito Mik ha trovato mille buone ragioni per non combinare più un cazzo... Sempre la solita desolante solfa... Mi tiro indietro per non essere bacchettato... un’altra volta...! No! per piacere! no! Ho strapazzato pure Deshayes gli ho dato dell’agente provocatore per la sua mania di voler scrivere un libro sul mio caso - È soprattutto sul suo di caso che vuole scrivere, il caso di farsi conoscere. Del mio, di caso, se ne fotte! Il mondo è pieno di gente pronta a saltare sul patibolo del sottoscritto, sulla mia ghigliottina, per farsi notare, mentre a me taglieranno la testa- Non è il suo caso- È almeno un merito che le riconosco Un abbraccio [Klarskovgaard]4 [ottobre 1948]